studiolegalemarinamarconato.it Rss https://www.studiolegalemarinamarconato.it/ Studio legale Avvocato Marina Marconato - Cassazionista, membro della Commissione Famiglia dell'Ordine degli Avvocati di Velletri e dell’AIAF it-it Fri, 4 Oct 2024 17:16:15 +0000 Fri, 10 Oct 2014 00:00:00 +0000 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss Vida Feed 2.0 info@studiolegalemarinamarconato.it (Avvocato Marina Marconato) info@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Marconato) Archivio https://www.studiolegalemarinamarconato.it/vida/foto/sfondo.jpg studiolegalemarinamarconato.it Rss https://www.studiolegalemarinamarconato.it/ VIOLENZA CONTRO I MINORI. IL TRIBUNALE CIVILE DI VITERBO ADOTTA IL CONTATTOZERO: STOP AI CONTATTI CON IL GENITORE ABUSANTE ANCHE SENZA CONDANNA PENALE-SI ALL’AFFIDO SUPERESCLUSIVO ALLA MADRE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/517/violenza-contro-i-minori-il-tribunale-civile-di-viterbo-adotta-il-contattozero-stop-ai-contatti-con-il-genitore-abusante-anche-senza-condanna-penale-si-all-affido-superesclusivo-alla-madre-

Il Tribunale di Viterbo con la sentenza n. 834/24 del 19.8.24, ha disposto l’affidamento esclusivo rafforzato di una minore alla madre, riservandole le decisioni di maggiore interesse, con collocamento presso di lei. Inoltre, il giudice di prime cure ha disposto l’interruzione delle visite e dei contatti anche telefonici tra padre e figlia.

Il collegio ha, altresì, rigettato l’istanza sia di affidamento della fanciulla al servizio sociale sia il monitoraggio da parte dell’ente, avendo valutato integra la capacità genitoriale materna.

La sentenza in esame rappresenta una decisione di pregio  rispetto alla tutela delle vittime di violenza nell’ambito dei procedimenti civili di affidamento dei minori, ove, troppo frequentemente, l’interesse a conservare a tutti i costi la bigenitorialità, la scarsa attitudine a considerare gli abusi ed i suoi effetti sulle vittime, lo scambiare la violenza per conflittualità di coppia, il pregiudizio e gli stereotipi sulle donne che vengono ritenute vendicative, ansiose e poco attendibili e sui bambini, considerati quasi di default poco credibili e manipolabili, comportano l’assunzione di decisioni in cui la volontà dei minori e la protezione della loro incolumità psicofisica passa in secondo piano rispetto alla genitorialità ed agli interessi degli adulti.

Il provvedimento, inoltre, rimanda alla normativa internazionale che, nei procedimenti di affidamento dei figli, intende proteggere e tutelare le vittime anche allorchè ancora non vi sia stata una sentenza penale di condanna a carico di uno dei due genitori.  

Si consideri, peraltro, che la Convenzione di Istanbul, ratificata con La Legge 77/2013 ( e quindi recepita in toto dallo Stato italiano) impone alle parti di adottare misure legislative o altre misure necessarie per garantire che gli episodi di violenza domestica siano presi in considerazione nella determinazione dei diritti di affidamento e di visita in relazione ai minori e che l'esercizio di qualsiasi diritto di visita o di affidamento non pregiudichi i diritti e la sicurezza della vittima o dei suoi figli.

D’altra parte, come sottolinea la Relazione della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUL FEMMINICIDIO, NONCHÉ SU OGNI FORMA DI VIOLENZA DI GENERE

il principio della bigenitorialità debba essere sempre subordinato ALL’INTERESSE SUPERIORE DEL MINORE, DIRITTO QUEST’ULTIMO DI RANGO COSTITUZIONALE, CHE IN OGNI BILANCIAMENTO DI INTERESSI DEVE ESSERE RICONOSCIUTO E TUTELATO QUALE PREMINENTE RISPETTO AGLI ALTRI.

I figli minori, in quanto vittime di violenza, sia diretta sia assistita hanno diritto di veder riconosciuta anche dai Tribunali civili ogni protezione e tutela prevista dalla Costituzione, dalla Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, ratificata con L.176/91, dalla Convenzione di Istanbul.

Le S.U. della Cassazione, con le sentenze 26.1.2004 n. 1338, 1339, 1340,1341 hanno affermato che “sussiste un vero e proprio dovere del giudice italiano ad interpretare la legge interna in modo conforme alla Convenzione europea”

La sentenza 109/17 della Corte Costituzionale rileva che il giudice ha il dovere di evitare violazioni della Convenzione europea e di applicarne le disposizioni.

Il Collegio del Tribunale di Viterbo e la Giudice relatrice che ha diretto il processo hanno saputo individuare e cogliere il vero interesse della bambina coinvolta.

La vicenda trae origine da un giudizio avente ad oggetto la cessazione degli effetti civili del matrimonio durante il quale, in una prima fase, era stato disposto l’affidamento condiviso della bambina ad entrambi i genitori.

Nelle more del processo, tuttavia, la minore, di circa 8 anni, aveva narrato gravi episodi di violenza fisica e sessuale da parte del padre che si verificavano allorquando si trovava presso di lui.

Prima di trovare il coraggio di raccontare gli abusi, la minore aveva tentato di opporsi agli incontri con il genitore, piangendo e cercando di restare con la mamma, la quale, tuttavia, ignara delle violenze, la induceva a frequentarlo.

 L’uomo, fra l’altro, si mostrava oppositivo, lamentava continui ed inesistenti inadempimenti da parte della ex moglie, arrivando anche a negare il consenso per la psicoterapia della figlia che aveva iniziato a manifestare segni di disagio. Si rende noto che la donna aveva rappresentato che la causa della fine del matrimonio e della convivenza era dipesa dalla personalità vessatoria del marito durante la convivenza.

Un giorno, rientrata dal weekend con il padre, la mamma dovette condurre la bambina in Pronto Soccorso, ove venivano evidenziati segni di lesioni che la piccola spiegò con gli abusi subiti.

Successivamente alla denuncia penale, in fase di incidente probatorio, la minore riferiva puntualmente cosa accadesse da anni, riportando gli stessi fatti anche alle assistenti sociali interessate del nucleo familiare per ordine del tribunale civile.    

La Giudice, in puntuale e celere adempimento della normativa a protezione delle vittime di violenza, interrompeva la CTU in corso, disponendo incontri protetti tra padre e figlia. Tuttavia, la minore rifiutava di vederlo persino in videochiamata, manifestando, in tali forzose occasioni, fenomeni di ansia, agitazione, ed encopresi, come anche certificati dal medico pediatra.

Il Servizio Sociale, delegato all’organizzazione degli incontri ed al monitoraggio del nucleo familiare, assumeva un comportamento teso a forzare i contatti, premendo affinchè la minore, nonostante il malessere e le narrazioni di violenza, vedesse comunque il genitore.

Successivamente, la Giudice accoglieva l’istanza della madre, autorizzando la stessa ad individuare un professionista privato esperto in traumi e violenza domestica al fine di effettuare una valutazione psicologica sulla bambina. All’esito della valutazione, la psicologa specializzata accertava che la minore avesse subito dei traumi, evidenziando come fosse indispensabile evitare sia l’esposizione a situazioni vissute dalla minore come stressanti sia ricorrere a forzature rispetto alla volotà della piccola a non incontrare il genitore, anche in vista di un futuro eventuale miglioramento della relazione.

Sempre su istanza della madre, la Giudice autorizzava la donna ad individuare una psicoterapeuta in regime privato ed esperta in materia, la quale, confermava che la bambina aveva narrato ogni episodio abusante e che, al di là della colpevolezza del padre, fosse necessario preservarla dai contatti con lui onde garantire il suo benessere psico-fisico.

Il Tribunale civile di Viterbo, nelle more del processo penale ancora in corso, ma in ottemperanza alle norme nazionali ed internazionali in subiecta materia, riconosceva preminente, secondo il principio cardine del best interest of child, l’interesse della fanciulla rispetto a quello della bi-genitorialità, e compiva una valutazione motivata nella decisione secondo cui:

-le narrazioni della minore, precise e reiterate negli anni, rendevano poco credibile il fatto che  non fossero genuine

-le manifestazioni fisiche e psicologiche accertate dal medico pediatra e dalle relazioni delle psicologhe in vista dei possibili contatti con il padre rafforzavano il quadro

-il comportamento materno secondo cui la donna non aveva omesso di dare informazioni all’ex marito sullo stato della figlia e la prudenza manifestata nella raccolta delle prove e nella denuncia escludevano una pervicace modalità accusatoria verso il padre

   Il Tribunale così disponeva

Alla luce di tali elementi, prescindendo da valutazioni di competenza penalistica, che richiedono il completamento dell’istruttoria, si ritiene al momento altamente pregiudizievole qualsiasi forma di frequentazione del padre da parte di…In particolare appare necessario dare prevalenza alla ricostituzione del benessere psicofisico della minore attraverso la prosecuzione del sostegno terapeutico, consentendole di acquisire quella serenità che le potrà consentire di valutare tempi e modi della ripresa dei rapporti con il padre…omississ.. la minore continua a presentare disagi fisici anche nell’attesa della telefonata con il padre, vivendola come una forzatura. Pertanto, si ritiene di sospendere anche le telefonate e videochiamate fra padre e figlia, salvo che non sia la minore stessa a richiederle o a mostrarsi disponibile.

Si ritiene al momento anche di sospendere il monitoraggio del Servizio Sociale, al fine di escludere ogni forma o sensazione di vittimizzazione della minore, la cui vita è ormai da tempo purtroppo scandita da interrogatori, incontri con esperti, colloqui con professionisti, con pregiudizio per la serenità, tranquillità ed ilarità che devono invece caratterizzare e accompagnare la sua età.

Invero al riguardo assumono particolare valore le previsioni contenute nella Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20.11.89 ratificata in Italia con la L. 27.5.91, n. 176. L’art. 2 prevede espressamente la prevalenza dell’interesse del superiore del minore nell’adozione delle diverse decisioni  mentre il successivo art. 9 consente l’allontanamento e la sospensione dei rapporti con uno dei genitori qualora essi siano contrari all’interesse del minore stesso. Infine, l’art. 12 dispone l’obbligo per gli Stati di garantire al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa e che le opinioni del fanciullo debbano essere debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità….omissis… a tal fine dovrà attribuirsi significativo rilievo al rifiuto espresso e manifestato in forma decisa dalla minore di non avere rapporti con il padre. Discende inoltre risultando la capacità genitoriale del ricorrente al momento non idonea che dovrà essere disposto l’affidamento esclusivo rafforzato della minore alla madre alla quale dovranno essere riservate le decisioni di maggiore interesse ai sensi dell’art. 337 quater comma 3 cc. Invero al riguardo è priva di pregio al richiesta di affidamento al Servizio Sociale risultando intatta ed adeguata la capacità genitoriale della madre…omissis… peraltro, ritenuto l’aumento di vita delle esigenze della minore dovute al crescere dell’età nonché all’assenza di frequentazione paterna, disporre l’aumento dell’assegno di mantenimento in favore della bambina a carico del padre

I progressi nelle neuroscienze, nella psicologia dello sviluppo, la sociologia hanno modificato le nostre conoscenze sulla salute e la malattia nel corso della vita.

Le esperienze avverse precoci nella vita (Adverse childhood events – ACEs), come i traumi, gli abusi, i  maltrattamenti possono lasciare un segno indelebile addirittura sull’assetto genetico con ripercussioni sulla salute dell’individuo nel lungo termine, alterando le strutture cerebrali e la risposta allo stress.

Centrale in tali situazioni è la presenza di un adulto accudente che aiuti il bambino a superare l’evento stressante, garantendo un effetto tampone che facilita il ritorno della risposta allo stress ai valori di base. L’attaccamento sicuro ad una madre agisce come un sistema protettivo contro lo stress per eventi nuovi, stressanti, paurosi.

La Direttiva UE del 2024 richiede una puntuale valutazione del rischio e la priorità nelle decisioni alla tempestiva tutela delle vittime e dei loro figli, l’attenzione alla sicurezza dei minori nei procedimenti civili. Il Considerando 70 riguarda il PRIORITARIO INTERESSE DEL MINORE RISPETTO AL DIRITTO DI VISITA DEL PADRE VIOLENTO

La Corte di cassazione, pen. Sez.VI, 12.3.2024, n.17656, Cass. pen. Sez. VI 22.4.22, n. 19847, Cass. pen. Sez. VI 6.6.22 n. 27171, hanno ben delineato la differenza sostanziale tra conflittualità e violenza. 

Nei casi in cui, nel corso dei procedimenti civili aventi ad oggetto l’affidamento ed il collocamento di un minore  nonchè la frequentazione con il genitore, emergesse, dai documenti o dalle narrazioni delle vittime (che devono essere ritenute, nei casi di violenza di genere o domestica, alla stregua di testimoni di sé stesse), un comportamento maltrattante  deve essere applicata la normativa a loro tutela, anche in assenza di sentenze penali di condanna.

Come ricorda la Risoluzione del Parlamento europeo del 6 ottobre 2021, nella maggior parte dei casi, i tribunali civili e per i minorenni non danno il giusto peso ai contesti di violenza, nonostante le denunce, i referti, le misure cautelari emesse in sede penale, declassandola a mera situazione di conflitto.

Il tribunale di Viterbo, richiamandosi ai principi ed alle norme giuridiche vigenti, ha applicato quel che la scrivente ha denominato  codice CONTATTOZERO al fine di proteggere la salute, la serenità, il recupero della bambina, operando inoltre la corretta distinzione tra genitore capace e sano e genitore pregiudizievole, consentendo al primo di svolgere il suo ruolo e la sua funzione, bloccando l’altro nel perpetrare le azioni nocive.

Avv. Marina Marconato

Tribunale di Viterbo sentenza 837-2024

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(da Violenza, così le imprese possono sostenere un “futuro sicuro” per donne e madri - ilSole24ORE

ll nome è già il programma: Futuro Sicuro. Si chiama così il progetto firmato dal Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma, presieduto dall’imprenditrice Simona Petrozzi, con un obiettivo limpido: sostenere le donne e le madri, con strumenti concreti, perché la cultura del rispetto entri nel Dna di ogni azienda e perché le organizzazioni siano protagoniste attive nella prevenzione e nel contrasto alla violenza, a garanzia di un avvenire sereno anche per i figli. In definitiva, per la società intera.

Lanciato lo scorso ottobre, Futuro Sicuro è entrato nel vivo con un doppio appuntamento: l’avvio a giugno di un primo corso di alta formazione e la presentazione dell’iniziativa in Senato il 1° luglio, nel corso del convegno «L’intersezione tra la fragilità della famiglia e la responsabilità dell’azienda, a sostegno di donne e minori» promosso dalla senatrice Paola Binetti, in collaborazione con la commissione straordinaria per i Diritti umani di Palazzo Madama, che ha visto susseguirsi due tavole rotonde, annodando i fili di una stessa storia: i danni della violenza domestica per donne e minori, con l’importanza di una formazione adeguata per tutti gli operatori, e la situazione femminile nei contesti aziendali ed economici. Perché le dimensioni non sono separate: recuperare la visione d’insieme delle donne nella società è fondamentale non solo per aggredire le disuguaglianze e le ingiustizie, ma soprattutto per valorizzare e incoraggiare un’idea piena e contemporanea di femminilità, che non costringa le donne a rinunce mai chieste agli uomini.

Liberare la strada alle donne: le imprese possono fare molto

Il punto di partenza è chiaro: il sistema attuale fa acqua da tutte le parti. Non riesce a tutelare le donne dal rischio violenza domestica e istituzionale, non vede la via crucis che frequentemente tocca alle madri – sempre più povere, sempre più precarie – nei tribunali civili, accetta il perpetuarsi di vessazioni che mortificano il potenziale femminile, anche sui luoghi di lavoro. «Vogliamo promuovere una cultura d’impresa per dare maggiore consapevolezza alle donne rispetto al loro potere, anche in ambito professionale e autonomo di lavoratrici», spiega Petrozzi. «Le imprese, eroine del nostro tempo, possono giocare un ruolo di primo piano».

Una spinta in questa direzione è arrivata anche dal rinnovo del contratto collettivo nazionale Confcommercio per i dipendenti di aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi, sottoscritto il 22 marzo scorso, che riconosce l’importanza dei percorsi di protezione delle vittime di violenza e introduce un congedo per le lavoratrici inserite, con il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo massimo di 90 giorni, aggiuntivi rispetto alle previsioni di legge.

Proposte in sette aree, dalla violenza alla cura degli anziani

Futuro Sicuro è, dunque, innanzitutto un carnet di proposte, articolate intorno a sette aree per provare a tenere insieme tutto ciò che oggi ruota intorno alla vita di una donna e che si ripercuote sul suo vissuto quotidiano: donne, minori e violenza; educazione e intelligenza emotiva per il controllo delle emozioni; donne, cura degli anziani e familiari malati; finanziamenti alle imprese per favorire l’etica e la legalità; contributi pubblici a sostegno delle mamme imprenditrici per favorire la conciliazione lavoro-famiglia ed evitare l’abbandono delle attività; agevolazioni delle sostituzioni maternità per le imprese; donne, digitale e contrasto alla violenza online.

Contattozero, basta bigenitorialità a tutti i costi

Ecco, allora, il Codice Contattozero per riconoscere l’inadeguatezza del padre violento contro quella che l’avvocata Marina Marconato definisce «la tendenza alla conservazione dei legami familiari a prescindere dalla qualità e pericolosità degli stessi”: “Dopo l’approvazione della legge 154/2006 sull’affido condiviso, il principio della bigenitorialità viene affermato in maniera acritica nei tribunali e si premia la bigenitorialità a tutti i costi, a prescindere dalle attitudini violente e dalla presenza di procedimenti penali paralleli».

Con la violenza derubricata a conflittualità, le pressioni sulle donne perché facciano cadere le accuse penali nei confronti dei violenti, le richieste di incontri in mediazione. “Contro il buon senso”, ha sottolineato all’evento del 1° luglio il procuratore di Tivoli, Francesco Menditto, autore con la giudice Paola Di Nicola Travaglini del volume fresco di stampa “Il nuovo codice rosso” . «Se la violenza non viene adeguatamente riconosciuta da giudici, consulenti tecnici d’ufficio e assistenti sociali e non si realizzano interventi politici mirati all’empowerment delle donne e all’abbattimento delle disparità alla radice del femminicidio – avverte Marconato –  nulla potrà mai cambiare».

Per le imprese alta formazione #Futurosicuro dal 15 ottobre

Parte integrante del progetto promosso da Terziario Donna Confcommercio Roma è il corso di alta formazione Imprese #Futurosicuro, progettato e realizzato da Prometer Srl Confcommercio Roma e rivolto a imprenditori, manager e dirigenti, responsabili delle risorse umane e a tutte le figure che nelle aziende si occupano di benessere e welfare. Le iscrizioni sono aperte fino al 25 settembre. In programma, dal 15 ottobre, ci sono 16 ore di moduli formativi interdipendenti – organizzati in sei moduli settimanali di due-tre ore e in tre giornate full immersion in presenza dal 5 novembre – che puntano a fornire gli strumenti per gestire correttamente gli effetti di violenza di genere e situazioni conflittuali. Un modulo aggiuntivo, di altre tre ore, dal titolo Pro #Futurosicuro, dedicato specificamente a professionisti in campo giuridico, amministrativo, sociale e psicologico che presenterà una testimonianza diretta di un protocollo d’intesa in ambito giudiziario focalizzandosi sul ruolo del pubblico ministero nei procedimenti sulla violenza. I docenti, oltre a Petrozzi e Marconato, sono lo psichiatra Paolo Cianconi, l’avvocata Elisa D’Arrico, la psicologa Eloisa Manfredi e la consulente finanziaria Monica Menichelli. Perché l’educazione economica è anello chiave nella catena dell’autonomia delle donne.

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Wed, 18 Sep 2024 15:50:14 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/516/-violenza-cosi-le-imprese-possono-sostenere-un-futuro-sicuro-per-donne-e-madri sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
HIKIKOMORI, LA GENERAZIONE DEI RAGAZZI IN RITIRO SOCIALE VOLONTARIO https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/515/hikikomori-la-generazione-dei-ragazzi-in-ritiro-sociale-volontario

Secondo l’ultimo rapporto Unicef, 1 fanciullo su 7, in età compresa tra i 10 e i 19 anni, prevalentemente di sesso maschile, sarebbe affetto da un disagio psicologico diagnosticato. In Europa sono 9 milioni gli adolescenti con problemi di salute mentale, mentre in Italia si stima che il 60% della popolazione conviva con un disturbo psicologico e, nel 75% dei casi, è rappresentato da minorenni.

Tra i disturbi più frequenti possiamo annoverare il disturbo del sonno, il disturbo dell’alimentazione, il disturbo di ansia, gli attacchi di panico, disagi riconducibili allo spettro spettro autistico (che colpirebbe 1 su 77 ragazzi secondo l’Istituto superiore di Sanità), disturbi dell’apprendimento, Adhd (deficit d’attenzione). Certamente, la pandemia causata dal Covid ha determinato un forte peggioramento di questa situazione. Possiamo, ormai, parlare di una vera e propria emergenza sociale: nel nostro Paese, sarebbero circa 2 milioni i bambini e i ragazzi che presentano disagi o disturbi psicologici o psichiatrici ed è probabile si tratti di una stima forse non completamente rispondente alla realtà, potendosi presumere un sommerso di rilevante incidenza.

Nel quadro descritto, in Italia da qualche anno è comparso il fenomeno, progressivamente in aumento, degli Hikikomori.

Il termine fu coniato in Giappone dallo psichiatra Saito Tamaki, e deriva dalla parola hiku (tirare) e komoru (ritirarsi), letteralmente stare in disparte, isolarsi.

Gli hikikomori sono persone, per lo più adolescenti o pre-adolescenti, che decidono di allontanarsi dalla vita sociale, scegliendo di restare chiusi in casa o, in molti casi, addirittura in camera, recidendo, più o meno drasticamente, il contatto con il mondo esterno.

In Giappone, vi sarebbero 1,5 milione di persone in ritiro sociale volontario, mentre in Italia, in cui il fenomeno è esploso più tardi, si stima vi siano circa 100 mila casi.

Uno dei massimi esperti del fenomeno Hikikomori nel nostro Paese è il Dott. Marco Crepaldi, psicologo sociale nonché fondatore dell’Hikikomori Italia- Associazione Nazionale Ritiro Sociale Volontario. Secondo il professionista, gli hikikomori si contraddistinguono, nella maggioranza dei casi, per la loro viva intelligenza, una spiccata sensibilità ed una pregressa difficoltà nell’ambito delle relazioni sociali. Tali caratteristiche comportano una fatica nel riuscire a fronteggiare gli inevitabili ostacoli o sofferenze che la vita gli presenta. Uno dei primi segnali che prelude al possibile ritiro sociale è il vivere con angoscia l’ambiente scolastico che, per sua natura, porta con sé la necessità di rapportarsi con i pari, con i docenti e superare le eventuali frustrazioni che possono scaturire dalle valutazioni. Inoltre, a causa della fragilità emotiva, sovente gli hikikomori sono stati vittime di bullismo ed emarginazione, vissuto che si ripercuote in modo negativo sulla serenità psicologica e, conseguentemente, sul desiderio di recarsi in classe.

Secondo i dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022, in Italia, il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze di 11 anni hanno subito atti di bullismo, mentre la percentuale sale al 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine nella fascia di età 13 anni. Secondo le recenti valutazioni del Ministero della Sanità, il bullismo predispone all’insorgenza, soprattutto nel periodo adolescenziale, di disturbi d’ansia e dell’umore, ideazione suicidaria, autolesionismo e disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente, nonché espone ad un significativo aumento del rischio di problematiche inerenti le relazioni sociali.

