20 giugno, 2024
HIKIKOMORI, LA GENERAZIONE DEI RAGAZZI IN RITIRO SOCIALE VOLONTARIO
Secondo l’ultimo rapporto Unicef, 1 fanciullo su 7, in età compresa tra i 10 e i 19 anni, prevalentemente di sesso maschile, sarebbe affetto da un disagio psicologico diagnosticato. In Europa sono 9 milioni gli adolescenti con problemi di salute mentale, mentre in Italia si stima che il 60% della popolazione conviva con un disturbo psicologico e, nel 75% dei casi, è rappresentato da minorenni.
Tra i disturbi più frequenti possiamo annoverare il disturbo del sonno, il disturbo dell’alimentazione, il disturbo di ansia, gli attacchi di panico, disagi riconducibili allo spettro spettro autistico (che colpirebbe 1 su 77 ragazzi secondo l’Istituto superiore di Sanità), disturbi dell’apprendimento, Adhd (deficit d’attenzione). Certamente, la pandemia causata dal Covid ha determinato un forte peggioramento di questa situazione. Possiamo, ormai, parlare di una vera e propria emergenza sociale: nel nostro Paese, sarebbero circa 2 milioni i bambini e i ragazzi che presentano disagi o disturbi psicologici o psichiatrici ed è probabile si tratti di una stima forse non completamente rispondente alla realtà, potendosi presumere un sommerso di rilevante incidenza.
Nel quadro descritto, in Italia da qualche anno è comparso il fenomeno, progressivamente in aumento, degli Hikikomori.
Il termine fu coniato in Giappone dallo psichiatra Saito Tamaki, e deriva dalla parola hiku (tirare) e komoru (ritirarsi), letteralmente stare in disparte, isolarsi.
Gli hikikomori sono persone, per lo più adolescenti o pre-adolescenti, che decidono di allontanarsi dalla vita sociale, scegliendo di restare chiusi in casa o, in molti casi, addirittura in camera, recidendo, più o meno drasticamente, il contatto con il mondo esterno.
In Giappone, vi sarebbero 1,5 milione di persone in ritiro sociale volontario, mentre in Italia, in cui il fenomeno è esploso più tardi, si stima vi siano circa 100 mila casi.
Uno dei massimi esperti del fenomeno Hikikomori nel nostro Paese è il Dott. Marco Crepaldi, psicologo sociale nonché fondatore dell’Hikikomori Italia- Associazione Nazionale Ritiro Sociale Volontario. Secondo il professionista, gli hikikomori si contraddistinguono, nella maggioranza dei casi, per la loro viva intelligenza, una spiccata sensibilità ed una pregressa difficoltà nell’ambito delle relazioni sociali. Tali caratteristiche comportano una fatica nel riuscire a fronteggiare gli inevitabili ostacoli o sofferenze che la vita gli presenta. Uno dei primi segnali che prelude al possibile ritiro sociale è il vivere con angoscia l’ambiente scolastico che, per sua natura, porta con sé la necessità di rapportarsi con i pari, con i docenti e superare le eventuali frustrazioni che possono scaturire dalle valutazioni. Inoltre, a causa della fragilità emotiva, sovente gli hikikomori sono stati vittime di bullismo ed emarginazione, vissuto che si ripercuote in modo negativo sulla serenità psicologica e, conseguentemente, sul desiderio di recarsi in classe.
Secondo i dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022, in Italia, il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze di 11 anni hanno subito atti di bullismo, mentre la percentuale sale al 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine nella fascia di età 13 anni. Secondo le recenti valutazioni del Ministero della Sanità, il bullismo predispone all’insorgenza, soprattutto nel periodo adolescenziale, di disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente, nonché espone ad un significativo aumento del rischio di problematiche inerenti le relazioni sociali.
Questa moltitudine di giovani, spesso con spiccate capacità cognitive, dalla marcata sensibilità ed, a volte, con fragilità emotive, è diversificata ma tra i ragazzi/e in ritiro volontario vi sono alcuni tratti ricorrenti e contesti di rischio specifici, quali: essere stati vittime di bullismo; aver sviluppato un tratto ansioso-depressivo; essere stati mal sostenuti nelle fasi iniziali del ritiro; non aver ricevuto un adeguato supporto in ambito scolastico.
Gli hikikomori, secondo il Dott. Crepaldi, maturano via via una crescente e silente visione negativa del mondo e della società, si sentono, spesso a ragione, non accolti nella loro sofferenza da parte della scuola, che, unitamente alla famiglia, esercita pressioni di realizzazione e conseguimento di obiettivi standardizzati.
Tale situazione provoca nel soggetto forte ansia, una demotivazione sempre più profonda sino alla determinazione di porsi in ritiro dalla vita sociale.
E’ importante evidenziare che l’utilizzo o la dipendenza da internet tipica degli Hikikomori non sia la causa del ritiro stesso ma piuttosto una conseguenza ed un estremo tentativo dei ragazzi di restare in qualche maniera connessi al mondo ed alla vita.
Al contrario, si ritiene che forzare l’interruzione o ridurre drasticamente l’utilizzo di internet, potrebbe avere conseguenze molto serie sia in termini di conflitto familiare e connesso peggioramento della relazione genitori-figli sia in termini di chiusura del soggetto che può arrivare sino all’apice del barricamento in una stanza cui non ha accesso nessuno.
Vi sono sempre segnali predittori del ritiro sociale che dovrebbero porre in allarme la famiglia e gli insegnanti, come, ad esempio, assistere ad un lento ma progressivo ritiro da attività sportive o artistiche prima amate, malattie psico-somatiche, umore instabile, tendenza ad assentarsi da scuola, maggiore chiusura verso le relazioni con i pari o familiari, diminuzione delle uscite.
L’ Associazione Hikikomori Italia ha l’obiettivo di fornire informazioni e supporto alle famiglie e sensibilizzare le istituzioni, fornendo sostegno psicologico e legale da parte degli esperti anche attraverso i social quali Facebook, Instagram e Youtube. L’associazione, inoltre, attraverso appositi spazi online (Gruppo Facebook) o in presenza, ha costituito gruppi di mutuo aiuto presenti in quasi tutte le Regioni, al fine di fornire sostegno psicologico ai ragazzi in ritiro ed ai loro genitori.
I ragazzi in ritiro sociale volontario non sono malati di mente, sebbene tra di loro, alcuni possano soffrire di un disturbo psicologico; i ragazzi hikikomori non sono adolescenti fannulloni, bambini viziati, creature mollicce nei confronti dei quali tenere un atteggiamento di critica punitiva né il percorso di reinserimento sociale può essere coercitivo, forzoso e pre-determinato nei tempi e nei modi.
Per questo, nell’ambito della istituzione scolastica si rende necessaria una normativa ad hoc che contemperi le loro difficoltà con la normativa sull’obbligo scolastico e sul diritto allo studio.
E’ improcrastinabile che la società e le istituzioni diano una risposta mirata al richiamo silente di questa moltitudine di giovani la quale, ad un certo punto della loro vita, ha scelto di chiudere dentro di sé quel grido di dolore e protesta che nessuno ha voluto o saputo udire.
Avv. Marina Marconato
Pubblicato su Salvis Juribus
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