Questa moltitudine di giovani, spesso con spiccate capacità cognitive, dalla marcata sensibilità ed, a volte, con fragilità emotive, è diversificata ma tra i ragazzi/e in ritiro volontario vi sono alcuni tratti ricorrenti e contesti di rischio specifici, quali: essere stati vittime di bullismo; aver sviluppato un tratto ansioso-depressivo; essere stati mal sostenuti nelle fasi iniziali del ritiro; non aver ricevuto un adeguato supporto in ambito scolastico.

Gli hikikomori, secondo il Dott. Crepaldi, maturano via via una crescente e silente visione negativa del mondo e della società, si sentono, spesso a ragione, non accolti nella loro sofferenza da parte della scuola, che, unitamente alla famiglia, esercita pressioni di realizzazione e conseguimento di obiettivi standardizzati.

Tale situazione provoca nel soggetto forte ansia, una demotivazione sempre più profonda sino alla determinazione di porsi in ritiro dalla vita sociale.

E’ importante evidenziare che l’utilizzo o la dipendenza da internet tipica degli Hikikomori non sia la causa del ritiro stesso ma piuttosto una conseguenza ed un estremo tentativo dei ragazzi di restare in qualche maniera connessi al mondo ed alla vita.

Al contrario, si ritiene che forzare l’interruzione o ridurre drasticamente l’utilizzo di internet, potrebbe avere conseguenze molto serie sia in termini di conflitto familiare e connesso peggioramento della relazione genitori-figli sia in termini di chiusura del soggetto che può arrivare sino all’apice del barricamento in una stanza cui non ha accesso nessuno.

Vi sono sempre segnali predittori del ritiro sociale che dovrebbero porre in allarme la famiglia e gli insegnanti, come, ad esempio, assistere ad un lento ma progressivo ritiro da attività sportive o artistiche prima amate, malattie psico-somatiche, umore instabile, tendenza ad assentarsi da scuola, maggiore chiusura verso le relazioni con i pari o familiari, diminuzione delle uscite.

L’ Associazione Hikikomori Italia ha l’obiettivo di fornire informazioni e supporto alle famiglie e sensibilizzare le istituzioni, fornendo sostegno psicologico e legale da parte degli esperti anche attraverso i social quali Facebook, Instagram e Youtube. L’associazione, inoltre, attraverso appositi spazi online (Gruppo Facebook) o in presenza, ha costituito gruppi di mutuo aiuto presenti in quasi tutte le Regioni, al fine di fornire sostegno psicologico ai ragazzi in ritiro ed ai loro genitori.

I ragazzi in ritiro sociale volontario non sono malati di mente, sebbene tra di loro, alcuni possano soffrire di un disturbo psicologico; i ragazzi hikikomori non sono adolescenti fannulloni, bambini viziati, creature mollicce nei confronti dei quali tenere un atteggiamento di critica punitiva né il percorso di reinserimento sociale può essere coercitivo, forzoso e pre-determinato nei tempi e nei modi.

Per questo, nell’ambito della istituzione scolastica si rende necessaria una normativa ad hoc che contemperi le loro difficoltà con la normativa sull’obbligo scolastico e sul diritto allo studio.

E’ improcrastinabile che la società e le istituzioni diano una risposta mirata al richiamo silente di questa moltitudine di giovani la quale, ad un certo punto della loro vita, ha scelto di chiudere dentro di sé quel grido di dolore e protesta che nessuno ha voluto o saputo udire.

Avv. Marina Marconato
Pubblicato su Salvis Juribus 
 
 

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Thu, 20 Jun 2024 09:27:55 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/515/hikikomori-la-generazione-dei-ragazzi-in-ritiro-sociale-volontario Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
7SUL7 STALKING: TRA SERIE TV E REALTA’: IL MIO INTERVENTO A CUSANO TV https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/514/7sul7-stalking-tra-serie-tv-e-realta-il-mio-intervento-a-cusano-tv
Il mio intervento dal minuto '12, ospite a Cusano TV al programma 7SUL7 per raccontare la storia (in anonimato) di una mia cliente vittima di stalking e violenza domestica insieme alla sua bambina. Entrambe nascoste nell’armadio per sfuggire al loro aguzzino….
 
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Thu, 16 May 2024 17:37:52 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/514/7sul7-stalking-tra-serie-tv-e-realta-il-mio-intervento-a-cusano-tv sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
IL GENITORE NARCISISTA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/513/il-genitore-narcisista-

Il genitore narcisista può apparire molto presente ed interessato, può porsi ( imporsi) al centro della vita dei figli a scuola, nello sport, con i medici, addirittura con i suoi amici.

Il genitore narcisista può invadere i figli sin dal primo vagito oppure, al contrario, può collocarsi a distanza, seduto sul trono della propria superiorità, giudicante, autoritario e strapieno di decantati valori e regole da impartire.

Entrambe le modalità nascondono lo stesso humus: l’incapacità di ascoltare le loro esigenze, l’incapacità di vederli e di difenderli, in una parola: l’incapacità di amarli

Il genitore narcisista è spietato verso l’altro genitore soprattutto se ha capacità empatica. In una lotta estrema, lo combatte pur celandosi dietro la maschera dei consigli o delle critiche costruttive o, troppo frequentemente, erodendo giorno dopo giorno, il suo ruolo nel tentativo di distruggere quella relazione.

Il genitore narcisista non ama suo figlio ma pretende di essere amato, inseguito, cercato e preferito rispetto all’altro.

La sua struttura di personalità lo porta a detestare qualsiasi espressione di libera determinazione ed è profondamente mosso dall’invidia. I bambini sono estremamente ed intimamente confusi poiché percepiscono che, oltre l’apparenza, alberga un volto oscuro.

L’alternanza messa in atto dal genitore narcisista, intriso di presenza-assenza, approvazione- critiche, regole rigide - lassismo educativo, determina una crescente ed inconsapevole ansia che può, a lungo termine, determinare reazioni non equilibrate e disagi profondi.

Il bambino più strutturato o meno esposto al contatto può arrivare a volersi tenere distante, sempre che tale risposta sana gli sia consentita dal sistema istituzionale, il bambino più sensibile o più esposto al contatto può, invece, manifestare problemi connessi alla paura dell’abbandono, all’ attaccamento disfunzionale o percorrere la strada più pericolosa , quella della identificazione.

In questo caso non è infrequente che assuma il comportamento del genitore narcisista, ritenendo, inconsapevolmente, di poter essere degno del suo amore e placare la paura o perché, in qualche parte del suo intimo, lo ha classificato come forte e vincente.

Il genitore narcisista passa sopra la felicità dei figli come un carro armato, se ne arroga il diritto, non si pone il dubbio.

D’altra parte, una delle caratteristiche tipiche del narcisismo è l’incapacità di mettersi in discussione e la scarsa empatia.

Nel caso in cui la coppia vada in crisi, cosa accade?

In linea con le dinamiche descritte, possiamo assistere ad una sostanziale sparizione emotiva, economica e fisica del soggetto che ogni tanto fa la sua comparsa, brandendo sermoni come fossero spade.

In altri più sfortunati e numerosi casi , il genitore narcisista impone la sua guerra.

Mistifica, mente, raggira, manipola allo scopo di conseguire i suoi obiettivi.

Ma quali sono le finalità del genitore narcisista? Apparire, Distruggere, brillare, risparmiare soldi, imporre e vincere.

Le messinscena di cui sono capaci di fronte ai figli, ai giudici, agli operatori sono incredibili.

Ho visto genitori narcisisti chiedere insistentemente psicoterapie a figli che li avevano rifiutati o negarle a figli problematici. Ho visto le loro minacce tese a  portarli in comunità e spesso riuscirci.

Ho visto genitori narcisisti assumere atteggiamenti ai limiti del morboso per sedurli psicologicamente, a volte fisicamente, pur di ottenere il totale controllo ed usarlo contro l’altro genitore.

Ho visto il genitore narcisista negare i disagi dei figli precludendo esami, valutazioni e possibilità di supporto.

Ho visto genitori narcisisti che legavano le mani ed i piedi dei figli con fili invisibili al fine di renderli marionette al loro servizio, uccidendo in loro ogni possibilità di naturale e serena evoluzione

Ed ho visto tanti, troppi professionisti incapaci di leggere e fermare tutto questo.

                                                                                                                             Avv. Marina Marconato

 

 

 

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Wed, 1 May 2024 11:03:17 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/513/il-genitore-narcisista- Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
IL TENORE DI VITA DELLA PROLE DEVE ESSERE GARANTITO: LA SEPARAZIONE DEI GENITORI NON RICADA SUI FIGLI https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/512/il-tenore-di-vita-della-prole-deve-essere-garantito-la-separazione-dei-genitori-non-ricada-sui-figli

L’interessante ordinanza in esame ribadisce diversi principi relativi al mantenimento dei figli, precisando che esso sia un obbligo a due dimensioni: il rapporto tra i genitori, che si esplica nel criterio di proporzionalità dei rispettivi redditi ed il rapporto genitore-figli, che risponde ai parametri finalizzati a garantire le loro esigenze ed il tenore di vita goduto in precedenza.

Il principio è espresso dalla Corte di Cassazione nella ordinanza n. 10354 del 17.4.2024. Secondo l’art. 337 ter, comma 4, c.c., come introdotto dall’art. 55 D.lgs. 154 del 2013 “salvo accordi liberamente sottoscritti dalle parti, ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito; il giudice stabilisce, se necessario, la corresponsione di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità, da determinare considerando

a) le attuali esigenze della prole

b) il tenore di vita goduto in costanza del rapporto dei genitori

c) i redditi di ciascuno dei genitori

d) il tempo trascorso con ciascuno di loro

e) la valenza economica dell’accudimento domestico dei genitori

Anche in punto di determinazione della quota di rimborso delle spese straordinarie, la Suprema Corte stabilisce che esso non debba automaticamente essere ripartito al 50% laddove sia accertato il maggior reddito di un genitore rispetto all’altro.

Nel caso di specie, la madre ed i figli risiedevano da anni all’estero mentre il padre viveva in Italia. Stabilita la giurisdizione italiana sulle statuizioni circa il mantenimento in favore della prole, la Corte di Cassazione precisava che fosse necessario fissarne la quota di spettanza sulla base dei parametri su evidenziati come previsto dall’art. 337 ter comma 4, n. 3 e 4.

Nell’ordinanza, inoltre, viene enunciato il principio secondo cui, ai fini della valutazione delle capacità patrimoniali e reddituali della madre, disoccupata, non debba farsi riferimento alle sue ipotetiche e potenzialità astratte ma, ai fini della determinazione della misura dell’assegno di mantenimento, ci si deve attenere al criterio delle attuali ed effettive condizioni finanziarie dei genitori.

La Suprema Corte, nella interessante pronuncia in esame, enuncia un altro principio: alcun rilievo può avere il fatto che il minore abbia interrotto la coabitazione con entrambi i genitori da anni, sia stato condotto all’estero ed abbia goduto del tenore di vita della famiglia per poco tempo giacché: “ai sensi dell’art. 337 ter comma 4, n. 2, il minore non può subire pregiudizio per il fatto che i genitori abbiano deciso di non vivere più insieme e pertanto deve considerarsi il tenore di vita del bambino avrebbe avuto se i genitori avessero continuato a vivere insieme”.

In ultimo, la Corte di legittimità ha ribadito l’orientamento (v. multis Cass. ordinanza n. 8816/20 e Cass. ordinanza n. 17570/23) secondo cui, a prescindere da apposita domanda e statuizione sul punto, l’obbligo di corrispondere l’assegno nella misura stabilita, retroagisce al momento della domanda, secondo quanto avviene in ogni caso di processo in che abbia ad oggetto un diritto di credito.

A cura dell’Avv. Marina Marconato

Pubblicato su AIAF LAZIO il 22.04.2024

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Mon, 22 Apr 2024 10:57:27 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/512/il-tenore-di-vita-della-prole-deve-essere-garantito-la-separazione-dei-genitori-non-ricada-sui-figli sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Teramo, storia di una strage sfiorata: madre e figlia nell’armadio per sfuggire al padre violento https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/511/teramo-storia-di-una-strage-sfiorata-madre-e-figlia-nell-armadio-per-sfuggire-al-padre-violento

(DIRE.IT) ROMA – Poteva essere una strage quanto accaduto in un paesino nella provincia di Teramo il 22 gennaio scorso. I Carabinieri hanno trovato chiuse nell’armadio della camera da letto e “terrorizzate” la piccola Celeste di 4 anni e sua mamma Maria (nomi di fantasia). La storia è da copione: un uomo rinviato a giudizio per maltrattamenti, per giunta con un ricovero in clinica psichiatrica alle spalle, la Ctu (consulenza tecnica d’ufficio) che ignora la violenza e parla di bigenitorialità e una mamma che implora i servizi sociali di aiutarla e darle ascolto perché lei e sua figlia sono in pericolo, ma non viene creduta.

L’AGGRESSIONE IN CASA

Per tutti gli esperti in campo è lei a non essere collaborativa fino a quando il 22 gennaio l’ex di Maria piomba in casa “sfondando la porta”. Mamma e figlia si nascondono. “Lui mette le mani al collo alla suocera, la insegue per le scale, fugge via”. Arrivano i carabinieri e scatta il codice rosso. Oggi l’uomo ha un divieto di avvicinamento a lei, alla bimba e alla madre di lei. Poteva essere un altro caso Barakat. È l’avvocata Marina Marconato, legale della mamma, a raccontare alla Dire quell’orrenda giornata e tutto il calvario giudiziario della donna.

LE TAPPE DELLA VICENDA

“La signora ha denunciato l’ex compagno per maltrattamenti fisici e psicologici e l’uomo è stato rinviato a giudizio. Lui ha chiesto addirittura l’affido esclusivo sostenendo che l’ex compagna rifiutasse la bigenitorialità”, ricorda l’avvocata che segnala anche che nel 2020 “l’uomo era stato ricoverato in clinica psichiatrica per un disturbo dell’umore, depressione, attacchi psicotici e tratti paranoidei con il rischio escalation dovuto anche al fatto che dopo le dimissioni l’uomo aveva interrotto la terapia“. Inizia qui – come spiega anche l’avvocata – il paradosso in cui si trova una donna che vuole proteggere sua figlia da un uomo sotto processo per violenza: deve mostrarsi collaborativa, deve difendere la genitorialità del padre anche se rinviato a giudizio per violenza, mettendo a rischio prima di se stessa la propria bambina, tanto che il Tribunale di Teramo il 22 giugno 2022 dispone l’affido condiviso sposando in toto la perizia della consulenza tecnica d’ufficio che parla di diritto alla bigenitorialità e predispone una mediazione familiare. Questo è quello che succede a Maria e a tante mamme che denunciano violenza.

UN VIOLENTO È UN BRAVO PAPÀ SECONDO LA PSICOLOGA

“Chiedo una Ctu e viene nominata una psicologa che si vanta anche di essere in un’associazione impegnata contro la violenza sulle donne – spiega l’avvocata Marconato alla Dire -, però riduce tutto nella sua perizia alla conflittualità delle parti, non esamina atti, né causa, né cartelle cliniche dell’uomo, tantomeno la narrazione degli atti persecutori e risponde alle nostre osservazioni con note blande senza entrare nel merito della vicenda e sostiene che il papà è un bravo papà, poco importa se la bambina non ci ha nemmeno mai vissuto data la separazione dei genitori”.” Il quesito del giudice non le diceva di accertare violenza domestica – riporta Marconato in merito alla difesa della psicologa sulla sua relazione – ma la bigenitorialità va esclusa se c’è un rinvio a giudizio per maltrattamenti e violenza assistita. Ne ho chiesto la nullità e ho richiesto che ci fosse la perizia di uno psichiatra sulle condizioni dell’uomo. Il giudice in ogni caso ha sposato in toto le risultanze della Ctu e ha disposto un affidamento condiviso con incontri protetti per sei mesi a casa del padre alla presenza di un’educatrice e poi liberi, e ha disposto una mediazione familiare, che ricordo è vietata ai sensi di quanto previsto dalla Convenzione di Istanbul. Ho proposto un reclamo al decreto di Teramo, incardinato alla Corte d’Appello de L’Aquila, in cui segnalavo che la Ctu minimizzava la violenza e si è ampliato a dieci mesi il periodo delle visite con l’educatrice. Un po’ questo ci ha salvati o la bimba sarebbe stata totalmente lasciata nelle mani di quest’uomo che mostrava segni di squilibrio”.È la stessa mediatrice peraltro a segnalare a un certo punto “che quell’uomo era agitato anche con lei. Ho chiesto accesso agli atti – segnala l’avvocata Marconato – perché sono state messe a rischio le vittime. La mediatrice lo aveva segnalato al servizio sociale ma non è accaduto nulla e anzi i servizi sostenevano di dover applicare il decreto e che la signora era troppo ansiosa. Oggi il servizio sociale si è spaventato e sono state bloccate tutte le visite”. Parliamo di visite in cui il padre chiamava a tutti gli orari e se la bambina, così piccola, magari dormiva pretendeva che fosse svegliata e se questo non accadeva chiamava i carabinieri ogni volta. “E Celeste tornava da quelle ore di visita con il padre sempre stravolta – racconta Maria con un nodo in gola -, sudata, crollava in macchina, non le si riconosceva la voce”.Ancora una volta in questa Ctu c’è in ogni parola l’alienazione parentale come “principio ispiratore di queste perizie”, spiega l’avvocata, anche se poi sparisce nel lessico in modo esplicito. La mamma non è alienante, ma ostativa. “Un padre violento con la mamma non è detto che lo sia con il figlio e non dovevo ripetere che era violento perché ormai era passato”, le parole che Maria si sente dire da una psicologa incaricata dal servizio sociale. E così per tutelarsi, mentre tribunale e servizi sociali non le danno credito, “ha preso telecamere, non ha potuto mandare la piccola all’asilo, ha preso un investigatore che monitorasse il suo ex” e dopo l’aggressione si è rifugiata in un luogo sicuro.

COSA SI DOVREBBE FARE

“Dove ci sono indizi di violenza (non è necessario ci sia una condanna) – chiarisce Marina Marconato dalla sua lunga esperienza al fianco di donne e bambini – è necessario emettere provvedimenti a tutela del minore e della vittima violenza interrompendo contatti e fare un’istruttoria, non solo una Ctu”. È questo il primo peccato originale di quella che diventa una procedura perversa di violenza istituzionale. “Bisogna creare case di accoglienza per questi uomini dove siano monitorati, perquisiti, tolte le armi se le hanno, invece di metterci donne e bambini che vengono strappati alla loro vita. Se la donna dovesse aver denunciato falsamente pagherebbe – segnala l’avvocata -, ma non è possibile fare il contrario a tutela dei bambini soprattutto. Inoltre bisognerebbe mandar via tutti gli psicologi che usano i manuali dell’alienazione, è un problema sia di business che di formazione. La stessa che manca ai servizi sociali che spesso usano ragazzi giovani e inesperti nelle visite protette. O le Ctu che non usano test specifici per le vittime di violenza che possono apparire, proprio per quanto subito, confuse e ansiose e andrebbe creata subito una biforcazione tra procedimento in assenza di violenza e quello dove c’è violenza”. IL PARERE DELLA CTU È la Ctu a scrivere, il 22 marzo del 2022, come se l’ombra della violenza non ci fosse, che mamma e papà della piccola Celeste “sono due bravi genitori ma si suggerisce sostegno alla bigenitorialità” ovvero un bel percorso di psicoterapia e che “la frequentazione della casa paterna, ben modulata, può essere avviata” perché “la bambina ha la necessità di coltivare una sana relazione con entrambi i genitori. Entrambi idonei ma in disaccordo”. È tutto qui per la psicologa: come se il procedimento penale non esistesse, come se il ricovero di un uomo con disturbi psichiatrici non fosse esistito. Lei è certa che sia un bravo papà un uomo che potrebbe scatenare la sua furia su mamma e figlia, che in passato a scene di violenza ha assistito. Lo racconta proprio Maria alla Dire: “Ho sempre detto a tutti che avevo paura, dagli assistenti sociali a tutti, da quando sono andata a denunciare, ma è come se non avessi detto nulla. Anzi mi hanno detto che era una cosa passata il fatto che mi picchiava e non dovevo più dirlo. Il Ctu ha rilevato che c’era conflittualità ed ero una mamma protettiva. Sono passata per una che non voleva far vedere la bambina al papà“.

LA FURIA E IL RISCHIO ESCALATION

La furia dell’uomo è esplosa quando Maria è rimasta incinta, anche questo accade spesso: “Prima continui messaggi d’amore, poi la gelosia, poi non dovevo uscire. All’inizio voleva la bimba, poi mi chiese di abortire“, ricorda ancora. E da lì l’escalation della violenza che oggi vede l’uomo rinviato a giudizio.

“LA RESPONSABILITÀ È DEI GIUDICI”

“Presenterò un’istanza contro la Ctu – conclude l’avvocata di Maria – e mi riservo di fare un esposto oltre che ricorso per chiedere la modifica delle condizioni di affidamento. Il servizio sociale dopo l’episodio si è spaventato e ha segnalato tutto al Tribunale per i minorenni. Ho chiesto di interrompere tutti i contatti con l’uomo. La grande responsabilità in queste vicende resta in ogni caso dei giudici: il giudice ha il dovere morale e professionale di leggere gli atti, fare le indagini e ammettere i mezzi istruttori“. Per questo nel reclamo 9 luglio 2022 l’avvocata scrive nero su bianco che il padre della bambina “ha ammesso di aver agito violenza verso la partner ed ha problemi mentali seri, con sintomi violenti e alterazioni della realtà (psicosi) e quindi costituisce un grave indizio nell’ambito della valutazione del rischio che deve essere ben approfondito al fine di preservare l’incolumità della piccola”. Quello che non è stato considerato dai periti, dai servizi sociali e dal giudice. E così la piccole Celeste è finita nascosta sotto al lettino, prima che la mamma facendole scudo la portasse con sé dentro un armadio, nel disperato tentativo di trovare un rifugio. “È l’uomo cattivo?“, chiede spaventata Celeste prima di seguire la mamma dentro l’armadio, nella cronaca di “un infanticidio e femminicidio mancato – come lo definisce l’avvocata – che in tutte le sedi e fasi della storia giudiziaria era assolutamente prevedibile”.

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Fri, 16 Feb 2024 12:26:46 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/511/teramo-storia-di-una-strage-sfiorata-madre-e-figlia-nell-armadio-per-sfuggire-al-padre-violento sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Chi usa il gaslighting? Manipolazione e altre alterazioni della realtà https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/510/chi-usa-il-gaslighting-manipolazione-e-altre-alterazioni-della-realta

(TAG24.IT) Il gaslighting è usato per manipolare. Il termine deriva da un film degli anni ’50 che narra la storia di un marito che tenta di far impazzire sua moglie, manipolando di nascosto le luci di casa, insistendo che la moglie si sbagli o ricordi male. Il manipolatore mente ed altera la realtà; spostano oggetti negando di averlo fatto, sostengono di aver detto frasi mai dette, accusano la vittima di cose che questa non ha fatto. “Ho nascosto il denaro per pagare la luce nel cassetto? Ti ricordi? (e non è vero)” oppure “sapevi che andavo dal medico, per questo ti ho avvisato che avrei spento il cellulare, prima di uscire te ne ho parlato!” (e non è vero). E’ una tecnica molto pericolosa ed insidiosa che pian piano induce la vittima a non fidarsi più di se stessa, dei suoi ricordi, della sua percezione. Chi usa il gaslighting? Perché il silenzio fa impazzire le vittime? Il narcisista si nega, sposta gli appuntamenti oppure scompare completamente. Il silenzio darà la sensazione alla vittima di impazzire, si percepirà come inesistente, come se stesse per svanire, per dissolversi. I manipolatori relazionali sono persone altamente anaffettive ed hanno l’obiettivo di prosciugare la vitalità dell’altro. Molte donne e uomini validi finiscono nella rete ed è la fine. Trauma e distruzione In molti casi è necessario ricorrere alla psicoterapia presso un professionista esperto in personalità abusanti ed in vittimologia. La vittima subisce enormi danni psicologici, ed a volte la sua intera esistenza cade a pezzi, con ripercussioni nell’ambito lavorativo, sociale, familiare, economico. L’unico modo per iniziare il lungo percorso di RI-APPROPRIAZIONE di sé stessi, è attuare a vita il contattozero: nessun contatto, conversazione, legame dovrà più esistere tra la vittima ed il narcisista altrimenti alimenterà nella sua mente il legame con lui e ritarderà o impedirà la propria guarigione.

Avv. Marina Marconato, avvocato Cassazionista, si occupa di diritto di famiglia e dei contesti familiari e relazionali violenti. Delegata alla lotta contro la violenza di genere per Terziario Donna Confcommercio di Roma e coautrice del progetto #FuturoSicuro che individua misure contro la violenza di genere e sui minori. Esperta in criminologia, autrice del blog contattozero narcisismo e psicopatia

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Wed, 7 Feb 2024 15:49:22 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/510/chi-usa-il-gaslighting-manipolazione-e-altre-alterazioni-della-realta sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Come ti parla un narcisista? Ecco alcuni paradossi e altre forme di violenza https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/509/come-ti-parla-un-narcisista-ecco-alcuni-paradossi-e-altre-forme-di-violenza

(TAG24.IT) Come ti parla un narcisista? Esprime, a livello verbale, concetti diversi da quelli che esprime a livello non verbale. Un altro strumento di tortura morale, è quello di porre continuamente a confronto la partner con altre figure femminili, o maschili. Si chiama TRIANGOLAZIONE. Così la vittima ha crisi di abbandono, si sforza sempre più di aggiustare le cose ed essere amabile. Un narcisista parla con violenza Si assiste alla costante escalation di violenza e la vittima è ridotta a bersaglio prediletto di azioni distruttive. Trattata come oggetto, usata sessualmente come una discarica, denigrata come madre per il suo aspetto fisico. Lo sguardo è di ghiaccio o ipnotico, la voce fredda, il tono tagliente, queste sono le uniche manifestazioni riservate alla preda. La bugia patologica Il narcisista mente molto frequentemente, per lui è un sistema di vita. La bugia viene raccontata in modo sereno, il partner viene guardato fisso negli occhi, il tono è tranquillo; persino quando le sue menzogne vengono scoperte, nega l’evidenza, generando rabbia, incredulità, e insicurezza, nella preda che alla fine finisce per credergli. Il narcisista, specie covert, si pone quale vittima sfortunata e suscita sovente l’emersione nella vittima del lato egoico quello della crocerossina: l’io ti salverò ha contribuito a distruggere migliaia di persone. Le recite accentuano azioni perverse Il narcisista, e lo psicopatico, sanno piangere disperatamente, gettarsi in ginocchio nella pubblica via, minacciare il suicidio, “la mia vita senza di te non ha senso; so di aver sbagliato, forse avevo paura di amare, non sono mai stato amato, ma sono cambiato, voglio solo il tuo bene, ti amerò per sempre, perdonami amore mio”. Questa recita perfetta indurrà la vittima a dare molte chance all’aguzzino che, lungi dal cambiare modalità, accentuerà solo le azioni perverse.

Avv. Marina Marconato, avvocato Cassazionista, si occupa di diritto di famiglia e dei contesti familiari e relazionali violenti. Delegata alla lotta contro la violenza di genere per Terziario Donna Confcommercio di Roma e coautrice del progetto #FuturoSicuro che individua misure contro la violenza di genere e sui minori. Esperta in criminologia, autrice del blog contattozero narcisismo e psicopatia

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Wed, 7 Feb 2024 15:46:50 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/509/come-ti-parla-un-narcisista-ecco-alcuni-paradossi-e-altre-forme-di-violenza sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Come capire se un narcisista è covert? Ecco la differenza col narcisismo overt https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/508/come-capire-se-un-narcisista-e-covert-ecco-la-differenza-col-narcisismo-overt

Il narcisista può essere covert o overt. Nel 1991, Paul Wink della University of California Berkley, pubblicò un documento dal titolo “The faces of Narcissism”. Wink ha individuato due tipologie di narcisismo: overt e covert. Il narcisismo overt appare come un soggetto egocentrico, autoreferenziale, con scarsa tolleranza agli impulsi ed alle critiche, assetato di potere e controllo, incapace di relazioni profonde e durature.

Come capire se un narcisista è covert? Basta associarlo all’idea del pulcino indifeso

Il narcisista covert, invece, compare quasi come un pulcino indifeso, tende a rimuginare con insistenza e si presenta con una autostima bassa. Il soggetto manifesta periodi di ansia costante o crolli depressivi e teme il rifiuto e l’abbandono. Le caratteristiche tipiche del narcisismo overt sono presenti anche in questa tipologia, ma vengono celati appositamente dietro una maschera di sensibilità, timidezza e nascondono forti sentimenti di invidia e rabbia. Entrambe le manifestazioni di personalità narcisistica adottano comportamenti tesi all’uso e sfruttamento degli altri sotto diversi profili, da quello sessuale a quello morale o emotivo, sono abilissimi manipolatori, mentono sistematicamente, presentano gravi difficoltà a contenere gli impulsi.

Perdere fiducia in se stessi e sentirsi umiliati: ecco alcune conseguenze

La relazione con un narcisista patologico, o con uno psicopatico, è destinata a diventare una relazione infernale. Dopo la prima fase, quella dell’idealizzazione, si aprirà il secondo atto di una farsa che è il rapporto sentimentale o interpersonale che ha deciso di intraprendere. Non avrai più fiducia in te stessa, vi saranno umiliazioni continue, sarai ridotta allo stremo, verrai guardata con odio, ti convincerà che non vali, che forse sei davvero pazza, incapace, brutta o puttana. Il soggetto narcisista agisce con violenza per esercitare controllo, e provare sollievo da un vuoto interiore incolmabile. Egli assomiglia ad un buco nero

Love bombing: cos’è?

L’inizio della relazione con un narcisista assomiglia alla più bella delle favole perché la vittima viene posta al centro con gesti ripetuti di galanterie, poesie, fiori o attraverso il suo atteggiarsi a vittima degli eventi, facendo credere che solo la preda sia l’unica persona al mondo in grado di salvarlo. In ogni caso, il narcisista sarà, in breve, il padrone assoluto della vita della vittima. Può accadere che chi sia sedotto da un narcisista abbia subito una deprivazione affettiva durante l’infanzia e questo rappresenta una fessura attraverso cui il manipolatore relazionale costruirà il gioco di specchi e la condurrà nel caos di una relazione disfunzionale.

Avv. Marina Marconato, avvocato Cassazionista, si occupa di diritto di famiglia e dei contesti familiari e relazionali violenti. Delegata alla lotta contro la violenza di genere per Terziario Donna Confcommercio di Roma e coautrice del progetto #FuturoSicuro che individua misure contro la violenza di genere e sui minori. Esperta in criminologia, autrice del blog contattozero narcisismo e psicopatia

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Tue, 6 Feb 2024 18:32:56 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/508/come-capire-se-un-narcisista-e-covert-ecco-la-differenza-col-narcisismo-overt sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Come si comporta un narcisista in una relazione? Il rapporto coi figli e il progetto #FuturoSicuro https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/507/come-si-comporta-un-narcisista-in-una-relazione-il-rapporto-coi-figli-e-il-progetto-futurosicuro

(TAG24.IT) Le relazioni del narcisista sono costellate di ostacoli, tranelli, false vie di fuga. La relazione con un narcisista è un labirinto dove la vittima dapprima tenterà di resistere allo scopo di salvare la famiglia, o meglio, il sogno di famiglia, senza rendersi conto che il contesto reale in cui vive è totalmente differente da quello agognato ed immaginato.

Come si comporta un narcisista in una relazione? I figli e il maltrattamento psicologico

 

I figli di un soggetto narcisista sono bambini molto spesso maltrattati psicologicamente ed, a volte, anche fisicamente, o sessualmente. I figli vengono solitamente strumentalizzati senza pietà dalla figura genitoriale narcisista. Il genitore narcisista tende, durante la convivenza, ad essere indifferente e distante o, al contrario, altamente intrusivo, controllante, morboso. Questo tipo di genitore non coglie le esigenze emotive dei propri figli ed i fanciulli subiscono i suoi sbalzi di umore

Il genitore narcisista recita la parte del genitore buono

Il genitore narcisista, anche con la prole, agisce in modo ambiguo, mostra un volto cattivo, freddo, autoritario ed, all’occorrenza, lo alterna con un volto buono, ostentando una affettività artefatta che provocherà nei figli confusione e sgomento. A volte, invece, il genitore narcisista segue un percorso diverso, agendo una quasi invasione dell’identità del figlio, è morboso, ha scarse regole educative, fa acquisti costosi, recita la parte del genitore buono facendo apparire l’altro cattivo.

 

Il progetto #FuturoSicuro di Terizario Donna Confcommercio di Roma tutela gli adulti e i bambini

Gestire un figlio in comune con questi soggetti è un inferno, vengono creati ostacoli, opposizioni anche su questioni minime, ingigantiti i problemi, mentre i fanciulli sono di fatti imprigionati nella mielosità che si maschera da vera affettività. Il principio che anima il progetto #FuturoSicuro elaborato da Terziario Donna Confcommercio di Roma è proprio quello di avere individuato strategie e misure concrete a tutela sia dei bambini che degli adulti vittime di violenza relazionale, anche allo scopo di scongiurare la vittimizzazione secondaria ad opera delle istituzioni che a volte sono manipolate dalla capacità dei narcisisti di apparire capaci, affettivi e buoni.

Avv. Marina Marconato, avvocato Cassazionista, si occupa di diritto di famiglia e dei contesti familiari e relazionali violenti. Delegata alla lotta contro la violenza di genere per Terziario Donna Confcommercio di Roma e coautrice del progetto FUTUTO SICURO che individua misure contro la violenza di genere e sui minori. Esperta in criminologia, autrice del blog contattozero narcisismo e psicopatia

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Tue, 6 Feb 2024 18:19:21 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/507/come-si-comporta-un-narcisista-in-una-relazione-il-rapporto-coi-figli-e-il-progetto-futurosicuro sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Perché il narcisista svaluta? Ecco come vive la sessualità e deprogramma la vittima https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/506/perche-il-narcisista-svaluta-ecco-come-vive-la-sessualita-e-deprogramma-la-vittima

(TAG24.IT) Il narcisista svaluta perché lentamente cambia: comincerà con piccole svalutazioni, insulti quasi scherzosi, aumentando via via la dose di tossicità, e solo nel momento in cui la vittima sarà fiaccata nelle capacità di reazione, quando ogni aspetto della sua esistenza vacillerà, allora il narcisista abbasserà la maschera e svelerà il vero volto. Crudele. Il percorso di svalutazione include il silenzio, la freddezza, l’assenza, la scortesia che sorprendono la vittima, la quale raramente si accorge si tratti di una strategia concepita appositamente per distruggerla. L’aguzzino, difatti ancora mostra il volto dolce. E’ il periodo del bastone e della carota.

Perché il narcisista svaluta? La deprogrammazione della vittima

Il predatore relazionale ha da tempo individuato le fragilità del partner così riuscirà ad attuare la sua deprogrammazione. Tale manipolazione mentale terrà bloccata la vittima nel labirinto della relazione tossica, e la porterà a rinnegare le proprie credenze, i propri obiettivi, tanto da indurla a sopportare azioni di violenza psicologica, ed a volte fisica sempre più gravi.

Sesso e seduzione

La sessualità umana, in cui corpo e l’affettività sono intimamente connesse, sugge al narcisista. Questo soggetto concepisce la sessualità come un insieme di gesti meccanici, riducendola a mera collezione di performance in cui cerca di sentirsi onnipotente. Come sostiene Isabelle Nazare-Aga nel libro “la manipolazione affettiva “il partner è feticizzato, diventa strumento delle sue fantasie perverse, è reso un oggetto”. La vittima si sentirà usata, umiliata, degradata o colpita nella autostima con critiche sul suo aspetto fisico o sulla presunta frigidità o pudicizia o, al contrario, imputandole più o meno palesemente una presunta lascivia.

Tradimenti seriali

In realtà, i narcisisti patologici spesso ricorrono all’uso della pornografia e del viagra nascondendo pulsioni omossessuali. Successivamente, può accadere che il manipolatore lasci segnali evidenti dei tradimenti allo scopo di tormentare il partner, negando una verità che egli stesso ha praticamente svelato. Ovviamente, il tradimento in modo seriale è facile vi sia sempre stato. Sovente, inizia la fase di consapevolezza della vittima che sarà colta da rabbia e griderà al narcisista tutto quello che ha ormai compreso; tale reazione non avrà l’effetto di suscitare pentimento o ravvedimento 8 o almeno non sinceri) ma nutrirà l’ego del burattinaio ancor di più.

Avv. Marina Marconato, avvocato Cassazionista, si occupa di diritto di famiglia e dei contesti familiari e relazionali violenti. Delegata alla lotta contro la violenza di genere per Terziario Donna Confcommercio di Roma e coautrice del progetto #FuturoSicuro che individua misure contro la violenza di genere e sui minori. Esperta in criminologia, autrice del blog contattozero narcisismo e psicopatia

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Tue, 6 Feb 2024 18:16:09 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/506/perche-il-narcisista-svaluta-ecco-come-vive-la-sessualita-e-deprogramma-la-vittima sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Come si comporta una persona narcisista? Segnali da non sottovalutare e conseguenze https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/505/come-si-comporta-una-persona-narcisista-segnali-da-non-sottovalutare-e-conseguenze

(TAG24.IT) Una persona narcisista si riconosce per determinati tratti di personalità: sé grandioso, mancanza o difetto di empatia, atteggiamento arrogante e prevaricatore, fragilità della struttura psichica. Cosa distingue una relazione con un soggetto narcisista da quella con una persona priva dei tratti tipici del narcisismo? Inizialmente, una persona può essere attratta dall’immagine scintillante della grandiosità narcisistica di un’altra. Un atteggiamento che può essere confuso con l’eccesso di sicurezza che emana il soggetto, che trasuda da ogni suo gesto, da ogni suo sguardo e parola. Si tratta, in molte situazioni, della sensazione di aver finalmente trovato qualcuno di cui potersi affidare.

Ecco come si comporta una persona narcisista

Alcune relazioni sono difficili o dolorose. La grande differenza sta nel fatto però che il narcisista trasforma tutto. Trasforma una storia agli esordi in una favola ideale. Trasforma improvvisamente, ed a volte quasi impercettibilmente, la storia d’amore in una cosa incomprensibile. Presenza – assenza – presenza -assenza, programmi – abbattimento dei programmi, lodi – insulti -lodi -insulti. Cosa accade? Telefoni muti, accesso bloccato, silenzi o tempeste di chiamate.

Come si sentirà la vittima?

Attore superbo: piange a comando, se gli serve, recita il sesso, per negarsi il giorno dopo. Nulla sembra avere una spiegazione logica. La vittima non è più se stessa. Il suo volto cambia, lo sguardo è triste, il respiro sempre corto. Ansia, gelosia, paura, senso di inadeguatezza sono ormai i padroni assoluti delle sue giornate. La vittima non sa che dovrà sentirsi morire prima di poter tornare a vivere. È un fantoccio anche ora che, finita la relazione, continua a muoversi come se lui ci fosse, la guardasse, la pensasse e tornasse. La vittima deve imparare di nuovo a camminare, a parlare, a sentire, a pensare.

 

Anaffettività e dolcezza

A volte capire il modo di ragionare ed agire delle persone anaffettive, come il narcisista è davvero complicato. E’ complicato perché è totalmente diverso dagli altri. Una persona egoista o immatura o con un altro disturbo di personalità può far molto male, ma siamo in grado di decifrare il suo comportamento ed è più facile iniziare e portare a termine l’elaborazione della fine. La persona anaffettiva narcisista o psicopatica, invece, non la si comprende. A tratti il volto è quello di un mostro a tratti invece torna il volto amato che piange, promette, sorride.

Avv. Marina Marconato, avvocato Cassazionista, si occupa di diritto di famiglia e dei contesti familiari e relazionali violenti. Delegata alla lotta contro la violenza di genere per Terziario Donna Confcommercio di Roma e coautrice del progetto #FuturoSicuro che individua misure contro la violenza di genere e sui minori. Esperta in criminologia, autrice del blog contattozero narcisismo e psicopatia

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Fri, 2 Feb 2024 12:20:18 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/505/come-si-comporta-una-persona-narcisista-segnali-da-non-sottovalutare-e-conseguenze sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE DELLA N.I.C.O. “LO SPORT PER VINCERE LA VIOLENZA” https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/504/successo-della-manifestazione-della-nico-lo-sport-per-vincere-la-violenza-
Si è svolto a Palazzo Valentini a Roma l’evento “LO SPORT PER VINCERE LA VIOLENZA” organizzato dalla N.I.C.O, Nazionale Italiana Calcio Olimpici e Campioni dello Sport, del Presidente Italo Lapenna, che, con il Progetto Uniti Nel Sociale, intende sensibilizzare la parità, l’indipendenza e l’autonomia della donna. Sportivi di varie federazioni hanno voluto portare la propria testimonianza per diffondere l’importanza dei valori dello sport, il rispetto e l’inclusione contro ogni violenza di genere.Irene Taurino, giornalista della N.I.C.O. ed affermata presentatrice di importanti trasmissioni televisive romane, moderatrice della manifestazione, ha presentato i numerosi relatori sul palco. Fabrizio Santori, Presidente dell’assemblea Capitolina di Roma Capitale, ha portato i saluti dell’amministrazione e il proprio impegno contro la violenza, sempre in prima linea a favore della parità di genere. A seguire è intervenuto il Presidente della N.I.C.O. Italo Lapenna, che ha sottolineato l’importanza di questa manifestazione perchè lo sport possa contribuire nella lotta contro la violenza in un così difficile momento storico in cui sembra invece acuirsi nella società civile.Ad aprire il dibattito, l’Onorevole Martina Semenzato, Presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sui femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, che ha parlato della prevenzione come unica norma, proclamando il dialogo costruttivo e non conflittuale. Intervenuto successivamente il magistrato Giuseppe Cacciapuoti, direttore generale del Dipartimento per la giustizia minorile, che ha fatto presente le conseguenze per i reati di femminicidio. Stesso pensiero per l’avvocato e direttore generale della Nico, Massimiliano Sberini, che ha esposto i rischi su tale tematica. A proseguire il convegno la dottoressa Simona Petrozzi, presidente di Confcommercio Terziario Donna Roma e vicepresidente nazionale, e l’avv. Marina Marconato consigliere delegata al progetto per la violenza sulle donna hanno parlato del Progetto “FuturoSicuro”, presentato lo scorso ottobre alle Istituzioni regionali e nazionali, che le imprenditrici dell’importante associazione hanno realizzato in maniera molto articolata e che già ha ottenuto il plauso di importanti realtà istituzionali.Intervenute poi la dottoressa Patrizia Barsotti, giornalista responsabile della comunicazione FISE e la dottoressa Maria Barbarisi, criminologa e dirigente delle politiche sociali Nico regione Marche nord, che hanno espresso le conseguenze psicologiche sull’esposizione alla Violenza. Successivamente è intervenuto il dottor Beniamino Cristian Milito dietista specializzato nella nutrizione clinica che ha fatto presente come questo tema possa influire anche sull’aspetto della nutrizione.Ad esporre il suo pensiero anche il tenente colonnello della Guardia di Finanza Edoardo Viti, capo di Stato maggiore del centro sportivo della Guardia di Finanza che ha parlato dello sport come strumento di condivisione, inclusione e spirito di squadra per contrastare tale piaga. Parole toccanti anche quelle dei Campioni della N.I.C.O, a partire da Ubaldo Righetti, ex calciatore professionista, che ha spiegato come lo Sport possa essere di grande sostegno e supporto per reagire e rialzarsi superando nuove sfide. Preziosi anche gli interventi di Stefano Maniscalco, Campione del mondo di Karate ed Emanuele Bruno, Campione Europeo di Judo, che hanno portato la testimonianza di come lo Sport possa abbattere qualsiasi barriera e diventare uno strumento di aiuto. Intervenuta anche Lucia Fattori che ha parlato del rispetto delle regole, dell’avversario e dei propri compagni, sottolineando che purtroppo casi di violenza morale capitino a volte anche nel mondo dello sport. La Cantautrice Linda D ha voluto raccontare la sua esperienza diretta purtroppo ed è stato trasmesso il suo bellissimo brano “Anima Rotta” sui maxischermi della sala. La dirigente della N.I.C.O. delle politiche sociali della violenza sulle donne, Gabriella Ferrari, ha con determinazione esposto il difficile momento della donna nella nostra società e l’importanza del suo ruolo, sottolineando l’importanza dello sport, attraverso la condivisione e inclusione, per affrontare una problematica così grave, Successivamente è intervenuto anche Massimo Ciarpella, presidente dell’associazione Insieme per Giordano, sempre presente ed attivo per le tematiche Sociali. A chiudere la manifestazione, i ringraziamenti da parte della della moderatrice Irene Taurino, a tutti gli ospiti presenti in sala , in particolar modo ai Generali della Guardia di Finanza Antonio Appella e Mariano La Malfa, e al medico Sociale Orazio De Lellis. La prima edizione di questo importante evento si è conclusa con i saluti del presidente della Nico, Italo Lapenna e dell’Onorevole Martina Semenzato ]]>
Thu, 7 Dec 2023 14:43:53 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/504/successo-della-manifestazione-della-nico-lo-sport-per-vincere-la-violenza- sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
La Cassazione dice NO al cognome paterno in assenza di una relazione affettiva con i figli https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/503/la-cassazione-dice-no-al-cognome-paterno-in-assenza-di-una-relazione-affettiva-con-i-figli

Con l’ordinanza n. 4315 del 2 novembre 2023, la Corte di Cassazione ha stabilito che il padre, il quale non abbia ancora costruito un rapporto affettivo con la figlia, riconosciuta in un secondo momento, non possa aggiungere il proprio cognome a quello della madre.

Un uomo ricorre in Cassazione al fine di ottenere la riforma della sentenza della Corte di Appello di Trieste al fine di poter dare il cognome alla figlia. Secondo quanto sostenuto dal genitore, difatti, l’assunzione del cognome avrebbe rafforzato nella fanciulla la consapevolezza del rapporto filiale, facilitando una relazione affettiva. Peraltro, l’uomo lamentava che la madre presenziasse agli incontri assistiti in spazio neutro, determinando un ostacolo all’instaurarsi del rapporto. Infine, il padre riteneva che l’aggiunta del proprio cognome avrebbe rafforzato l’identità della minore e sarebbe stata prodromica alla futura bigenitorialità.

Di avviso contrario la Cassazione, la quale, nell’esame del singolo caso, ha dato rilievo all’esclusivo interesse della figlia ed alla sua volontà, poiché ella, come si ricavava dalla relazione del Servizio Sociale, aveva opposto il proprio dissenso. La Suprema Corte, nel bilanciare i due contrapposti principi, quello secondo cui il cognome contribuisca all’identità di un soggetto e quello che tenga, invece, conto del volere e dell’interesse del minore, da valutarsi caso per caso, ha deciso quale fosse prevalente nel caso di specie.

La Suprema Corte ribadisce che sia consentita l’attribuzione del cognome del secondo genitore a condizione che gli effetti abbiano un risvolto positivo sotto il profilo psicologico, fisico, educativo e non arrechino un danno o per cattiva reputazione del genitore o poiché l’identità del figlio sia già consolidata con l’utilizzo del cognome del primo genitore.

Tuttavia, nel caso de quo, considerato che il percorso di avvicinamento alla figura paterna, attuato attraverso l’intervento del Servizio Sociale, fosse ancora in itinere e che la figlia avesse rifiutato la proposta del genitore, ha ritenuto di rispettare la sua volontà, evidenziando che la stessa richiesta paterna avesse generato un disagio anche connesso ad una relazione filiale non ancora strutturatasi.

L’ordinanza conferma l’orientamento già espresso dalla Corte nelle sentenze n. 772/2020 e 8762/2023 e conferma, in via indiretta, il principio che, nelle questioni in cui sia coinvolto un minore, ogni valutazione deve essere rimessa all’esame del singolo caso, dovendosi ad opera del Giudice individuare, nella comparazione di due interessi contrapposti, quale sia maggiormente rilevante per il benessere del soggetto, la cui volontà assume sempre più centralità nell’ambito giudiziale.

L'ascolto del minore costituisce, difatti, un aspetto fondamentale in tutte le questioni e procedure che lo riguardano, in attuazione dell'art. 12 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo. Invero, anche alla luce dell'art. 8 CEDU, costituisce necessario corollario del diritto del minore a essere ascoltato, la regola secondo la quale l'autorità' giudiziaria, chiamata a pronunciarsi su decisioni che lo riguardano, debba esaminare in maniera dettagliata e analitica le dichiarazioni rese, in sede di ascolto, dal minore dotato di capacità' di discernimento, come stabilito anche nella recente ordinanza dell’8 giugno 2023 n. 15710 della Corte di Cassazione

Vi è da sottolineare che la materia è in continua evoluzione anche rispetto ad ulteriore profilo tanto che dal periodo precedente alla legge di riforma del diritto di famiglia 19 maggio 1975 n. 151, in cui il riconoscimento effettuato dal padre comportava automaticamente l'acquisto del suo cognome da parte del figlio anche riconosciuto tardivamente, si è giunti a che tale automatismo figlio si verifichi solo allorché vi sia stato un contemporaneo riconoscimento da parte di entrambi i genitori almeno sino alla sentenza 27 aprile - 31 maggio 2022, n. 131 della Corte Costituzionale che ha dichiarato "l'illegittimità costituzionale dell'art. 262, primo comma, del codice civile, nella parte in cui prevede, con riguardo all'ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, che il figlio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell'ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l'accordo, al momento del riconoscimento, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto".

La Corte Costituzionale, lo si rammenta, ha espresso il condivisibile principio, frutto del mutamento culturale in atto, secondo cui il cognome “collega l’individuo alla formazione sociale che lo accoglie tramite lo status filiationis, si radica nella sua identità familiare e perciò deve rispecchiare e rispettare l’eguaglianza e la pari dignità dei genitori. In forza della dichiarazione di illegittimità costituzionale, la Corte ha stabilito che il cognome del figlio “deve comporsi con i cognomi dei genitori”, nell’ordine dagli stessi deciso, salvo diverso accordo, in mancanza del quale devono attribuirsi i cognomi di entrambi i genitori.

A cura dell’avv. Marina Marconato

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Mon, 13 Nov 2023 13:58:07 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/503/la-cassazione-dice-no-al-cognome-paterno-in-assenza-di-una-relazione-affettiva-con-i-figli Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
Futurosicuro: una stanza tutta per sé (e cinquecento sterline l’anno) https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/502/futurosicuro-una-stanza-tutta-per-se-e-cinquecento-sterline-l-anno

Il 25 ottobre scorso ho avuto il grande piacere di assistere alla presentazione del progetto Futurosicuro, firmato dal gruppo terziario donna Confcommercio Roma. L’evento si è tenuto presso la sede della Camera di Commercio di Roma, nella suggestiva sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano.

Dal 19 maggio 2022 l’ex Tempio di Adriano, sede storica della Camera di Commercio, cambia nome in onore dell’imperatrice. I nomi, difatti, hanno la propria importanza. Vibia Sabina è la moglie di Adriano ma, nel corso della storia, questo luogo è sempre stato conosciuto, unicamente, con il nome di lui nonostante celebrasse entrambi. Oggi, non è più così. 

Quale cornice migliore, dunque, per trattare temi di empowerment femminile e cultura per la prevenzione della violenza di genere?

La cronaca nera, purtroppo, racconta ogni giorno femminicidi che seguono un copione sempre più standardizzato. Il teatro, molto spesso, è proprio l’ambiente familiare della vittima. Quanto è utile parlare di cronaca se non si interviene sulle basi culturali dove il problema affonda le sue radici e cresce?

Uno dei presupposti cardine per la lotta alla violenza di genere, lo penso da sempre, è l’indipendenza economica. Quando le donne hanno pieno accesso alle proprie risorse finanziarie e sanno come gestirle sono difatti meno vulnerabili. Spaventoso apprendere che, in Italia, solo il 40% delle donne gestisce un proprio conto corrente.    

Che cosa può succedere alle donne se nella loro vita entra la persona sbagliata? Possono incorrere, tra i vari tipi, nella violenza economica. Un tipo di violenza subdola e strisciante del quale, purtroppo, non si parla mai abbastanza. Pensiamo, difatti, sempre alla violenza come alla percossa fisica. A ciò che vediamo. 

Quali ricette, dunque, propone questo incontro  per arginare la problematica? In realtà vi sono molte proposte, articolate in un dossier di circa cinquanta pagine che potrete trovare sul sito web del gruppo terziario donna. I punti chiave possono essere riassunti in identità, credito, formazione, digitalizzazione e sostenibilità.

Noi donne non siamo solo alla ricerca di un posto a tavola ma stiamo cercando di cambiare il menù, queste le parole di Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Facebook. Quindi non vi è più la necessità di adattarsi ad ambienti creati da una società patriarcale e maschilista bensì di cambiarli.

Tornando a parlare di numeri di violenza, essa è una piaga da eradicare con vera urgenza. Dal 1 gennaio a oggi contiamo novantasei donne uccise, in ambiente familiare. Ventisei uomini, colpevoli, si sono suicidati, altri sei hanno tentato il suicidio. Il fenomeno è complesso e va affrontato. Come? Con la regola delle quattro P: prevenire, proteggere, perseguire e politiche integrate.

Ma queste parole, ripetute nel corso degli anni, quando verranno accompagnate, realmente, dai fatti?

Inutile ribadire quanto sia fondamentale l’educazione al rispetto, a partire dalle scuole e in famiglia. La riflessione sull’educazione per i giovani verso il mondo digitale è ormai necessaria. Ricordo, da piccola, lezioni di vigili urbani sull’educazione del codice stradale e proprio in tal senso dovrebbero intervenire, nelle scuole di ogni grado, esperti per insegnare ai più piccoli le regole dinternet. Internet che, per molti, diviene un vero e proprio far west. Pensiamo solo al materiale che i minori condividono, senza consapevolezza, nelle loro chat, ignari di qualsiasi tipo di conseguenza.

Se la cultura del rispetto viene insegnata sin dall’infanzia, sarà poi più facile applicarla anche al mondo del lavoro perché essere rispettati è un diritto. 

Tra le molte proposte quella che più mi ha colpito, in positivo, riguarda il NO alla bigenitorialità (legge 54/2006) in caso di un genitore violento. La legge 54/2006 garantisce la bigenitorialità ma non è giusto applicarla verso il genitore violento. Questa legge viene utilizzata come strumento giuridico nei contesti di abusi mentre invece è necessario applicare una politica di tolleranza zero anche in casi diversi, come quelli accennati pocanzi. Bigenitorialità, difatti, non è sinonimo di buona genitorialità

Anche il concetto di credibilità della donna nella società è un argomento, a mio avviso, fondamentale. Le donne vittime di violenza fanno molto spesso i conti con vittimizzazione secondaria, talvolta, proprio quando denunciano. Questo fenomeno è dato sia dalla cultura degli stereotipi sia dalla scarsa educazione degli operatori sul territorio. Ritorna allora, prepotente, il tema dell’educazione come cardine di ogni cambiamento nella società civile.

Uno schiaffo a una donna è difatti reato ma sono sicura, facendo un sondaggio, che la maggior parte delle persone, tra cui purtroppo molte donne, non lo riconoscerebbe come tale.

Educare gli operatori comporterebbe anche evitare che molte donne abbiano paura delle istituzioni perché, purtroppo, è una paura reale. Molti, sul territorio, non sanno distinguere tra rapporto conflittuale e violenza. Capiamo dunque quanto sia difficile farlo per molte vittime.

Oggi più che mai, è necessario e urgente proporre strumenti reali e tangibili atti a rimuovere ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare. Combattere la violenza economica è fondamentale. Dopotutto, lo diceva anche Virginia Wolf:  una ragazza dovrebbe avere una stanza tutta per sé e una rendita di 500 sterline l’anno.

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Fri, 3 Nov 2023 18:41:48 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/502/futurosicuro-una-stanza-tutta-per-se-e-cinquecento-sterline-l-anno sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Lazio: Aurigemma, il 24 novembre Regione dedicherá giornata a supporto donne Roma https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/501/lazio-aurigemma-il-24-novembre-regione-dedicher&225-giornata-a-supporto-donne-roma

"La Regione Lazio dedicherá una giornata intera con tutte le associazioni e gli operatori del settore di categoria e le istituzioni per dare il giusto supporto a un ambiente di prevenzione e formazione nel mondo della scuola, nel mondo delle istituzioni, delle prefetture e delle forze dell'ordine, per andare a evitare e prevenire situazioni di disagio in cui le donne tuttora vivono sia negli ambienti lavorativi che in quelli della societá". Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma, nel corso presentazione del progetto "Futuro sicuro" nella sede della Camera di commercio di Roma, al Tempio di Vibia Sabina e Adriano, a Roma. Quello di oggi "è un evento importante a cui la Regione Lazio non poteva fare mancare la sua presenza. Il ruolo della donna non solo nella societá ma anche in ambito familiare e lavorativo è fondamentale per cercare di recuperare tutti i disagi che ci sono stati nel passato", ha concluso Aurigemma. (Rer) NNNN

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Fri, 3 Nov 2023 18:38:46 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/501/lazio-aurigemma-il-24-novembre-regione-dedicher&225-giornata-a-supporto-donne-roma sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
«Futuro sicuro», le imprese del Lazio e il progetto destinato alle donne per la parità di genere https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/500/&171futuro-sicuro&187-le-imprese-del-lazio-e-il-progetto-destinato-alle-donne-per-la-parita-di-genere

Le imprese attente alla lotta contro la violenza di genere «svolgono una funzione preziosissima di servizio sociale per tutta la comunità»: lo ha detto il presidente di Confcommercio di Roma, Pier Andrea Chevallard alla presentazione del progetto «Futuro sicuro»  al Tempio di Vibia Sabina e Adriano.  Un progetto destinato alle donne di oggi e di domani, imprenditrici e libere professioniste, che fornisce elementi concreti e moderni per gestire e risolvere delle tematiche importanti, con l'obiettivo di sensibilizzare alla cultura del rispetto e della parità di genere, realizzato dal gruppo Terziario Donna di Confcommercio. 

Tra le proposte:  il codice del «Contatto zero»  per combattere la violenza contro donne, contro i minorenni e per tutelare la genitorialità, nonché attività di educazione sentimentale e corsi di felicità nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Inoltre, ci sarà l'iniziativa «adotta un nonno» per le mamme lavoratrici. Il progetto Avatar, invece, prevede finanziamenti alle imprese per favorire l'etica e la legalità di impresa, contributi pubblici a sostegno delle mamme imprenditrici per favorire l'armonizzazione lavoro-famiglia ed evitare l'abbandono dell'attività imprenditoriale. 

Infine tra le proposte, le agevolazioni per le sostituzioni maternità per imprese, oltre la proposta «Donne e digitale» contro la violenza online. «Best practices ricavate dall'estero e dall'Italia, molto importanti per superare gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale contributo alla crescita economica del nostro Paese», ha aggiunto Chevallard. 

«Futuro sicuro è un progetto concreto, reale, dove andiamo ad aiutare le donne su un doppio binario, dal contrasto alla violenza domestica agli strumenti attuativi e di empowerment che possono aiutare nella legiferazione e nelle politiche economiche - ha detto la presidente del gruppo Terziario Donna di Confcommercio Roma, Simona Petrozzi -. Roma è stata la prima città in Italia che ha raggiunto le 100 mila imprenditrici». «Roma è stata la prima città in Italia che ha raggiunto le centomila imprenditrici», ha aggiunto il presidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti, «e secondo i dati del terzo trimestre sull'incremento imprenditoriale nelle città,  Roma è la prima in termini percentuali in assoluto dove le donne sono protagoniste. Nel lavoro aia come imprenditore che come collaboratore aziendale ci sono più difficoltà per il settore femminile.  Ma c'è stata una grande crescita  e sono stati fatti passi importanti». 

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Fri, 3 Nov 2023 18:22:31 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/500/&171futuro-sicuro&187-le-imprese-del-lazio-e-il-progetto-destinato-alle-donne-per-la-parita-di-genere sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Gruppo Terziario Donna contro la violenza di genere: “Solo con l’amore possiamo combatterla” https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/499/gruppo-terziario-donna-contro-la-violenza-di-genere-solo-con-l-amore-possiamo-combatterla-

Violenza di genere, come possiamo dire basta una volta per tutte? I recenti casi di violenza sulle donne, come il caso di Giulia Tramontano e del suo bambino, e su minori, come il caso di Caivano, hanno scosso, se non traumatizzato, l’opinione pubblica.

In risposta alla drammatica urgenza del fenomeno si è svolto ieri l’evento Donne per Roma – Chi dice donna dice futuro, organizzato dal Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma. Presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano è stato presentato il progetto FuturoSicuro che vuole combattere la violenza di genere e istituzionale, al fine di migliorare la condizione e l’empowerment femminile.

“Non è un evento di passerelle e tagli di nastri, parliamo di soluzioni”

Sia le donne in carriera sia i minori vittime di violenza assistita riportano danni che possono rivelarsi permanenti. FuturoSicuro si impegna a sensibilizzare sull’importanza della consapevolezza, nella cultura del rispetto verso tutti. La redazione de “ildigitale.it” ha dialogato con Simona Petrozzi, Presidente Terziario Donna Confcommercio Roma e Vicepresidente Nazionale Terziario Donna, che spiega:

Non è un evento di passerelle e tagli di nastri, ma è un progetto concreto e sincero.

Parliamo di futuro e di proposte innovative.

In questo evento e nel nostro progetto tuteliamo, in primis, la donna e la mamma, ma anche i minori che sono, purtroppo, coinvolti in contesti abusanti, in cui crescono come figli di violenza assistita.

E sottolinea:

Ci impegniamo a lavorare ad aspetti su cui non ha mai lavorato nessuno.

Abbiamo obiettivi e proposte per combattere la violenza di genere in ogni sua forma.

Protagoniste dell’evento sono state Mariaelena Masetti Zannini, regista, scrittrice e attrice, e Reginaqueen, pseudonimo dell’artista e stilista Giulia Regina Ranzanici. Colleghe nel lavoro, legate da una profonda amicizia anche al di fuori del palcoscenico, hanno donato il loro prezioso contributo artistico e un messaggio fortissimo.

Abbiamo chiesto alle artiste cosa ha rappresentato omaggiare un evento che, come definisce la Presidente Simona Petrozzi, è “un progetto concreto di proposte innovative”:

Siamo innanzitutto emozionate di aver preso parte a questo importante momento storico dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, a favore dell’empowerment femminile.

Da sempre la nostra dedizione artistica si focalizza su nobili cause come questa che ci riguarda in prima persona.

Davanti alle più grandi istituzioni italiane e grazie alla sensibilità della Presidente Simona Petrozzi abbiamo modo di dare nuovamente voce ai valori e ai diritti per cui da sempre lottiamo.

Perché solo con l’alleanza si può combattere questa difficile battaglia. Solo con l’amore.

La bellezza è l’arma che sconfigge la violenza

Non solo in prima linea all’evento di Terziario Donna, le artiste omaggeranno ancora la centralità del ruolo femminile. A breve nella città di Brescia terranno, infatti, una mostra performance dal titolo Lacrime d’Artista. E abbiamo chiesto loro come l’arte può contribuire a fermare la violenza di genere:

Noi crediamo fortemente nella catarsi emozionale, nell’arte come tramite di comunicazione collettiva, strumento di divulgazione e impegno concreto nel sociale.

Noi crediamo nella bellezza e nella poesia del vero e ad ogni atto di ribellione che possa sublimare la potenza del verbo e il credo dell’azione.

E crediamo nell’arte come percorso di rinascita intima e universale e soprattutto crediamo nell’arte come comun denominatore della sorellanza femminile.

Leggi anche: Teatro Verità: “Le opere più sublimi della galleria d’arte della vita sono le persone”

Cos’è il Codice Contattozero contro l’abuso narcisistico

Per entrare nel vivo di ulteriori soluzioni, FuturoSicuro promuove, inoltre, il Codice Contattozero. Realizzato con il supporto dell’Avv. Marina Marconato, delegata per la lotta contro la violenza di genere: “Forniamo proposte concrete ed innovative per combattere la violenza contro donne e minori, tutela della genitorialità”.

Il Codice va applicato in molti casi specialmente nel caso di abuso narcisistico e le dinamiche della violenza di genere, ma non solo: “Anche quando il divorzio colpisce le donne imprenditrici o libere professioniste”.

FuturoSicuro ha dimostrato di offrire strumenti utili per la ricollocazione delle donne vittime di violenza. E, grazie anche a uno sportello e un piano di informazione e formazione, aiuta le donne a valorizzare il potenziale femminile. Per crescere insieme e prenderci per mano, in un mondo in cui la violenza non esista più e non faccia più paura.

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Fri, 3 Nov 2023 18:12:31 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/499/gruppo-terziario-donna-contro-la-violenza-di-genere-solo-con-l-amore-possiamo-combatterla- sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Le imprese romane scendono in campo contro la violenza di genere https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/498/le-imprese-romane-scendono-in-campo-contro-la-violenza-di-genere

Perché le imprese dovrebbero occuparsi di violenza di genere? I recenti casi di violenza su donne e minori hanno scosso l’opinione pubblica, e hanno rimarcato l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgere di femminicidi e violenze. Ad intervenire in maniera decisa sul tema Confcommercio Terziario Donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “DONNE PER ROMA” – “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione di un progetto concreto ed attuabile: “FuturoSicuro”.

Confcommercio Terziario Donna Roma presieduta da Simona Petrozzi, che è anche Vicepresidente Nazionale, coinvolgendo il Direttivo dell’associazione romana ha scritto un progetto ampio ed innovativo “FuturoSicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il PIL del nostro paese e territorio. Grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere, violenza istituzionale e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere. La produttività aziendale, degli imprenditori ed anche dei lavoratori passa anche e soprattutto da condizioni di serenità, benessere ed equilibrio familiare e personale. I motivi di interesse sono molteplici perché a tutte le imprese può capitare di avere una dipendente, collaboratrice o la stessa imprenditrice vittima di violenza. Bisogna quindi sapere come gestire questa situazione in azienda. Oltre al fatto che le aziende possono essere utili per la ricollocazione delle donne vittime di violenza perchè sappiamo che la violenza economica trova terreno fertile laddove la donna non abbia un lavoro o una sicurezza economica. Le spese per un divorzio sono altissime e sappiamo anche quanto economicamente la donna sia svantaggiata. Inoltre un’azienda attenta alla lotta alla violenza di genere svolge un preziosissimo servizio sociale per la comunità, sarà un’azienda sostenibile con inevitabili ritorni economici e di bilancio. Strumenti efficaci per la gestione della genitorialità in contesti violenti a tutela di donne e minori, l’armonizzazione “lavoro – famiglia” non solo per la cura dei figli ma anche dei parenti anziani o parenti malati la cui cura è spesso delegata alle donne, una fiscalità agevolata per quelli che in Francia chiamano “Parents Isolees” o genitori soli, le agevolazioni abitative per le donne in difficoltà, finanziamenti per la crescita delle imprese femminili che premino l’attenzione alla legalità ed etica, lo sviluppo di quella “sorellanza digitale” che l’intelligenza artificiale metterà sempre più alla prova.

Ed infine un’attenzione al digitale utile anche a combattere la violenza di genere e a promuovere lo sviluppo femminile. Grande importanza al progetto viene data all’educazione nelle scuole con progetti formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere.

Appuntamento al Tempio di Vesta Sabina e Adriano il 25 Ottobre alle 9.30 per “Donne per Roma” con molti personaggi delle istituzioni e della politica oltre ad esponenti dell’imprenditoria italiana ed internazionale

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Fri, 3 Nov 2023 18:08:17 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/498/le-imprese-romane-scendono-in-campo-contro-la-violenza-di-genere sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Dall’impegno delle imprenditrici arriva ‘Futuro Sicuro’, il progetto di Confcommercio Roma contro la violenza sulle donne https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/497/dall-impegno-delle-imprenditrici-arriva-&8216futuro-sicuro-il-progetto-di-confcommercio-roma-contro-la-violenza-sulle-donne

ROMA – Imprenditoria e lotta alla violenza contro le donne, in tutte le sue forme. Sono mondi apparentemente distanti e contrapposti per chi è abituato ad associare la violenza domestica a contesti degradati, a situazioni economiche precarie, a qualcosa da cui la cultura e il benessere rendono immuni. Nei fatti non è così e lo sanno bene le donne imprenditrici del Gruppo Terziario Donna di Confcommercio Roma che da anni lavora attivamente per l’empowerment femminile e la cultura d’impresa e che il prossimo 25 ottobre, alla Camera di commercio di Roma, presenterà il progetto “Futuro sicuro”, che interviene sul tema della violenza contro le donne, con un focus particolare sugli aspetti economici e istituzionali.

“È ora che le associazioni di categoria del mondo dell’impresa e dell’economia si occupino di violenza di genere, perché le imprenditrici sono anche donne e mamme e come tali possono avere storie difficili alle spalle. È importante che anche nelle imprese ci sia consapevolezza sul tema della violenza domestica perché in qualunque azienda può esserci una donna che ne è vittima”, ha dichiarato alla Dire Simona Petrozzi, Presidente di Terziario Donna Roma. Il progetto “Futuro sicuro” parte dalla consapevolezza che la violenza non è solo quella fisica e operata dal partner ma spesso riverbera anche nella società e nelle stesse istituzioni a cui la donna, spesso faticosamente, chiede aiuto. “A troppe madri amorevoli vengono tolti i figli per il maschilismo diffuso nei Tribunali o perché giudici e assistenti sociali non riconoscono che alcuni atteggiamenti sono la conseguenza della violenza dell’ex partner”, prosegue Petrozzi. 

Dall’osservazione delle “best practices” raccolte all’estero, è quindi nato il progetto, che ha come obiettivo principale la revisione della Legge 54 del 2006 sulla bigenitorialità. Anche se, ammette Marina Marconato, avvocata che ha collaborato alla scrittura di “Futuro sicuro”, “in Italia l’impianto normativo non è inadeguato ma non è applicato, intanto per la scarsa conoscenza del fenomeno”.    Per questo, alla base del progetto c’è un’ampia riflessione sulla formazione di giudici e operatori: “Se non c’è formazione di operatori, non se ne viene a capo, nel nostro Paese manca la capacità di valutazione del rischio nei tribunali ma anche nei primi approcci, dalle forze dell’ordine ai servizi sociali, dove la violenza viene scambiata per conflitto di coppia, portando a una parità tra vittima e abusate e innestando procedure sbagliate”.   Nel progetto di Terziario Donna, invece, è prevista “tolleranza zero” verso la violenza e “contatto zero” tra il presunto abusante, la donna che denuncia e i figli. È infatti previsto che in ogni luogo destinatario di narrazioni di violenze (commissariati, servizi sociali etc) ci sia un Ufficio apposito con operatori formati che azionino subito una rete a tutela della donna. “La prima cosa, naturalmente, è la messa in sicurezza della donna e dei figli- spiega l’avvocata- ma non per forza nelle case rifugio: bisogna far sì che le donne abbiano accesso a un’abitazione a carico dello Stato o con convenzioni con privati. In casi estremi, prevediamo una sorta di ‘corridoio umanitario’ in un’altra regione o comune ove poter avere anche un lavoro”. Molte sono le misure previste dal progetto a tutela dei minori coinvolti: il divieto di allontare in modo coatto il bambino da un genitore che non sia comprovatamente violento, l’eliminazione del ricorso di default alle ctu, “che vanno formate in modo accurato a partire dall’analisi del modus operandi personalità abusati e che devono tenere conto delle narrazioni di violenza”, precisa Marconato. I giudici, poi, non portanno basarsi solo su valutazioni delle ctu e, punto di enorme importanza, i minori dovranno essere sempre creduti. Proprio per poter gestire al meglio le testimonianze delle donne e dei minori coinvolti, il progetto prevede degli specifici test, elaborati per le vittime di violenza domestica e al momento non usati nelle ctu: “è un fattore fondamentale- spiega l’avvocata- perché spesso le vittime di violenza hanno sintomi precisi, come vuoti di memoria conseguenti all’esposizione al trauma, che devono essere riconosciuti”. I colloqui, inoltre, dovranno obbligatoriamente essere videoregistrati.   

Il progetto “Futuro sicuro” e tutte le proposte concrete di Terziario Donna verranno presentate il prossimo giovedì 25 ottobre, presso la Camera di commercio di Roma dalle 9.30 alle 13.30 alla presenza, tra gli altri, dell’assessora alle Attività produttive e alle pari opportunità del Comune di Roma, Monica Lucarelli, e dell’assessora allo Sviluppo economico, commercio, artigianato, industria, internazionalizzazione della Regione Lazio, Roberta Angelilli.

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Fri, 3 Nov 2023 18:00:07 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/497/dall-impegno-delle-imprenditrici-arriva-&8216futuro-sicuro-il-progetto-di-confcommercio-roma-contro-la-violenza-sulle-donne sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Le imprese romane attive contro la violenza di genere https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/496/le-imprese-romane-attive-contro-la-violenza-di-genere

L’Appuntamento sarà al Tempio di Vesta Sabina e Adriano il 25 Ottobre alle 9.30. L’Evento “Donne per Roma – Chi dice donna dice Futuro”. L’Organizzazione: Confcommercio Terziario Donna Roma, con molti personaggi delle istituzioni e della politica oltre ad esponenti dell’imprenditoria italiana ed internazionale.

I recenti casi di violenza su donne e minori hanno scosso l’opinione pubblica, e hanno rimarcato l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgere di femminicidi e violenze. Ad intervenire in maniera decisa sul tema è appunto la componente femminile di Confcommercio Roma, presieduta da Simona Petrozzi, che è anche Vicepresidente Nazionale: insieme a 12 consigliere del Direttivo dell’associazione romana ha redatto un progetto ampio ed innovativo “FuturoSicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il PIL del nostro paese e territorio.

“Grande importanza, nel progetto – spiega direttamente Simona Petrozzi – viene data all’educazione nelle scuole, con progetti formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere, e grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere, violenza istituzionale e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere”. Secondo Confcommercio Terziario Donna Roma “la produttività aziendale degli imprenditori ed anche dei lavoratori – spiega una nota – passa anche e soprattutto da condizioni di serenità, benessere ed equilibrio familiare e personale. I motivi di interesse sono molteplici perché a tutte le imprese può capitare di avere una dipendente, collaboratrice o la stessa imprenditrice vittima di violenza. Bisogna quindi sapere come gestire questa situazione in azienda”.

Da rimarcare anche, spiegano gli organizzatori, “che le aziende possono essere utili per la ricollocazione delle donne vittime di violenza perché sappiamo che la violenza economica trova terreno fertile laddove la donna non abbia un lavoro o una sicurezza economica. Le spese per un divorzio sono altissime e sappiamo anche quanto economicamente la donna sia svantaggiata. Inoltre un’azienda attenta alla lotta alla violenza di genere svolge un preziosissimo servizio sociale per la comunità, sarà un’azienda sostenibile con inevitabili ritorni economici e di bilancio”. Partner dell’iniziativa Sanimpresa a fianco delle imprese per sviluppare il benessere aziendale in tutte le sue forme.

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Fri, 3 Nov 2023 17:56:38 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/496/le-imprese-romane-attive-contro-la-violenza-di-genere sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Tiziana Volpes: un nuovo social housing per le donne in difficoltà o vittime di violenza nel progetto “FuturoSicuro” di Terziario Donna Confcommercio https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/495/tiziana-volpes-un-nuovo-social-housing-per-le-donne-in-difficolta-o-vittime-di-violenza-nel-progetto-futurosicuro-di-terziario-donna-confcommercio-

Una delle difficoltà maggiori per le donne, che siano vittime di violenza, è chiaramente ricostruirsi una vita, ricominciare una vita serena. Quali le difficoltà maggiori? Sicuramente il problema che più incide su un nuovo presente è l’indipendenza economica. Spesso per seguire i figli tra scuola e attività pomeridiane e le incombenze di casa, durante il matrimonio una donna rinuncia a lavorare o si vede costretta a lavori part time. Quindi chi perde un tetto dopo la separazione è costretto spesso ad arrangiarsi andando in difficoltà per l’affitto di un immobile e sostenere le spese quotidiane. Succede quindi che la prole venga collocata presso il genitore violento o disfunzionale solo perché ha una casa ed una stabilità economica maggiore rispetto alla madre. Statisticamente infatti le donne sono più svantaggiate economicamente e senza un lavoro stabile ed un immobile in locazione certa o un immobile di proprietà non offrono garanzia per il collocamento della prole in caso di separazione. Queste e tante altre problematiche saranno affrontate mercoledì 25 ottobre presso la sede di Confcommercio nel corso della presentazione del progetto “FuturoSicuro” proposto dal gruppo di imprenditrici romane Confcommercio Terziario Donna Roma, presieduto da Simona Petrozzi, che è anche vicepresidente nazionale. 

Incontriamo l’avvocato nonchè immobiliarista Tiziana Volpes, vicepresidente dell’associazione romana, che ha contribuito alla stesura del progetto, occupandosi delle proposte nel proprio ambito di esperienza lavorativa nell’ immobiliare.

Avv. Volpes, come mai ha deciso di intervenire in prima persona nell’affrontare il problema della violenza sulle donne?

“Ho una esperienza trentennale nell’immobiliare, che mi ha permesso di capire quali risorse siano necessarie per risolvere problemi inerenti alla mia attività e sono convinta che migliorare la vita delle persone contribuisca a rendere migliore la società attuale”.

Come è stato l’ approccio a questo tema?

“Con le altre colleghe imprenditrici di Confcommercio Terziario Donna abbiamo analizzato le cause scatenanti della violenza di genere per poter arrivare poi a capire il modo migliore per intervenire ed aiutare le donne vittime che si ritrovano in difficoltà economica. Un tempo dopo la separazione la casa comiugale veniva assegnata alla donna, ora la legislazione non è più così scontata, anzi. E’ così che una donna che non è indipendente economicamente si vede costretta a subire il conflitto tra le mura domestiche senza poter chiedere aiuto alle istituzioni. Uno strumento come il social housing nasce nel 2008 ma è stato poco utilizzato, per affidare gli immobili a chi ha un reddito molto basso o per consentirne l’acquisto a chi ne avesse la possibilità per un determinato periodo di tempo.

Sarebbe bello se uno strumento del genere potesse essere messo a disposizione anche di donne con bambini a carico anche se il reddito supera l’importo minimo consentito o affidare almeno una precedenza nella locazione stessa. Le istituzioni dispongono di immobili in disuso che potrebbero avere una destinazione idonea anche per le donne vittime di violenza”

All’estero esiste un sistema simile?

All’estero sicuramente esiste un sistema di social housing per anziani autosufficienti (senior housing) per aiutarsi tra loro con il supporto della figura di una badante di condominio. Un’evoluzione di questo sistema potrebbe sicuramente interessare le donne vittime di violenza con il supporto anche di associazioni di volontariato. Stiamo lavorando anche con i vari enti che potrebbero offrire alloggi a canone minimo o gratuito e fondi di garanzia per acquisto immobili da parte di donne in difficoltà.  

Perchè ritiene che le istituzioni possano aderire al vostro progetto?

“Le nostre sono proposte concrete, realizzabili e cercheremo di intervenire presso le istituzioni perchè recepiscano la necessità di un intervento concreto a favore delle donne, spesso vittime di un sistema che non le permette di guardare al futuro con un occhio di speranza”

Appuntamento quindi mercoledì 25 ottobre alle ore 9.30 presso la sede di Confcommercio Roma alla Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Piazza di Pietra per ascoltare la proposta rivoluzionaria delle donne imprenditrici di Confcommercio Terziario Donna Roma.

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Fri, 3 Nov 2023 17:55:13 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/495/tiziana-volpes-un-nuovo-social-housing-per-le-donne-in-difficolta-o-vittime-di-violenza-nel-progetto-futurosicuro-di-terziario-donna-confcommercio- sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Le imprese romane scendono in campo per la tutela delle vittime di violenza di genere https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/494/le-imprese-romane-scendono-in-campo-per-la-tutela-delle-vittime-di-violenza-di-genere

Le imprese di Roma scendono in campo contro la violenza di genere, per tutelare le vittime. I recenti casi di violenza su donne e minori hanno scosso l’opinione pubblica, e hanno rimarcato l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgere di femminicidi. Ad intervenire in maniera decisa sul tema è Confcommercio terziario donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “Donne per Roma” – “Chi dice donna dice futuro” per la presentazione del progetto: “Futuro Sicuro“. Confcommercio terziario donna Roma presieduta da Simona Petrozzi, che è anche vicepresidente nazionale, coinvolgendo il direttivo dell’associazione romana, hanno scritto un progetto ampio ed innovativo “Futuro Sicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il Pil del nostro paese e territorio.

Grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere. Strumenti efficaci per la rivalutazione della maternità, l’armonizzazione “lavoro – famiglia” non solo per la cura dei figli ma anche dei parenti anziani o parenti malati la cui cura è spesso delegata alle donne, una fiscalità agevolata per quelli che in Francia chiamano “Parents Isolees” o genitori soli, le agevolazioni abitative per le donne in difficoltà, finanziamenti per la crescita delle imprese femminili che premino l’attenzione alla legalità ed etica, lo sviluppo di quella “sorellanza digitale” che l’intelligenza artificiale metterà sempre più alla prova. Infine un’attenzione al digitale utile anche a combattere la violenza di genere e a promuovere lo sviluppo femminile. Grande importanza al progetto viene data all’educazione nelle scuole con percorsi formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere.

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Fri, 3 Nov 2023 17:51:19 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/494/le-imprese-romane-scendono-in-campo-per-la-tutela-delle-vittime-di-violenza-di-genere sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
PERCHE’ LE IMPRESE DOVREBBERO OCCUPARSI DI VIOLENZA DI GENERE? https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/493/perche-le-imprese-dovrebbero-occuparsi-di-violenza-di-genere

I recenti casi di violenza su donne e minori in Italia hanno non solo scosso l’opinione pubblica, ma anche toccato le corde di molti parlamentari italiani ed esponenti istituzionali, che hanno espresso l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgenza di femminicidi e violenze.
Ad intervenire in maniera decisa sul tema anche Confcommercio Terziario Donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “DONNE PER ROMA” – “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione del progetto:
FuturoSicuro”.
Confcommercio Terziario Donna Roma presieduta da Simona Petrozzi, che è anche Vicepresidente Nazionale, insieme a 12 consigliere del Direttivo: Marina Marconato, Maria Rita Accatino, Tiziana Volpes, Clara Pedoia, Monica Menichelli, Antonella Lombardi, Elisa D’Arrigo, Eloisa Manfredi, Caterina Flick, Dulce Casadiego, Patrizia Bacciu, Sabrina Fattori hanno scritto un progetto ampio ed innovativo “FuturoSicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il PIL del nostro paese e territorio. Grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere. Strumenti efficaci per la rivalutazione della maternità, l’armonizzazione “lavoro – famiglia” non solo per la cura dei figli ma anche dei parenti anziani o parenti malati la cui cura è spesso delegata alle donne, una fiscalità agevolata per quelli che in Francia chiamano “Parents Isolees” o genitori soli, le agevolazioni abitative per le donne in difficoltà, finanziamenti per la crescita delle imprese femminili che premino l’attenzione alla legalità ed etica, lo sviluppo di quella “sorellanza digitale” che l’intelligenza artificiale metterà sempre più alla prova. Ed infine un’attenzione al digitale utile anche a combattere la violenza di genere e a promuovere lo sviluppo femminile. Grande importanza al progetto viene data all’educazione nelle scuole con progetti formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere.
Redattrice per la parte dedicata agli strumenti pratici ed innovativi per combattere la violenza istituzionale e di genere è l’Avv.Marina Marconato, delegata alla “lotta contro la violenza di genere” del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma.
L’Avv. Marina Marconato, una delle maggiori esperte del tema, è nota alle cronache nazionali per un successo storico ottenuto in una causa presso il Tribunale di Roma, in quanto un uomo è decaduto dalla responsabilità genitoriale a seguito del riconoscimento della violenza psicologica con cui vessava la moglie da anni.
Incontriamo la Dott.ssa Simona Petrozzi e l’Avv. Marina Marconato per capire come nasca il progetto che sarà presentato e come Confcommercio Terziario Donna Roma si inserisca a livello istituzionale per apportare il proprio contributo nella tematica.

Dott.ssa Petrozzi, l’organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la violenza su donne e minori è un problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche globali. Lei ritiene che il problema venga affrontato adeguatamente o necessiti di maggiori interventi legislativi?

“Nel mondo si stima che una donna su tre abbia subito violenza psicologica, fisica o sessuale, solo per il fatto di essere donna. Uno studio condotto dall’OMS ha rilevato che la violenza domestica è la causa principale di morte o di lesioni gravi per donne tra 16 e 44 anni: più importante del cancro, della malaria o degli incidenti stradali.
Il quadro non è migliore in Italia; secondo l’ISTAT, il 30%, ovvero circa 7 milioni di donne, è stata vittima di abusi Si registra inoltre un progressivo aumento dei delitti in ambito familiare ed un inasprimento delle condotte degli abusanti. La violenza domestica colpisce il 37,5% delle mogli o compagne ed è doloroso rilevare che nel 7.5% dei casi la violenza scatta dopo la scoperta di una gravidanza.
Uno dei reati più frequentemente commessi alla chiusura della relazione è lo stalking che spesso rappresenta il gradino subito precedente il femminicidio, il figlicidio o le lesioni gravissime.
Gli atti persecutori sono attuati nel 75% da ex partner della vittima ed il 12% dei casi di stalking si trasforma in omicidio, mentre nel 50% dei casi la vittima riporterà delle lesioni personali ad opera dello stalker.
I dati ci informano che 7 vittime di stalking su 10 subiranno violenza fisica.
La maggior parte dei femminicidi viene commessa attraverso l’utilizzo di un’arma da taglio ed agita entro i 10 mesi successivi alla interruzione della relazione sentimentale.
Questi dati ed i drammatici fatti di cronaca ci mostrano una situazione di emergenza e l’inadeguatezza delle misure sinora adottate”

I recenti casi di femminicidio hanno portato ulteriormente il problema sulle prime pagine dei giornali. In Italia il Presidente Mattarella ha definito la ““Violenza su donne intollerabile barbarie sociale”. Ritiene le istituzioni focalizzate sulla problematica e le sue dinamiche? E perché le associazioni di categoria e le imprese dovrebbero occuparsi di lotta alla “violenza di genere”?

COME TERZIARIO DONNA CONFCOMMERCIO ROMA il tema per noi è vitale perché riteniamo da sempre che il benessere personale e familiare della donna sia assolutamente prodromico allo sviluppo professionale ed imprenditoriale della donna. Le associazioni di categoria hanno sempre più a cuore il fattore umano per lo sviluppo dell’economia di mercato.
All’uopo ho nominato 2 delegate su questi temi: l’Avvocato Marina Marconato come delegata alla lotta contro la “violenza di genere”, una delle massime esperte in Italia di violenza ed abuso narcisistico e la Dr.ssa Maria Rita Accatino, delegata al “fattore umano”: Le imprese non devono restare sorde ai recenti richiami del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. La produttività aziendale, degli imprenditori ed anche dei lavoratori passa anche e soprattutto da condizioni di serenità, benessere ed equilibrio familiare e personale.
I motivi di interesse sono molteplici perché a tutte le imprese può capitare di avere una dipendente, collaboratrice o la stessa imprenditrice vittima di violenza. Bisogna quindi sapere come gestire questa situazione in azienda. Oltre al fatto che le aziende possono essere utili per la ricollocazione delle donne vittime di violenza perchè sappiamo che la violenza economica trova terreno fertile laddove la donna non abbia un lavoro o una sicurezza economica. Le spese per un divorzio sono altissime e sappiamo anche quanto economicamente la donna sia economicamente svantaggiata. Inoltre un’azienda attenta alla lotta alla violenza di genere svolge un preziosissimo servizio sociale per la comunità, sarà un’azienda sostenibile con inevitabili ritorni economici e di bilancio che siamo assolutamente in grado di dimostrare. Ricordiamo la certificazione per la parità di genere che è un esempio concreto di attenzione alle politiche di genere da parte delle imprese.

IIn qualità di Presidente a Roma delle imprenditrici di Confcommercio e come Vicepresidente Nazionale, può dirci cosa fa la vostra associazione in rapporto ai casi di violenza e quale intervento ritenga sia più necessario per la loro tutela? Qual è secondo lei la dimensione patriarcale ancora presente nella società attuale? Come nasce l’idea del progetto che andrete a presentare il prossimo 25 ottobre?

“Il Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma formato da imprenditrici e libere professioniste offre servizi di assistenza, consulenza, formazione, informazione e approfondimento a tutte le donne, imprenditrici o aspiranti tali e libere professioniste che necessitano di supporto per muoversi nel mercato del lavoro e dell’imprenditoria a Roma e provincia. Confcommercio Roma e il Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma da anni promuovono una rilettura delle dinamiche di mercato e nuove visioni di economia efficace. Il terziario di mercato, e in particolare le imprese femminili, possono fare da guida per lo sviluppo di un modello rigenerativo di creazione di valore economico, sociale e ambientale, attraverso laboratori partecipati ed esperienziali, incubatori di idee innovative, per aggregare le diverse istanze e cogliere maggiormente le opportunità offerte dal mercato e dal sistema economico e finanziario. Il Gruppo Terziario Donna Roma supporta una classe imprenditoriale sostenibile, etica, innovativa. Lavora concretamente per l’empowerment femminile e la cultura d’impresa per abbattere concretamente gli squilibri anche familiari che condizionano negativamente il benessere e lo sviluppo delle donne”.

Ritiene che il progetto possa raccogliere il consenso delle forze politiche parlamentari per un vero cambiamento?

“Il nostro progetto è trasversale, prescinde da partiti o idee politiche e logiche ideologiche perché i temi non devono avere colore e sono così urgenti che parlare di preferenze politiche sarebbe pura e perniciosa miopia”

Il progetto affronta anche il tema educativo per aumentare la consapevolezza nelle giovani generazioni, aumentare il rispetto e la costruzione di relazioni sane ed autentiche. La lotta al pornografia online accessibile fin dalla più tenera età che stimola la violenza e le deviazioni nelle relazioni sentimentali. Come pensate di combattere queste tendenze?

Questa tematica è ben affrontata dalla nostra consigliera romana, la Dott.ssa Antonella Lombardi, coach che si occupa della Felicità anche in ambito familiare nei suoi corsi. Secondo la Dott.ssa Lombardi la ricerca il “Marshmellow test: studio della gratificazione ritardata” ha evidenziato che le persone di successo hanno sviluppato sin da piccoli la capacità di ritardare la gratificazione per un premio più soddisfacente.
I giovani devono imparare a gestire le proprie emozioni per trovare vie e soluzioni alternative per il vuoto che avvertono senza cadere in crisi emotive talvolta anche di forte intensità. I femminicidi della cronaca attuale sono una chiara evidenza dell’incapacità di accettare il rifiuto, della conseguente reazione violenta scaturita da comportamenti emotivi incontrollati, dalla smania di possedere tutto e tutti, dalla mancanza di empatia e della mancanza di riconoscere e accettare l’altro con le sue volontà, quasi che l’altra persona sia una parte di Sè stessi, del proprio io, che non è possibile perdere. Ricominciamo dall’educare i figli, fin da piccolissimi. Sostenere il rifiuto delle eccessive richieste o i capricci dei figli richiede energia, calma interiore e soprattutto una conoscenza chiara dei propri valori. Richiede inoltre coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo e non sempre è facile. Ma questo sforzo dei genitori crea uomini e donne forti, in grado di costruire relazioni basate sull’Amore e sul rispetto. Educare quindi le mamme ed i papà ad essere coerenti nell’educazione, nelle regole, nei sentimenti.

Scendiamo ora nel dettaglio dal punto di vista legale con l’Avv. Marina Marconato. Lei in qualità di Delegata di Confcommercio Terziario Donna Roma, grazie alla sua indubbia conoscenza della materia, ritiene che la giustizia italiana debba apportare modifiche dal punto di vista legislativo o è necessario semplicemente una interpretazione univoca giuridica?

“La normativa italiana ha un buon assetto tuttavia si registrano innegabili criticità. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un crescente interessamento dello Stato verso la lotta contro gli abusi domestici attraverso l’emanazione di leggi mirate, L. 54/2001,L.93/2013, c.d. Legge contro il femminicidio, la L. 69/2019, meglio nota come Codice rosso, legge che interviene innovando e modificando la normativa in ambito penale. Tuttavia, si assiste ad un gap del sistema giacchè in troppi casi la violenza non è riconosciuta o viene minimizzata, le leggi e la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia con la L. 77/2013, non vengono applicate, le donne ed i minori spesso rimangono inascoltati o non sono adeguatamente protetti, restando così esposti alle condotte abusanti. Per questo è improcrastinabile dare attuazione ad un intervento multidirezionale ed univoco in tutto il territorio nazionale”

Come ha inciso già nel cambiamento la riforma Cartabia?

“La riforma Cartabia ha il pregio di aver dedicato una sezione apposita per la trattazione dei casi di violenza domestica anche nei procedimenti dinanzi ai tribunali civili interessati delle cause di affidamento dei figli e di separazione e divorzio, riconoscendo, ad esempio, come previsto dalla Convenzione di Istanbul, il divieto di ricorrere alla mediazione. Importante anche il richiamo che si fa alla necessità che i consulenti tecnici del giudice, nell’elaborare le perizie sulla capacità genitoriale, si attengano a criteri oggettivamente validi, escludendo, pertanto, il ricorso ad ideologie o teorie rifiutate dalla comunità scientifica. Gli effetti positivi delle nuove disposizioni dovremo osservarle nel tempo ma certamente rappresentano un segnale positivo”

Sappiamo bene che i femminicidi non possono essere impediti nemmeno dalla Legge, ma come ritiene che si possa limitare la problematica con una corretta prevenzione?

“La vittima di violenza ha bisogno di sentirsi protetta oltre ogni ragionevole dubbio. La vittima di violenza ha necessità di essere creduta ed accompagnata verso uno stato di sicurezza. Le misure previste in Italia vengono applicate con un rischioso margine di discrezionalità tanto che troppo spesso si verificano tragedie annunciate ed evitabili. La vittima di violenza ha fretta, vive in uno stato di pericolo grave, sia fisico che psicologico, e tale stato necessita di una prontezza di azione che non sempre si riscontra da parte delle istituzioni”

Lei si occupa di casi di violenza, ma malgrado l’attuazione del codice rosso spesso le donne continuano a subire pressioni dagli ex compagni soprattutto nei casi di condivisione del rapporto filiare. Ritiene che un uomo violento possa comunque essere un buon padre?

“Un soggetto violento, in qualsiasi forma agisca la violenza, dovrebbe prontamente essere allontanato dalle sue vittime, dovrebbe applicarsi un codice apposito, il codice “contattozero”. La scienza ha accertato che l’esposizione alla violenza determini conseguenze gravissime sia a livello psicologico (disturbo post traumatico da stress, maggiore possibilità di sviluppare disturbi di personalità quali borderline, bipolare, o disturbo dell’apprendimento, abbandono scolastico, maggiore rischio in adolescenza di ricorrere all’uso di sostanze stupefacenti ecc) sia a livello fisico e di crescita. Accade spesso che i tribunali civili riconducano la violenza nell’ambito del mero conflitto di coppia e minimizzino le condotte abusanti, omettendo una seria valutazione del rischio. Si tenga presente che molti soggetti violenti sono anche abili mentitori e manipolatori, si presentano come vittime, o recitano la parte del genitore capace, adeguato ed interessato agli occhi degli assistenti sociali, CTU o Giudici privi di adeguata formazione”

Quali meccanismi si innescano maggiormente a livello giuridico tali da mettere in difficoltà il rapporto madre-figli?

“Dopo l’approvazione della legge 154 del 2006 sull’affido condiviso, il principio della bigenitorialità viene affermato in maniera acritica e nei tribunali si premia la “bigenitorialità a tutti i costi” a prescindere da condotte violente e dalla presenza di procedimenti penali paralleli, ritenendosi che la genitorialità di una persona possa rimanere integra anche se abbia agito con violenza verso l’altro genitore o verso il figlio stesso. Accade così che i figli siano lasciati alla mercé del violento che continuerà ad usarli come strumento di manipolazione, vendetta e controllo sull’ex partner, li farà oggetto di violenze psicologiche devastanti spesso identificabili nell’insulto, ricatto emotivo, prevaricazione e metodi coercitivi o seduttivi, minacce di abbandono. Il figlio che rifiuti il rapporto con il genitore violento non trova protezione ed anzi è costretto a frequentarlo, pena il rischio di essere portato via dal genitore accudente, sovente accusato di essere oppositivo verso la bigenitorialità”

Perché la bigenitorialità sembra diventare un caso per le donne e i loro figli, mentre l’obiettivo legislativo dovrebbe garantire velocemente la possibilità per entrambi i genitori di vedere verificato il rapporto affettivo con i figli? Spesso sembra di entrare in un ginepraio da cui se ne esce dolorosamente da anni con intervento di servizi sociali e un notevole dispendio economico, che anche in questo caso non tutela affatto i figli.

“I tribunali hanno una visione adultocentrica, la tendenza a considerare il principio della bigenitorialità non un diritto del bambino ad essere amato, curato e protetto da un genitore adeguato ma un diritto del genitore a mantenere a tutti i costi la relazione con il figlio. Nei procedimenti per l’affidamento dei minori, la violenza domestica è sistematicamente minimizzata e disconosciuta da moltissimi psicologi e psichiatri forensi, i quali rifiutano di recepire le narrazioni degli abusi e che quasi sempre finiscono per insistere affinchè il rapporto figlio-genitore violento sia comunque garantito sostenendo che, diversamente, l’assenza del genitore ( solitamente il padre) costituisca un rischio evolutivo per il bambino, fuorviando i giudici dall’assunzione di provvedimenti maggiormente idonei e protettivi. Pertanto, laddove sarebbe di preminente interesse valutare la sussistenza della violenza e le ripercussioni psicologiche sul minore proprio in vista della decisione sul suo affidamento, si afferma il contrario Tale ragionamento è di tale assoluta gravità e contrarietà a norme imperative, alla Costituzione italiana, alla normativa internazionale a protezione dei fanciulli da dover comportare una seria riflessione. Il Dott. Paolo Cianconi, psichiatra, psicoterapeuta e Phd in neuroscienze, esperto in traumatologia e personalità abusanti, a tal proposito afferma “un bambino non cresce bene se è esposto alla violenza, alla vicinanza a persone violente, antisociali, agli abusi. Senza entrare troppo nello specifico della psicotraumatologia e delle sue conseguenze nell’età dello sviluppo (disturbi di personalità disturbi post traumatici complex), le teorie scientifiche sono fin troppo chiare: la salute mentale di chi viva in contesti ove siano presenti, costantemente e senza controllo, persone inadeguate, abusive e perverse ne potrebbe risentire. In questo caso esiste un vero e scientificamente provato RISCHIO EVOLUTIVO. Il problema risiede anche in certi operatori della salute mentale che sono inadeguati ai ruoli che rivestono o che hanno una formazione scientifica basata su materiale obsoleto e non aggiornato, pur essendo chiamati a decidere del destino di bambini”.
Secondo un’indagine condotta nel 2013 in Italia i costi derivanti dalla violenza di genere e dei minori è pari a 17 miliardi l’anno, cui devono aggiungersi enormi costi per la perdita economica delle aziende per mancata produttività e sostituzioni, con una stima di 1,1milioni di giorni di lavoro persi a causa della violenza. Senza contare, aggiunge il rapporto, che chi subisca violenza tenda poi a perdere terreno sul mercato del lavoro, per difficoltà di relazione, per le assenze dal posto di lavoro, per gli stati di paura e ansia. Costi che si ripercuotono in questo caso sulle aziende, ma anche sugli istituti di previdenza, o in termini di mancate entrate tributarie per lo stato. E queste sono stime parziali a breve e medio termine, alle quali si devono aggiungere le perdite ed i costi a lungo termine come effetto dei traumi e delle psicopatologie che le vittime di violenza svilupperanno in futuro.
La violenza di genere e la violenza sui minori possono essere arginate. Le misure utili a ridurre il fenomeno e a restituire serenità e dignità alle vittime sono certamente meno costose di quanto non sia il permanere dello stato attuale, essendo giunto il momento che l’Italia, in quanto Stato storicamente sensibile al rispetto ed alla difesa dei diritti umani, compia una sorta di sana rivoluzione del sistema”

Ringraziamo la Dott.sa Simona Petrozzi e l’Avv. Marina Marconato e a questo punto non ci resta che attende l’appuntamento del 25 ottobre a Roma con il workshop “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione di questo progetto innovativo da parte di Confcommercio Terziario Donna.

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Fri, 3 Nov 2023 17:44:45 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/493/perche-le-imprese-dovrebbero-occuparsi-di-violenza-di-genere sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Il 25 ottobre le imprese romane scendono in campo contro la violenza di genere https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/492/il-25-ottobre-le-imprese-romane-scendono-in-campo-contro-la-violenza-di-genere

I recenti casi di violenza su donne e minori hanno scosso l’opinione pubblica e hanno rimarcato l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgere di femminicidi e violenze. Ad intervenire in maniera decisa sul tema Confcommercio Terziario Donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “DONNE PER ROMA” – “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione del progetto: “FuturoSicuro”. 

Confcommercio Terziario Donna Roma, presieduta da Simona Petrozzi che è anche Vicepresidente Nazionale, coinvolgendo il Direttivo dell’associazione romana ha scritto un progetto ampio ed innovativo “FuturoSicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il PIL del nostro paese e territorio.

Grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere. Strumenti efficaci per la rivalutazione della maternità, l’armonizzazione “lavoro – famiglia” non solo per la cura dei figli ma anche dei parenti anziani o parenti malati la cui cura è spesso delegata alle donne, una fiscalità agevolata per quelli che in Francia chiamano “Parents Isolees” o genitori soli, le agevolazioni abitative per le donne in difficoltà, finanziamenti per la crescita delle imprese femminili che premino l’attenzione alla legalità ed etica, lo sviluppo di quella “sorellanza digitale” che l’intelligenza artificiale metterà sempre più alla prova.

Ed infine un’attenzione al digitale utile anche a combattere la violenza di genere e a promuovere lo sviluppo femminile. Grande importanza al progetto viene data all’educazione nelle scuole con progetti formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere.

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Fri, 3 Nov 2023 17:36:08 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/492/il-25-ottobre-le-imprese-romane-scendono-in-campo-contro-la-violenza-di-genere sadmin@vidaengine.it (Vida Superadmin)
Divorzio breve, arriva l’ok della Cassazione: come funziona https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/491/divorzio-breve-arriva-l-ok-della-cassazione-come-funziona

ROMA – La notizia che arriva dalla Cassazione è destinata a rendere meno lunga e penosa la storia del ‘fine amore’. Chiamata a esprimersi dal Tribunale di Treviso, in un mare magnum di interpretazioni di dottrina e diverse sentenze – soprattutto dopo la riforma Cartabia – ha stabilito con la sentenza 11906/23 del 16 ottobre che si può chiedere separazione e divorzio in un colpo solo, con risparmio di tempo e di soldi. Qualcosa che andrà soprattutto incontro a chi si separa senza consenso, ma giudizialmente: quando uno dei due coniugi decide unilateralmente di interrompere il sodalizio e magari ha fretta di formalizzare un altro vincolo.

I tempi tra la separazione e la possibilità di chiedere il divorzio si sono nel tempo via via ridotti, da 5 anni agli attuali 6-12 mesi. Accade quindi spesso che la domanda di divorzio venga proposta mentre è ancora pendente il giudizio di separazione. Le parti, dunque, si trovano in due procedimenti paralleli, con aggravio di costi. L’articolo 473-bis.49 del codice di procedura civile, introdotto dalla riforma Cartabia, permetteva già ora di cumulare le domande di separazione e divorzio: negli atti introduttivi del procedimento di separazione, le parti possono proporre anche la domanda di divorzio. Tuttavia, la domanda di divorzio diventava procedibile solo dopo il decorso del termine (6 in caso di separazione consensuale o 12 mesi in caso di separazione giudiziale). E’ stato proposto per sedare lo stato di incertezza, il rinvio pregiudiziale alla Corte di Cassazione che, con la sentenza 11906/23 del 16 ottobre 2023, ha stabilito che ‘in tema di crisi familiare nell’ambito del procedimento di cui all’art. 473-bis.51 cpc è ammissibile il ricorso dei coniugi proposto con domanda congiunta e cumulata di separazione e scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio”.

Codice alla mano così cambiano le cose, come ha spiegato all’agenzia Dire l’avvocata Marina Marconato, esperta di diritto di famiglia e affidamento dei minori. I tempi per ottenere il divorzio si sono via via ridotti e “una delle conseguenze è che l’orientamento della giurisprudenza che riteneva nulli gli accordi sulle condizioni del divorzio raggiunti al momento della separazione legale non sarà più mantenuto”, puntualizza.

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Articolo completo su dire.it

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Wed, 18 Oct 2023 19:31:02 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/491/divorzio-breve-arriva-l-ok-della-cassazione-come-funziona Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
LE IMPRESE ROMANE SCENDONO IN CAMPO PER LA TUTELA DELLE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/490/le-imprese-romane-scendono-in-campo-per-la-tutela-delle-vittime-di-violenza-di-genere

Le imprese di Roma scendono in campo contro la violenza di genere, per tutelare le vittime. I recenti casi di violenza su donne e minori hanno scosso l’opinione pubblica, e hanno rimarcato l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgere di femminicidi. Ad intervenire in maniera decisa sul tema è Confcommercio terziario donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “Donne per RomaChi dice donna dice futuro” per la presentazione del progetto: “Futuro Sicuro“. Confcommercio terziario donna Roma presieduta da Simona Petrozzi, che è anche vicepresidente nazionale, coinvolgendo il direttivo dell’associazione romana, hanno scritto un progetto ampio ed innovativo “Futuro Sicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il Pil del nostro paese e territorio.

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Articolo completo su laziopolitico.it

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Fri, 6 Oct 2023 19:22:35 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/490/le-imprese-romane-scendono-in-campo-per-la-tutela-delle-vittime-di-violenza-di-genere Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
PERCHE’ LE IMPRESE DOVREBBERO OCCUPARSI DI VIOLENZA DI GENERE? https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/489/perche-le-imprese-dovrebbero-occuparsi-di-violenza-di-genere

I recenti casi di violenza su donne e minori in Italia hanno non solo scosso l’opinione pubblica, ma anche toccato le corde di molti parlamentari italiani ed esponenti istituzionali, che hanno espresso l’urgenza di interventi che possano prevenire l’insorgenza di femminicidi e violenze.

Ad intervenire in maniera decisa sul tema anche Confcommercio Terziario Donna Roma, che ha organizzato per il prossimo 25 ottobre presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriana un evento “DONNE PER ROMA – “CHI DICE DONNA DICE FUTURO” per la presentazione del progetto:
FuturoSicuro”.

Confcommercio Terziario Donna Roma presieduta da Simona Petrozzi, che è anche Vicepresidente Nazionale, insieme a 12 consigliere del Direttivo: Marina Marconato, Maria Rita Accatino, Tiziana Volpes, Clara Pedoia, Monica Menichelli, Antonella Lombardi, Elisa D’Arrigo, Eloisa Manfredi, Caterina Flick, Dulce Casadiego, Patrizia Bacciu, Sabrina Fattori hanno scritto un progetto ampio ed innovativo “FuturoSicuro” che contiene strumenti, politiche urgenti e best practices estere atte a rimuovere gli ostacoli che limitano le donne nella vita sociale, professionale e familiare, per implementare il potenziale femminile per il PIL del nostro paese e territorio. Grande spazio nel progetto è stato dato alla lotta alla violenza di genere e comportamenti abusanti che vivono le donne imprenditrici, le libere professioniste e le donne in genere. Strumenti efficaci per la rivalutazione della maternità, l’armonizzazione “lavoro – famiglia” non solo per la cura dei figli ma anche dei parenti anziani o parenti malati la cui cura è spesso delegata alle donne, una fiscalità agevolata per quelli che in Francia chiamano “Parents Isolees” o genitori soli, le agevolazioni abitative per le donne in difficoltà, finanziamenti per la crescita delle imprese femminili che premino l’attenzione alla legalità ed etica, lo sviluppo di quella “sorellanza digitale” che l’intelligenza artificiale metterà sempre più alla prova. Ed infine un’attenzione al digitale utile anche a combattere la violenza di genere e a promuovere lo sviluppo femminile. Grande importanza al progetto viene data all’educazione nelle scuole con progetti formativi che comprendono, oltre all’educazione sentimentale utile per sviluppare consapevolezza nella differenza fra relazione sana ed abusante, anche la felicità come competenza da apprendere.

Redattrice per la parte dedicata agli strumenti pratici ed innovativi per combattere la violenza istituzionale e di genere è l’Avv.Marina Marconato, delegata alla “lotta contro la violenza di genere” del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma.

L’Avv. Marina Marconato, una delle maggiori esperte del tema, è nota alle cronache nazionali per un successo storico ottenuto in una causa presso il Tribunale di Roma, in quanto un uomo è decaduto dalla responsabilità genitoriale a seguito del riconoscimento della violenza psicologica con cui vessava la moglie da anni.

Incontriamo la Dott.ssa Simona Petrozzi e l’Avv. Marina Marconato per capire come nasca il progetto che sarà presentato e come Confcommercio Terziario Donna Roma si inserisca a livello istituzionale per apportare il proprio contributo nella tematica.

Dott.ssa Petrozzi, l’organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che la violenza su donne e minori è un problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche globali. Lei ritiene che il problema venga affrontato adeguatamente o necessiti di maggiori interventi legislativi?

“Nel mondo si stima che una donna su tre abbia subito violenza psicologica, fisica o sessuale, solo per il fatto di essere donna. Uno studio condotto dall’OMS ha rilevato che la violenza domestica è la causa principale di morte o di lesioni gravi per donne tra 16 e 44 anni: più importante del cancro, della malaria o degli incidenti stradali.
Il quadro non è migliore in Italia; secondo l’ISTAT, il 30%, ovvero circa 7 milioni di donne, è stata vittima di abusi Si registra inoltre un progressivo aumento dei delitti in ambito familiare ed un inasprimento delle condotte degli abusanti. La violenza domestica colpisce il 37,5% delle mogli o compagne ed è doloroso rilevare che nel 7.5% dei casi la violenza scatta dopo la scoperta di una gravidanza.

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Fri, 6 Oct 2023 18:42:21 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/489/perche-le-imprese-dovrebbero-occuparsi-di-violenza-di-genere Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
Patocrazia e governance femminile: come il narcisismo nella storia influenza la carriera e lo sviluppo professionale delle donne https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/488/patocrazia-e-governance-femminile-come-il-narcisismo-nella-storia-influenza-la-carriera-e-lo-sviluppo-professionale-delle-donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e nell’ambito dell’Assemblea Annuale del Gruppo Terziario Donna Confcommercio Roma, si è tenuta ieri la tavola rotonda: “Patocrazia e governance femminile: come il narcisismo nella storia influenza la carriera e lo sviluppo professionale delle donne”. Nel corso dell’incontro, è stato presentato al pubblico il libro “La rivelazione” di Rita Marchesini.

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Wed, 30 Nov 2022 10:01:42 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/488/patocrazia-e-governance-femminile-come-il-narcisismo-nella-storia-influenza-la-carriera-e-lo-sviluppo-professionale-delle-donne Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
Terziario Donna Confcommercio Roma: “Patocrazia e governance femminile: come il narcisismo nella storia influenza la carriera e lo sviluppo professionale delle donne”. https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/487/terziario-donna-confcommercio-roma-patocrazia-e-governance-femminile-come-il-narcisismo-nella-storia-influenza-la-carriera-e-lo-sviluppo-professionale-delle-donne-

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 Novembre e nell’ambito dell’Assemblea annualre del Gruppo, Terziario Donna Confcommercio Roma organizza un incontro in cui verrà presentato al pubblico il libro "La Rivelazione" di Rita Marchesini, a seguire, si terrà la tavola rotonda: "Patocrazia e governance femminile: come il narcisismo nella storia influenza la carriera e lo sviluppo professionale delle donne". 

L’evento si terrà martedì 29 novembre, dalle ore 16:00 alle ore 18.30, e sarà possibile seguire l’evento sia in presenza presso la sede di Confcommercio Roma in Via Marco e Marcelliano 45, sia in diretta streaming su piattaforma Zoom.

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Sun, 20 Nov 2022 09:40:33 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/487/terziario-donna-confcommercio-roma-patocrazia-e-governance-femminile-come-il-narcisismo-nella-storia-influenza-la-carriera-e-lo-sviluppo-professionale-delle-donne- Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
IL PRECURSORI DELLA PAS: DALLA FALSA TEORIA DELLE MADRI FRIGORIFERO ALLA TEORIA DELLA ALIENAZIONE PARENTALE, MISTIFICAZIONE E FALSI MITI SULL’INFANZIA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/460/il-precursori-della-pas-dalla-falsa-teoria-delle-madri-frigorifero-alla-teoria-della-alienazione-parentale-mistificazione-e-falsi-miti-sull-infanzia

La PAS o sindrome da Alienazione Parentale venne ideata nel 1985 da Richard Gardner, medico volontario presso la College of Physicians and Surgeons nella Columbia University. Il suo guadagno derivava dalla professione di esperto forense, expert witness, un perito insomma.

In seguito alla pubblicazione di un articolo sulla PAS, Gardner venne espulso a vita dall’università con la motivazione che era «ignorante nella disciplina di psichiatria e incapace di ragionare secondo il metodo scientifico» L’esistenza della PAS, oggi alienazione parentale, sarebbe un disturbo psicopatologico che colpirebbe il bambino a causa della manipolazione di un genitore che lo porrebbe contro l’altro, suscitando in lui una avversione verso quest’ultimo, è negata dal mondo scientifico e non compare in alcun manuale diagnostico.

Si legga anzi ciò che Richard Gardner scriveva a proposito dei bambini e delle donne.

“La pedofilia intrafamiliare (cioè l’incesto) è molto diffusa ed … è probabilmente un’antica tradizione”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: SALEM WITCH TRIALS REVISITED. CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 119 (1991).

“Il bambino deve riuscire a provare pietà per il padre per la sventura (nella nostra società) di avere tendenze tendenze pedofile. In altri luoghi e in altri tempi, ciò verrebbe considerato normale”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 592 (1992).

“Egli [il pedofilo] è anche stato sfortunato per quanto riguarda il luogo e il periodo temporale in cui è nato per l’atteggiamento sociale nei confronti della pedofilia. Comunque, questi non sono motivi per condannare se stesso”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 593 (1992).

“Penso che tutti possediamo in noi un poco di pedofilia”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 26 (1991).

“Ogni volta che gli accusatori imputano un’accusa, si pongono nella situazione diformarsi un’immagine visuale inconscia dell’incontro sessuale. E ogni volta che in loro si ripete questa scena, gli accusatori gratificano il desiderio di essere coinvolti nelle attività di cui sono accusati i perpetratori nell’immagine visuale. Ogni volta che ci compare l’immagine del bambino abusato sessualmente, gratifichiamo indirettamente i nostri impulsi pedofili”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 25 (1991).

[I bambini abusati sessualmente] si possono considerati fortunati per avere avuto un genitore che ha donato loro una tale gratificazione”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 145 (1987).

La teoria della Pas venne sviluppata nel 1985 e si basò sulle osservazioni personali di Gadner,  spesso a favore di padri accusati di molestie nei confronti dei figli, e non su studi scientifici. La teoria di Gardner non ha fondamento scientifico e prende, invece, le mosse da una personale visione delle donne e dei bambini e della pedofilia. La PAS rappresenta un pericolo serio per i minori abusati o per il genitore maltrattato. Quest’ultimo per timore di vedersi affibbiare un’accusa di alienazione parentale e conseguentemente perdere i propri figli, che correrebbero il rischio di essere tradotti in casa famiglia o collocati proprio presso il genitore maltrattante, potrebbe essere indotto a tacere le violenze subite e a rinunciare a chieder giustizia.

La Pas, altrimenti detta sindrome di alienazione parentale, non è mai entrata nel Dsm e la Cassazione in molteplici sentenze del 2013, 2021, 2022, ne ha recepito la infondatezza e lo stesso è avvenuto da parte del Ministero della Sanità così come dalla normativa sovranazionale tesa a contrastare la violenza domestica. Tuttavia, la PAS è entrata nelle aule dei Tribunali di tutto il mondo nei procedimenti di separazione ed affidamento dei minori, determinando in questi casi un collasso della giustizia.

L’Italia ha un atteggiamento ambivalente giacché da un lato sta recependo le linee guida della Convenzione di Istanbul e dei Trattati a favore dell’Infanzia, dall’altro, nella prassi forense, troppo frequentemente, periti nominati dal Giudice e periti di parte, ritengono di individuare la PAS e di trovare la soluzione nella separazione forzata dei bambini dal genitore (quasi sempre la mamma) ritenuto alienante.

L’ordinanza n. 9691/22 emessa dalla Corte di Cassazione in data 24 marzo 2022 boccia irrimediabilmente il concetto ascientifico della pseudo teoria, in forza della quale, da circa 20 anni, i giudici di merito italiani emettono provvedimenti ablativi della responsabilità genitoriale nei confronti di madri accudenti e presenti, la cui unica colpa sarebbe quella di aver alienato la figura dell’altro genitore agli occhi del minore, il quale, a causa di un presunto condizionamento psicologico, rifiuterebbe il rapporto affettivo con lui. In sostanza, questa teoria postula che

a) la madre è simbiotica e malevola

b)  il bambino che non ha accesso alla figura paterna è a rischio evolutivo, è malato e va curato

c) la madre va allontanata perché responsabile del rischio evolutivo del bambino e/o curata perché anch’essa malata

Tale ordinanza costituisce il RICONOSCIMENTO DELLA BIGENITORIALITA’, principio sancito dalla L.54/06, ma come diritto del minore e NON come pretesa di un genitore contro l’altro. La Corte ricolloca, infatti, il minore e la sua volontà al centro dei procedimenti che lo riguardino, invertendo la posizione adultocentrica della sentenza cassata, che disponeva l’allontanamento coatto del bambino dalla madre, con interruzione sine die dei rapporti con lei ed il suo trasferimento in casa-famiglia e successivo collocamento presso il padre, richiedente tali drammatiche misure.

L’ordinanza riconosce, insomma, i minori non oggetti ma SOGGETTI DI DIRITTO

I tribunali, troppo spesso acriticamente aderenti alle risultanze delle perizie, redatte da psicologi e psichiatri forensi, quasi nella totalità dei casi sostenitori della menzionata teoria (per approfondimenti http://studiolegalemarinamarconato.it/alienazione-parentale-e-narcisismo-patologico-e-psicopatia-connubio-mortale/ ) dispongono, unitamente alla decadenza della responsabilità genitoriale, il prelevamento forzoso del minore dalla propria residenza ed il suo trasferimento coatto presso una casa-famiglia, con sostanziale interruzione di ogni contatto con il genitore decaduto, genitore che, solitamente, è la madre. I provvedimenti aderiscono in toto alle conclusioni delle CTU o alle relazioni degli assistenti sociali, ritenendo a rischio evolutivo bambini in realtà perfettamente sani ed inseriti socialmente.

 Il concetto di rischio evolutivo è un nonsense utilizzato molto frequentemente dai periti forensi che non chiariscono di quale rischio si stia parlando, né attestano quali ne siano i parametri scientifici. In realtà, gli psicologi e psichiatri lontani dal mondo forense non conoscono affatto tale teoria, esclusivamente presente nei manuali forensi scritti dai sostenitori stessi della teoria, poiché non è inserita in alcun manuale e rivista scientifica né nel DSM 5 (Diagnostic and statistical manual of mental disorders) in ragione della sua evidente “ascientificità” dovuta alla mancanza di dati a sostegno». Anche il Ministero della Sanità, con il recente intervento del 29.5.2020, ha precisato che la Sindrome da Alienazione Genitoriale o da Anaffettività Genitoriale «non risulta inserita in alcuna delle classificazioni in uso come la International classification of disease (ICD 10)

La teoria ascientifica descritta, pur con i variabili nomi con cui viene denominata comporta la minimizzazione della violenza contro un genitore (spesso la madre) ed i bambini ed esclude la valutazione delle azioni violente nella scelta del regime di affidamento e di incontro tra i minori ed il genitore soggetto violento. Essa sembra aver avuto origine dalla altrettanto inesistente teoria delle madri frigorifero che tanti danni, al pari di questa, ha recato ai minori ed alle mamme.

Incredibili sono anche le analogie in merito a chi la creò e diffuse, strumentalizzandola al fine di ricevere elevati guadagni e fama.

La teoria delle madri frigorifero si diffuse intorno agli anni sessanta e postulava che l’autismo dipendesse dalla mancanza di attenzioni ed affettività materne. Naturalmente, ormai è acclarato che, al contrario, questa patologia abbia origine da basi genetiche ed ambientali ed è stata fermamente esclusa ogni validità della teoria delle madri frigorifero o che il rapporto tra madre e figlio abbia una qualche attinenza con lo sviluppo delle componenti cliniche della patologia.

Ma perché questa infondata teoria ebbe successo? Leo Kanner, nel 1943, pubblica un articolo quasi contemporaneamente a Hans Asperger, il quale descriverà dei bambini con caratteristiche simili a quelle descritte da Kenner. Tuttavia, Asperger dovette attendere quasi 40 anni perché il proprio lavoro fosse riconosciuto dalla comunità scientifica.

Kenner colpevolizzava i genitori per il disturbo autistico ed il suo lavoro ebbe maggiore diffusione, al contrario, Asperger riteneva che l’autismo dipendesse da fattori biologici. Kanner iniziò a parlare di madri frigorifero, fredde e attente ai bisogni materiali come responsabili della malattia psichiatrica dei figli. Il suo pensiero ottenne risonanza mediatica notevole e trovò, quale strenuo sostenitore, Bruno Bettelheim un esponente estremista che lanciò una campagna mediatica tale da coinvolgere il grande pubblico.

Bruno Bettelheim era un sopravvissuto di un campo di concentramento nazista, emigrato in America dopo la seconda guerra mondiale e divenuto, successivamente direttore della Orthogenic School for Troubled Children alla Università di Chicago. Questa scuola era un centro residenziale ove si attuavano trattamenti per bambini con gravi difficoltà. Bettelheim ottenne un contributo per iniziare degli studi sui bambini e dall’esito di questi report di approfondimento venne fuori il libro che poi divenne un best-seller, The Empty Fortress. In questo libro, Bettelheim affermava che i bambini sviluppassero l’autismo perché le loro madri si rifiutavano di mostrare affetto durante la prima infanzia e non erano state in grado di creare un legame emotivo. Le parole riportate nel testo erano durissime: “Il fattore scatenante dell’autismo infantile è il desiderio del genitore che suo figlio non esistesse” “I neonati, se abbandonati completamente dagli esseri umani prima di essere cresciuti abbastanza per cavarsela da soli, moriranno. E se la cura fisica che hanno ricevuto è sufficiente per la sopravvivenza, ma sono abbandonati emotivamente, o vengono spinti oltre la loro capacità di resistenza, diventeranno autistici”.

Sebbene il libro non fosse un testo scientifico, sfortunatamente, ebbe un grande successo e fece presa su molti lettori inesperti. Il suo lavoro non riportava alcun metodo scientifico circa l’esito dei suoi studi sui bambini, piuttosto era un testo suggestivo ricco di interpretazioni filosofiche e valutazioni personali, che tanto ricordano quelle dell’inventore della PAS e dei suoi seguaci.  Egli, insomma, aveva creato una teoria senza alcuna prova scientifica e senza verifiche tecniche.

Bettelheim attestava il falso, le sue teorie erano sostenute dai giornalisti e mai i risultati delle ricerche ebbero un confronto con altri scienziati (peer review) così come comunemente va fatto, essendosi più volte rifiutato di fornire i dati quando altri medici gli chiedessero le prove di ciò che asseriva giacchè, rispondeva, quello che vedeva con i suoi occhi fosse una evidenza sufficiente.

In realtà, in seguito, alcuni suoi collaboratori dichiararono che Bettelheim aveva un comportamento molto violento all’Orthogenic School, che fosse un uomo dispotico ed autoritario, che punisse severamente anche con umiliazioni e percosse per le più piccole manchevolezze da parte dei bambini.

Bettelheim, quindi, fu responsabile della campagna di odio e disprezzo per la madri di figli autistici che tacciò come madri frigorifero fredde ed indifferenti e, per questo, responsabili della malattia dei figli. In realtà, egli era un uomo violento, un mistificatore che, dietro la maschera di vittima ebrea del nazismo, probabilmente agendo violenza anche nel campo di concentramento in cui fu internato, ove, difatti ebbe una posizione piuttosto privilegiata, ad arte confezionò una teoria ascientifica che gli diede successo, denaro e occasione per perpetrare violenze sui minori. Persino Kanner, nel 1969, ritrattò la propria adesione alla teoria delle madri frigorifero, criticando aspramente il libro di Bettelheim, le cui idee, purtroppo, per decenni furono tenute in alta considerazione.

Il falso mito della madre frigorifero determinò sentimenti di colpevolizzazione e dolore e sembra precorrere quanto accade anni dopo con la teoria della PAS o della madre malevola o simbiotica, costrutto ascientifico inventato e costruito quale strategia meramente processuale a difesa dei genitori abusanti per irretire il genitore denunciante (solitamente la madre cui viene riservato un trattamento vittimizzante) ed ottenere sentenze favorevoli o assoluzioni.

Analogie vi sono anche sulla morte di Bettelheim e di Gardner (inventore della PAS-Alienazione Parentale): suicidio. Bettelheim, difatti, il 12 marzo 1990 si ubriacò di whisky e assunse una grande quantità di psicofarmaci, si infilò un sacchetto di plastica in testa e si diede la morte per asfissia. Gadner, nel 2003, si uccise e dall’autopsia sembra che avesse assunto un mix di farmaci notevole.

Ed ancora, sia Gardner che Bettelheim millantarono titoli accademici mai posseduti. Bettelheim fu un uomo ambizioso e perverso, giunse addirittura ad accusare gli Ebrei di essere stati poco coraggiosi al momento delle torture e della morte. Si rammenti che, internato a Dachau e a Buchenwald, dichiarandosi apolitico, grazie presumibilmente alla propria capacità manipolatoria, riuscì ad evitare la morte. E’ probabile che la scuola nazista, maestra nell’arte della propaganda, lo avesse istruito a dovere su come fosse possibile trasformare un’idea non sostenuta da alcun riscontro oggettivo e scientifico, in concetto incontestabile e farlo assurgere a parametro presso la collettività se ben presentato, sostenuto e diffuso.

Così la sua scuola come la scuola di Gardner, con i suoi seguaci antichi ed attuali, attraverso gli scritti ed i manuali redatti da loro, per mezzo della diffusione sulle riviste forensi o sui social di mezze verità o falsità ( come diffondere la notizia che la alienazione parentale sia stata inserita nel DSM-V o dell’ICD-11 quale problema relazionale ( l’ultima di una lunga serie di bugie e alterazioni), attraverso convegni, seminari, lezioni, sono di fatto sedi di teorie fantoccio.

Richard Pollack scrisse quella che si ritiene la biografia più documentata (1998) su Bettelheim;  nella sua scuola, difatti, fu internato a 6 anni  il fratello Stephen e vi morì cadendo dalle scale.  Bettelheim riferì ai suoi genitori: “si è suicidato. La madre, i genitori, la famiglia, voi ne siete i responsabili”. Richard Pollack trascorse la propria vita nel cercare la verità, scoprendo le incredibili ed oscure vicende che si nascondevano dietro l’apparente benevolenza verso i minori che Bettelheim mostrava e predicava.

Molti pazienti e collaboratori di Bettelheim ammisero le violenze del suo fondatore. Egli, che si vantava di tenere i bambini senza regole, in realtà li plagiava, umiliava, picchiava, abusava sessualmente.

E’ assolutamente necessario che le persone e soprattutto gli operatori prestino attenzione a personaggi e teorie sconfessate dalla evidenza scientifica, bocciate dagli organismi preposti a certificare, sulla base di oggettivi riscontri individuati secondo metodi condivisi, malattie e metodi di cura, prima di dar loro credito devastando la vita a migliaia di persone innocenti.

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* Testo originale [Kanner, 1943, pp. 250]: “One other fact stands out prominently. In the whole group, there are very few really warmhearted fathers and mothers. For the most part, the parents, grandparents, and collaterals are persons strongly preoccupied with abstractions of a scientific, literary, or artistic nature, and limited in genuine interest in people. Even some of the happiest marriages are rather cold and formal affairs. Three of the marriages were dismal failures. The question arises whether or to what extent this fact has contributed to the condition of the children. The children’s aloneness from the beginning of life makes it difficult to attribute the whole picture exclusively to the time of the early parental relations with our patients.”

** Testo originale [Kanner, 1949, pp. 425]: “I have dwelt at some length on the personalities, attitudes, and behaviour of the parents because they seem to throw considerable light on the dynamics of the children’s psychopathologic condition. Most of the patients were exposed from the beginning to parental coldness, obsessiveness, and a mechanical type of attention to material needs only. They were the objects of observation and experiment conducted with an eye on fractional performance rather than with genuine warmth and enjoyment. They were kept neatly in refrigerators which did not defrost. Their withdrawal seems to be an act of turning away from such a situation to seek comfort in solitude.”

http://www.brainmindlife.org/terribilebettelheim.htm

 

 

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Wed, 14 Sep 2022 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/460/il-precursori-della-pas-dalla-falsa-teoria-delle-madri-frigorifero-alla-teoria-della-alienazione-parentale-mistificazione-e-falsi-miti-sull-infanzia Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
DONNE E VIOLENZA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/466/donne-e-violenza

Secondo l’ Organizzazione Mondiale di Sanità “la violenza contro le donne rappresenta un problema di salute pubblica di proporzioni epidemiche globali”

Secondo la stima pubblicata a giugno 2019 dalla  Banca Dati EURES sugli Omicidi Dolosi in Italia, progettata per poter realizzare approfondimenti specifici su singoli aspetti e/o caratteristiche del fenomeno omicidiario (analisi vittimologiche, analisi del movente, indici di rischio, assi relazionali tra vittima e autore, incidenza del fenomeno di disagio e degrado sociale), mentre diminuiscono gli omicidi in generale, sono in costante aumento quelli in ambito domestico.  

Le donne uccise nel nostro Paese muoiono quasi esclusivamente per mano di un famigliare o partner o ex partner, stiamo In Italia nel 2018 un omicidio su due (49,5%) è commesso in famiglia. Fenomeno in crescita nei primi 5 mesi del 2019 (+10,3%). Nel 2018 il 49,5% delle vittime degli omicidi volontari commessi in Italia è stato ucciso all’interno della sfera familiare o affettiva: parlando dell’83,4% delle vittime femminili

La violenza contro le donne è nascosta entro le mura domestiche o all’interno della relazione sentimentale e non viene denunciata a causa della paura, della vergogna, o della comune accettazione, come se tanto è  In almeno il 64,6% dei casi in cui le vittime sono state uccise con armi da fuoco, l’assassino risultava in possesso di un regolare porto d’armi (in diversi casi per motivi di lavoro), confermando quindi la necessità di controlli più accurati, soprattutto in presenza di situazioni stressanti o comunque “a rischio” (ad esempio una separazione o la grave malattia di un familiare stretto).normale così.

In almeno il 64,6% dei casi in cui le vittime sono state uccise con armi da fuoco, l’assassino risultava in possesso di un regolare porto d’armi (in diversi casi per motivi di lavoro), confermando quindi la necessità di controlli più accurati, soprattutto in presenza di situazioni stressanti o comunque “a rischio” (ad esempio una separazione o la grave malattia di un familiare stretto).

La violenza psicologica, cioè gravi episodi di denigrazione, svalorizzazione, controllo, gelosia ossessiva, colpisce 4 donne su 10.

La violenza morale si identifica in una serie ben definita di azioni, omissioni, linguaggio e modalità di interazione, la quale, ripetuta sistematicamente nel tempo, è volta a svilire, umiliare, incatenare, destabilizzare ed infine deprogrammare l’identità della vittima.

La violenza psicologica non necessariamente sfocia nelle percosse. Inoltre, sarebbe un gravissimo errore ritenere che l’uccisione della vittima sia l’ultimo gradino della scala infernale costituita da violenza psicologica-violenza fisica- femminicidio.  Sono, difatti, numerosi i casi di donne e figli uccisi senza che si fossero mai verificati episodi di violenza fisica.

E’ bene tenere a mente due dati:

-la violenza psicologica precede sempre sia l’omicidio, sia le lesioni gravissime (si pensi alle vittime sfigurate dall’acido o dal fuoco);

– la violenza psicologica precede sempre la violenza fisica.

Per tali motivazioni, riconoscere i tratti distintivi di questo mostro invisibile è di fondamentale importanza sia per il singolo individuo, affinché abbia modo e facoltà di salvare la propria vita e preservare la propria salute mentale, sia per le istituzioni, i giudici, gli avvocati, i medici e gli operatori che lottano contro la violenza.

La violenza psicologica, a differenza di quanto accade in Irlanda, che con il Domestic Violence Act entrato in vigore a gennaio 2019, in Francia, in Inghillterra e nel Galles, Paesi in cui l’abuso psichico è un reato, in Italia non è tipizzata. Tuttavia, alcuni degli atti attraverso cui si realizza sono puniti dalla legge e danno diritto a forme di tutela e di risarcimento. Purtroppo, vi è una difficoltà evidente ad identificarne i contorni, sia da parte della vittima sia da parte della legge.

La condotta di colui che denigra con frasi sprezzanti e sorriso ambiguo, i silenzi, le prevaricazioni, intervallate da momenti di tenerezza artatamente concepite, i tradimenti multipli, le fughe e i ritorni ciclici, la colpevolizzazione e l’atteggiarsi a vittima, da parte del soggetto abusante, costituiscono violenza morale e come tale rappresentano una lesione inferta alla salute psichica e fisica ed una violazione dei diritti civili, che la legge e, prima di essa, la Costituzione, tutela. Le vittime, confuse dall’andamento sovente ambiguo dell’abusante, tendono non solo a non reagire ma neppure a riconoscere l’abuso. La violenza morale è insidiosa ed imprigiona, rende la persona incapace di reagire. Molte vittime, nonostante in passato abbiano avuto relazioni sane, finiscono nel labirinto della violenza morale e vi rimangono come fossero paralizzate. Riconoscere nel partner un aggressore è assolutamente complicato. I sentimenti verso di lui, lo stato di prostrazione psichica in cui versa la vittima e la mancata conoscenza dei tratti distintivi della violenza psicologica, sono tra le ragioni per le quali si rimane paralizzati nella relazione abusante.

Estremamente pericoloso è recarsi ALL’ULTIMO APPUNTAMENTO, molte donne sono state uccise o sfigurate

La Convenzione di Istanbul, la Costituzione e le leggi vigenti ti tutelano ed hai diritto ad essere difesa gratuitamente a spese dello Stato.

La gelosia ossessiva non è amore, l’insulto e le critiche sprezzanti e ripetute nel tempo non sono amore, i tradimenti seriali non sono amore, ma sono tutti comportamenti riconducibili alla violenza relazionale. I ti amo gettati là e contraddetti dal contesto in cui le parti si muovono o dal comportamento concreto, sono ami con cui soggetti immaturi o disturbati cattureranno persone alla ricerca disperata di un amore da film romantico o persone che hanno una bramosia di essere amate a tutti i costi.

La tolleranza deve essere pari a zero. Le modalità disfunzionali non possono essere né tollerate né agite in modo compartecipe. Ogni persona può e deve scegliere di salvaguardare la propria dignità ed i propri confini psichici, emotivi e fisici. Le cause di incapacità di autotutela.

Il concetto di mobbing familiare comporta una serie di comportamenti, alcuni dei quali potrebbero avere autonoma rilevanza penale, che vengono ripetuti costantemente in danno del partner. Tali comportamenti si concretizzano una serie di vere e proprie vessazioni, soprattutto di tipo psicologico, che portano il soggetto destinatario a subire un costante svilimento della propria personalità, ad annullare la propria autostima. Così, ad esempio, dai semplici apprezzamenti negativi sulle capacità di gestione del menage familiare, si passa alla costante denigrazione dell’aspetto fisico, delle capacità del partner, alla sistematica demolizione dell’integrità della personalità mediante l’insulto, il rifiuto di ogni apprezzamento e via dicendo.  Il  mobbing coniugale è determinato dai comportamenti su descritti e dalla ripetitività nel tempo, insomma perché vi sia mobbing è necessario che tali atteggiamenti siano divenuti una modalità relazionale e non rivestano, quindi, il carattere della transitorietà.

La Cassazione, (tra le ultime) nella sentenza N. 10285/2018), ha più affermato che, per potersi parlare di mobbing sono necessari i seguenti elementi:

a) una serie di comportamenti di carattere persecutorio, che, con intento vessatorio, siano posti in essere contro la vittima in modo miratamente sistematico e prolungato nel tempo;

b) il danno alla salute, alla personalità o alla dignità della vittima che, nel nostro caso, è un componente del nucleo familiare.

d) l’intento persecutorio che deve muovere il colpevole e portarlo a realizzare tutti i comportamenti lesivi. Si parla, a riguardo, di un dolo specifico ossia della volontà che deve sorreggere ogni singola condotta mobbizzante, volontà rivolta a realizzare il danno nella vittima.

Quale è’ il disegno del mobber? La distruzione del partner. Un vero e proprio disegno posto in essere al fine di operare una eliminazione della sua personalità.

Segnali tipici sono:

giudizi offensivi e atteggiamenti irriguardosi

atteggiamenti di disistima e di critica aperti e teatrali

rifiuto di collaborare alla realizzazione dell’indirizzo familiare concordato

tentativi di sminuire il ruolo in famiglia

continue imposizioni della propria volontà in relazione a scelte familiari

azioni volte a sottrarre beni comuni alla coppia

coinvolgimento continuo di terzi nelle liti familiari.

Il mobbing familiare può essere attuato all’interno della coppia genitoriale in seguito alla separazione o al divorzio. Segnali possono essere costituiti dalle minacce, dalle campagne di denigrazione e delegittimazione familiare e sociale, dal tentativo di sminuire il ruolo genitoriale agli occhi del figlio.

Qualora l’illecito rientri nella fattispecie di reato di cui all’art. 570 c.p. (violazione degli obblighi di assistenza familiare) o art 572 c.p. (delitto di maltrattamenti in famiglia), la risposta sanzionatoria penale sarà fornita anche dai nuovi strumenti di tutela previsti dal legislatore con la l. n. 54/2001 in tema di tutela contro i soprusi nell’ambito della famiglia.

Tuttavia, per sottrarsi alla violenza ed allo sfruttamento si deve recuperare la capacità di azione, di difesa, la autostima ed i propri confini.

Diversamente rispetto a quanto accade in altre ipotesi, la persona offesa dai reati agiti in ambito familiare o sentimentale, ha incapacità di reazione immediata (sopporta in silenzio per mesi o anni), è ambivalente,  interrompe la relazione ma poi torna a riappacificarsi, denuncia ma poi ritira la querela. Ciò si verifica per molteplici ragioni che vanno dalla deprogrammazione psichica causata dalla violenza subita, al senso di vergogna, alla paura, alla illusione di salvare il rapporto disfunzionale. 

VIOLENZA CARNALE

Le statistiche parlano, nel nostro Paese di 11 stupri al giorno e circa il 21% delle donne (pari a 4,5 milioni) sarebbe stata vittima di ricatti sessuali, molestie o violenza carnale; tuttavia, le vittime denunciano il colpevole solo nel 10% dei casi.

E’ aberrante rilevare infine che 7 stupri su 10 sono commessi da persone vicine alla vittime: partner o ex partner, parenti stretti, docenti, datori di lavoro, amici. Andando ad analizzare i dati forniti dalla indagine ISTAT del 2014, si legge che sono i partner e gli ex partner addirittura nel 100% dei casi a forzare le vittime  ad una attività sessuale ritenuta umiliante, così come a costringere la donna ad avere rapporti sessuali con più persone siano nel 93% dei casi sempre i partner ed ex partner, il 7 % estranei. Ancora, le vittime sono costrette a rapporti sessuali indesiderati e vissuti come violenza nel  92% dei casi dal partner ed ex partner, la restante percentuale è rappresentata da familiari e conoscenti e solo il 2% da estranei.

VIOLENZA FISICA

Queste percentuali sono pressochè le stesse rispetto ad altre tipologie di delitti contro le donne. Spintoni, calci, pugni, tentativi di strangolamento o strangolamento, tentativi di ustionare o ustioni, pugnalate o minacce con coltelli avvengono soprattutto per mano degli ex partner e dei partner e solo una parte esigua da estrenei (dal 2 al 10%). Ciò sta a significare che il soggetto violento vive in casa, vive negli ambienti della vittima, la conosce, la frequenta ed ella ha un forte legame emotivo e psicologico con lui che, all’opposto, l’ha  cosificata.

 LO STALKING

Sebbene la violenza in seno alla famiglia non sia prerogativa esclusivamente maschile, va detto che circa il 75% delle vittime è di sesso femminile, percentuale che sale addirittura al 90% in relazione al reato di atti persecutori di cui all’art. 612 bis c.p., il cd Stalking.

Introdotto con la Legge n.38/2009 e successivamente modificato nel 2013, il reato di stalking è punito con la reclusione da sei mesi a 5 anni ed è perseguibile a querela della persona offesa. Ma chi è lo stalker? Ne proveremo a tracciare l’identikit, dai dati delle Procure e dei Tribunali. Lo stalker, nel nostro Paese è un uomo, la cui età si aggira tra i 40 ed i 50 anni, nell’82% dei casi italiano, nella maggioranza dei casi non ha mai avuto condanne penali, di classe media, a volte alcolista o tossicodipendente ma più frequentemente inserito nel contesto sociale e professionale, magari affetto da un disturbo di personalità che, in ogni caso, non gli impedisce di avere una vita nella norma. Insomma, lo stalker è una persona malata o dedita all’uso di sostanze, ma molto spesso, perfettamente mimetizzata in ambito sociale e, quindi, scarsamente riconoscibile. Il termine stalking deriva dal mondo venatorio ed indica l’inseguire una preda, espressione che ben evidenzia la cosificazione che l’agente fa della persona perseguitata, cui non viene riconosciuto il diritto di determinarsi in autonomia. Il 75% degli stalker ha, difatti, avuto una relazione sentimentale con la vittima, l’interruzione della quale fa scattare gli atti persecutori. È d’uopo rilevare che integrano gli estremi del reato, oltre agli appostamenti ed inseguimenti, tutti quegli atti finalizzati a limitare la libertà di scelta, di determinazione, di privacy della persona cui sono diretti, tali da comportare l’insorgere di ansia e patologie connesse, modificazioni alla propria vita (quali cambiare strada di percorrenza, luoghi di frequentazione ecc.). La condotta punita è l’insieme reiterato di tali atti, tra cui vanno annoverati sms, telefonate, contatti sui social ecc..

Il 12% dei casi di stalking si trasforma in omicidio e sette vittime su dieci non subiranno soltanto l’atteggiamento invasivo del soggetto ma diverranno bersaglio di violenza fisica che, nella metà dei casi, si tradurrà in lesioni personali. Ciò che, tuttavia, l’ordinamento giuridico, i giudici e, prima di essi, la società e, purtroppo, le stesse vittime non hanno recepito pienamente è che l’esplosione della violenza fisica non è altro che una evoluzione della modalità di distruzione posta in essere dai soggetti abusanti   in un proprio oggetto.

CODICE ROSSO Legge n. 69 del 19 luglio 2019.

La legge conosciuta come CODICE ROSSO prevede, per reati quali maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale, che la polizia giudiziaria informi immediatamente il PM che, entro 3 giorni, deve assumere informazioni dalla persona offesa. Le pene risultano inasprite dalla norma per gli autori dei suddetti reati e ed stato contemplato il reato di identità in caso di sfregio al volto e il revenge porn, ossia la diffusione illecita di materiale inerente la sfera sessuale.

Tuttavia, è bene rilevare che il violento non cesserà di essere tale se rischia uno o due anni in più, non legge gli articoli del codice prima di stuprare, picchiare e, ammettendo che lo faccia, francamente se ne frega. Il violento aderisce a due codici alternativi: quello culturale che gli impone di punire il partner che si sia ribellato a soprusi e relazione abusante perché lo ritiene soggetto non idoneo ad autodeterminarsi (cultura machista e patriarcale che plasma, in modo magari poco manifestato anche l’Italia) o il disturbato psichico e/o dedito all’uso di droghe ed alcool.  Per entrambe le categorie, vessare, umiliare, picchiare, distruggere, uccidere ben vale il carcere. Ne sono esempi i molteplici casi di cronaca di omicidio-suicidio (se arrivano ad uccidersi quanto possono essere frenati dal rischio di un anno di galera in più?) o dalle scene di omicidi in cui l’autore si consegna spontaneamente ribadendo, con una certa arrogante soddisfazione, al magistrato “non sono pentito”

La violenza di genere si ferma anche facendo formazione ed informazione: l’operatore istituzionale, poliziotto, avvocato, medico, docente di scuola, assistente sociale deve saper riconoscere i segni di pericolo, deve saper distinguere la conflittualità familiare, che presuppone una posizione paritetica tra le parti e la violenza nelle sue diverse manifestazioni della violenza psicologica o fisica.

Avv. Marina Marconato

 

 

 

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Fri, 1 Jul 2022 18:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/466/donne-e-violenza Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
COVID-19: L’ISOLAMENTO SOCIALE E GLI EFFETTI SULLA MENTE: LA PAROLA ALLO PSICHIATRA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/464/covid-19-l-isolamento-sociale-e-gli-effetti-sulla-mente-la-parola-allo-psichiatra

La Pandemia generata dal virus SARS- Cov-19 ha fermato sempre più la libera circolazione delle persone e, nei Paesi che, prudentemente, hanno attivato imposizioni tese alla sospensione delle attività lavorative, scolastiche ed, in generale, sono ricorse alla limitazione drastica degli spostamenti, ciascuno di noi, quasi improvvisamente, si è ritirato nelle proprie case ed ha interrotto la frequentazione con gli altri.

E, se in un primo momento, si è registrata una reazione abbastanza positiva e la gente, in massima parte, ha apprezzato la possibilità di fermare la propria corsa quotidiana, se i giovani hanno accolto la notizia della chiusura delle scuole con curiosità e piacere, il repentino e progressivo restringimento dei motivi che consentivano gli spostamenti, il bombardamento delle notizie che attestano quotidianamente l’avanzare del COVID-19, l’assenza, ad oggi, di un vaccino e di farmaci risolutivi, le immagini degli operatori sanitari sfiniti da turni massacranti, l’intasamento, in molte zone del Paese, dei reparti preposti alla cura dei contagiati, il moltiplicarsi dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva, ha reso evidente a tutti di come si stia  consumando una tragedia di proporzioni globali, della quale nessuno conosce l’esito né tantomeno la durata né è in grado di fare una realistica previsione  di quali conseguenze essa porterà con sé sia in termini di perdita di vite umane sia in termini di impatto economico.

Un peso enorme, insomma, è caduto sulle spalle di ognuno di noi.

Abbiamo chiesto al Dott. Paolo Cianconi, medico psichiatra e psicoterapeuta, quali ripercussioni l’isolamento sociale avrà sugli uomini.

Dott. Cianconi cosa sta accadendo?

“La situazione attuale è a tutti gli effetti una situazione straordinaria. La situazione straordinaria stimola azioni, pensieri, comportamenti e comunicazioni straordinari. Siamo sottoposti a condizioni straordinarie in cui sussistono dinamiche molto diverse da ciò cui siamo abituati. A tutti gli effetti oggi comandano le leggi delle epidemie. Le epidemie sono le situazioni estreme, fanno parte dei cosiddetti “cambi di regime dei contesti”, cui appartengono le aree belliche, le catastrofi economiche, gli sconvolgimenti climatici. Quindi non si tratta di fenomeni trascurabili, bensì di sistemi ove tutto ciò che conosciamo diventa radicalmente e rapidamente diverso. Le società vengono trasportate in un “cambio di regime” ed anche i gruppi, le famiglie e le persone ne sono coinvolte. Sono state selezionate delle nuove leggi a protezione delle infezioni. Oggi è l’assemblaggio, cioè la conformazione del virus e le sue caratteristiche a decidere queste leggi, e non noi. Noi dobbiamo per ora ritirarci in una dimensione più modesta, meno esposta ed attendere.

Per il nostro corpo, ci troviamo davanti a tutte queste leggi, imposte dalla pandemia: le leggi del confinamento in casa, le leggi della separazione e dell’allontanamento sociale, le leggi di selezione dei contatti umani e delle persone che ci sono care ma sono anche a rischio, le leggi della sospensione dei diritti, la legge della sospensione del lavoro, le leggi di una economia della pandemia.

Queste condizioni sottopongono la nostra mente a stress e disagi, perché ci dobbiamo confrontare con una cosa che non è comune. Per molte persone significa scoprire parti sensibili e sconosciute di loro stessi.”

Come stanno reagendo, a suo parere, le persone a questo isolamento sociale?

“Molte persone stanno reagendo bene, è probabile che alcune persone entreranno in crisi psicologiche. Questa cosa riguarda sia le persone che erano già in difficoltà per motivi psichici o di stress da lavoro, relazionale, o per problemi medici/psichiatrici, e sia alcune persone che non erano in difficoltà psicologiche prima ma che lo diventano ora. La chiusura, la separazione dai propri affetti, l’impossibilità di uscire all’ aperto, il rimanere chiusi in case piccole, questo, unito alla paura di contagio ed alle inquietudini sul futuro, renderanno molte persone più vulnerabili.”

Lei quali misure ha adottato con i suoi pazienti? 

“In qualità di medico psichiatra e di psicoterapeuta, ho dovuto trasportare i controlli terapeutici, le valutazioni psicodiagnostiche e le psicoterapie via telefono ed attraverso piattaforme on line e via web.

Quando ho dovuto proporre alle persone, che facevano psicoterapia o colloqui di sostegno a studio, di continuare le sedute per via telefonica o attraverso le videochiamate, alcuni pazienti hanno preferito sospendere, perché “non era la stessa cosa” rispetto ai colloqui di persona.

Questi pazienti hanno rinviato i controlli e i colloqui psicologici a fine epidemia. Tuttavia, a distanza di una sola settimana, molti stanno richiamando perché si trovano in difficoltà e perché, al disagio che avevano prima si è aggiunta anche la difficoltà di stare chiusi in casa, l’incertezza, le relazioni continuative con i conviventi e la difficoltà a gestire psicologicamente le notizie negative  che ascoltano di continuo.

A questo gruppo, fra l’altro, si stanno aggiungendo persone che chiedono colloqui e che non facevano psicoterapia né incontravano lo psichiatra prima degli avvenimenti del Covid-19.”

Cosa Le hanno chiesto queste persone che prima non seguivano una psicoterapia?

“Queste persone hanno scritto via mail o hanno chiamato chiedendo di poter parlare di cosa gli accadeva, dei propri pensieri e delle proprie emozioni, alcuni hanno chiesto colloqui psicologici di sostegno o di entrare in psicoterapia, altre persone hanno chiesto visite psichiatriche per controlli farmacologici o per impostare terapie psichiatriche. Queste persone hanno già chiaro che si deve fare tutto o quasi via web o via telefono. Hanno dovuto sostenere un passaggio cognitivo (di adattamento) in meno perché sapevano già che non si poteva fare altrimenti, stando appunto le attuali disposizioni.”

Quali consigli può dare per fronteggiare le conseguenze del distanziamento sociale?

“Ricordiamo che non ci sono ricette per tutti. Ognuno di noi potrebbe trovarsi in difficoltà in un  modo specifico e potrebbe avere bisogno soprattutto di capire che cosa gli stia succedendo, cosa fare, cosa NON fare, come organizzarsi, come controllarsi, eccetera

Quindi, il mio invito è questo: se trovate in difficoltà contattate il vostro psicoterapeuta anche se non può vedervi direttamente o il vostro psichiatra oppure, anche se, prima d’ora, non lo avete mai fatto, prendete atto che potrebbe servirvi un aiuto psicologico in questa situazione straordinaria.”  Dott. Paolo Cianconi, mail:  pcianco@gmail.com

Ogni cambiamento comporta la necessità di adeguamento e di resilienza, caratteristiche che non tutti riescono ad attivare autonomamente ed in tempi rapidi.

Se avete bisogno, chiedete aiuto, rivolgendovi sempre a persone di comprovata competenza perché, ed è un rischio aggiuntivo nei periodi di caos e di destabilizzazione di massa, potreste cadere nelle mani di approfittatori e persone non qualificate, soprattutto in questa epoca di web-professionisti e web-associazioni di dubbia affidabilità.

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente sito, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL SITO E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.
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Wed, 29 Jun 2022 12:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/464/covid-19-l-isolamento-sociale-e-gli-effetti-sulla-mente-la-parola-allo-psichiatra Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
I PROCEDIMENTI DI AFFIDAMENTO DEI MINORI NELLE IPOTESI DI VIOLENZA DOMESTICA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/445/i-procedimenti-di-affidamento-dei-minori-nelle-ipotesi-di-violenza-domestica

VIOLENZA DI GENERE E DOMESTICA

Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3

In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.

I dati del Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale aggiornato al 6 marzo 2022 evidenzia che:

  • nel 2021 sono stati 119 gli omicidi con vittime di sesso femminile, a fronte dei 117 dello stesso periodo del 2020
  • le donne uccise in ambito familiare/affettivo nel 2021 sono state 103 a fronte delle 101 del 2020
  • le donne vittime di partner o ex partner nel 2021 sono state 70, a fronte delle 68 del 2020
  • gli omicidi con vittime di sesso femminile nel 2019 ammontarono a 111
  • le donne uccise in ambito familiare/affettivo nel 2019 sono state 94
  • nel primo semestre 2021 secondo il Report semestrale della Polizia di Stato le donne uccise in ambito familiare affettivo per mano del partner o ex partner sono state l’89%
  • riguardo il movente, nel primo semestre 2021 il 44% delle donne è stata uccisa per “lite/futili motivi”

I PROCEDIMENTI GIUDIZIARI PER L’AFFIDAMENTO DEI MINORI

I procedimenti di affidamento dei minori, nelle ipotesi di violenza domestica mancano della corretta valutazione. Sebbene la Suprema Corte di Cassazione, negli ultimi anni, abbia emesso sentenze o ordinanze particolarmente significative, fornendo ai giudici di merito precise indicazioni in ordine alla necessità di indagine circa lo stato psico-fisico dei minori, le motivazioni sottese ad eventuali rifiuti di questi ultimi ad incontrare uno dei due genitori, alla imprescindibilità dell’ascolto diretto del bambino e del rispetto della sua volontà in quanto soggetto di diritto, sebbene vi sia un orientamento teso a salvaguardare la bigenitorialità ma, prima di essa, a tutelare la sicurezza e gli interessi specifici nel singolo caso di ciascun ragazzo, nonostante siano stati vari i richiami affinchè, nelle perizie disposte dai  giudici, ci si attenesse a criteri scientifici, la giustizia civile si rileva carente, a volte contraddittoria, sovente stereotipata, frequentemente predisposta verso la c.d. vittimizzazione secondaria delle vittime, parti deboli del processo.

Si assiste, su tutto il territorio nazionale, salvo lodevoli eccezioni, ad un appiattimento delle modalità processuali che comportano disposizioni di affidamento intrise di criticità, adultocentriche, in contrasto con le norme concepite per la tutela dalla violenza.   

Le carenze registrate meritano una menzione dettagliata.

MEZZI ISTRUTTORI

Ogni processo garantisce la facoltà per le parti di dimostrare i propri assunti e di motivare quindi le proprie richieste in forza di fatti che il giudice deve accertare affinchè essi diventino i presupposti in forza dei quali disporre provvedimenti ritenuti idonei. Orbene, nel processo di famiglia, raramente sono ammessi i mezzi di prova (ad es.  prova testimoniale, interrogatorio formale) richiesti dalle parti. E’ evidente che il processo, a parere della scrivente, sia menomato poiché, nell’ambito familiare, il Tribunale deciderà sovente senza aver avuto contezza dei fatti, delle azioni, delle mancanze con la conseguenza grave di non avere elementi per valutare gli eventuali pericoli. Questo approccio è reso maggiormente pericoloso dalla vigenza della L. 54/06, la quale stabilisce l’affidamento condiviso dei figli e sancisce il principio della bigenitorialità quale cardine delle modalità di affidamento. Tale assetto, adeguato alle situazioni non pregiudizievoli costituisce, al contrario, un rischio elevato laddove ci si trovi di fronte ad una dinamica familiare disfunzionale e violenta. Per tali ragioni, sarebbe di primaria importanza, prima di assumere qualsivoglia provvedimento, anche provvisorio, di affidamento, collocamento e frequentazione dei figli, accertare se le narrazioni di violenza, abuso, trascuratezza rispondano al vero o meno e si dovrebbero, al contrario, nelle more dell’indagine istruttoria, adottare provvedimenti che garantiscano in via cautelativa l’incolumità fisica o psicologica delle presunte vittime. 

CTU- CONSULENZE TECNICHE DI UFFICIO

 Il Tribunale ordinario ed il Tribunale per Minorenni, in assenza di accordo, molto frequentemente, dal Sud al Nord Italia, invece, si limitano a disporre, quasi di default, le CTU, Consulenze Tecniche di Ufficio, affidando l’incarico ad ausiliari iscritti negli Albi dei Tribunali. Questi professionisti sono psicologi o psichiatri forensi, ai quali è demandata una responsabilità di fatto sostanziale e decisiva circa le sorti della causa e circa il destino dei minori coinvolti. Mi preme sottolineare che la psicologia forense non sia una psicologia a parte, ovvero non si basa (meglio non dovrebbe basarsi) su criteri scientifici e diagnostici diversi rispetto alla psicologia e psichiatria clinica ma nella realtà dei fatti essa sembra essersi ricavata nei decenni una strada alternativa, a volte parallela, a volte totalmente avulsa, dalla scienza.

Un aspetto, peraltro, spesso taciuto è che il costo delle perizie ricada sulle parti stesse, l’abbiano o meno richiesta ed è un costo abbastanza elevato (intorno ad Euro 3000-5000) cui deve aggiungersi il costo per il proprio CTP (consulente tecnico di parte) che parteciperà alle operazioni peritali (Euro 3500-5000). In fase di espletamento della perizia, le parti coinvolte svolgeranno una serie di colloqui e di test (MMPI-2, Rorschach, test specifici per i minori) e osservazione della triade genitori-figli mentre giocano, padre-figli, madre-figli, all’esito dei quali, il perito forense rassegnerà le proprie conclusioni circa la personalità dei genitori, la capacità genitoriale e lo stato psico-fisico dei bambini. Orbene, laddove la donna (molto più raramente l’uomo) narri le violenze fisiche, psicologiche, in ogni sua tipica accezione (isolamento economico e sociale, manipolazione, denigrazione, gelosia ossessiva, gaslighting, bugia patologica ecc) (v http://studiolegalemarinamarconato.it/violenza-psicologica-riconoscerla-difendersi/) molto frequentemente il CTU, che riveste il ruolo di pubblico ufficiale, sebbene sia tenuto per legge ad esaminare gli atti e i documenti depositati dalle parti al fine di stendere la perizia, ed anzi a segnalare all’autorità giudiziaria le ipotesi di reato di cui abbia notizia in occasione dell’esercizio delle sue funzioni,  afferma:

  1. che non sia suo compito accertare o valutare la violenza
  2.  che il suo compito sia esclusivamente basato sul qui ed ora, ovvero su ciò che stia accadendo davanti ai suoi occhi, non essendo importante ciò che sia accaduto prima dell’inizio delle operazioni peritali o durante la pregressa vita familiare
  3.  che non sia l’ambito del processo civile quello in cui si possa esaminare e decidere tenendo conto della violenza domestica e che sia soltanto il giudice penale a poterlo fare
  4.  che, nonostante la richiesta della parte, sia superflua l’audizione di familiari, parenti o del pediatra, soggetti in realtà spesso a conoscenza del contesto di violenze
  5.  che sia fondamentale per la crescita sana del minore la frequentazione ed i pernottamenti con il padre anche in presenza di racconti e/o documenti di violenza o di procedimenti penali in corso ed anche in caso di rifiuto del minore di incontrarlo
  6. che il rifiuto della figura genitoriale del minore, senza essere accuratamente indagato, venga automaticamente correlato ad un presunto atteggiamento denigratorio ed ostativo della madre, atteggiamento da abbattere totalmente poiché ritenuto la causa del rifiuto del minore verso l’altro genitore, minore che, se non forzato ad avere contatti frequenti con lui, è a rischio evolutivo. In questo caso parliamo della PAS-Sindrome della Alienazione Parentale- sindrome della madre simbiotica, costrutto ascientifico messo severamente al bando anche da recentissime pronunce della Corte di Cassazione, per la cui disamina si invita a leggere gli articoli 
    http://studiolegalemarinamarconato.it/io-resto-qui-i-minori-e-la-protezione-della-corte-di-cassazione-no-alla-alienazione-parentale-e-alla-bigenitorialita-forzosa/
    http://studiolegalemarinamarconato.it/pas-sindrome-da-alienazione-genitoriale-le-folli-parole-su-donne-e-bambini-del-suo-ideatore-richard-gardner/

Altro aspetto rilevante, che ritengo contrario alle norme vigenti in materia di violenza domestica, è che non siano MAI somministrati alle parti ed ai minori test specifici per le vittime di violenza, test di cui i CTU sembrano non avere alcuna conoscenza o non voler adottare. Questo diniego fa sì che l’eventuale stato di ansia, paura, diffidenza, trauma delle vittime non sia né accertato né, se accertato, sia ricondotto agli abusi subiti ma, al contrario e paradossalmente, sia utilizzato come elemento negativo per la vittima stessa, la cui personalità può apparire come destabilizzata, non idonea e da correggere.

Come su accennato, il consulente tecnico d’ufficio è un pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio (artt. 357, 358 c.p.). Si definiscono PUBBLICI UFFICIALI i soggetti che esercitino una pubblica funzione legislativa, giudiziaria amministrativa. L’articolo 64 c.p.c. equipara espressamente il consulente tecnico ai periti ai fini delle norme penali che riguardano questi ultimi. Il comma 2 dell’art. 64 c.p.c stabilisce che: “in ogni caso, il consulente tecnico che incorre in colpa grave nell’esecuzione degli atti che gli sono richiesti, è punito con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda sino a € 10.329“. La norma prosegue affermando che come effetto della condanna si applica la sospensione dall’esercizio della professione per un periodo che va da 15 giorni a 2 anni. L’essere qualificato come pubblico ufficiale comporta l’applicazione dell’art. 319 ter c.p. che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni se i fatti di cui all’art 318 c.p. (corruzione per l’esercizio della funzione) e 319 c.p. (corruzione propria) sono compiuti per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo. Il CTU può incorrere nel reato di FALSA PERIZIA (art. 373 c.p.): “il perito… che, nominato dall’autorità giudiziaria, da parere o interpretazioni mendaci, o afferma fatti non conformi al vero, soggiace alle pene stabilite nell’articolo precedente. La condanna importa, oltre l’interdizione dai pubblici uffici, l’interdizione dalla professione o dall’arte”. Si intende proteggere l’interesse del cittadino danneggiato dal reato, potendo la falsa perizia o consulenza arrecare offesa al patrimonio oltre che alla libertà e all’onore del privato. Il reato di falsa perizia:

La falsità può consistente nel:

  • dare pareri mendaci. Il falso è dato dalla divergenza tra il convincimento reale e quello manifestato dal perito nell’elaborato prodotto in giudizio.
  • affermare fatti non conformi al vero.

È necessario distinguere rigorosamente l’errore o anche la cattiva qualità della prestazione professionale con la dolosa alterazione del vero. l consulente tecnico d’ufficio è responsabile per il contenuto delle affermazioni inserite nella relazione scritta o comunque per le dichiarazioni effettuate in relazione all’incarico commessogli quando tali affermazioni abbiano carattere diffamatorio.

L’art. 598 c.p. prevede la non punibilità delle offese contenute negli scritti presentati dinanzi all’autorità giudiziaria quando le offese concernono l’oggetto della causa, non si applica al consulente tecnico di parte nel giudizio civile. Il consulente però non è una parte processuale né un difensore.

AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI

Un’altra modalità frequentemente adottata dai Tribunali, nei casi di quella che viene definita relazione conflittuale della coppia genitoriale, la quale, in realtà, è una situazione riconducibile alla violenza perpetrata da un  partner ai danni dell’altro e/o dei figli, è quella di disporre l’affidamento dei minori al Servizio Sociale territorialmente competente o di disporre un monitoraggio del nucleo familiare  da parte degli assistenti sociali, con onere di relazionare periodicamente il Tribunale circa l’andamento dei rapporti tra genitori-figli.

Accade nella quasi totalità dei casi che i provvedimenti indicati non forniscano alcuna indicazione dettagliata circa i reali compiti, oneri, facoltà e poteri del Servizio Sociale né che sia predisposto un progetto o sia determinata la durata né che vi sia condivisione con le parti, con evidente lesione del diritto del contraddittorio e del diritto di difesa.

I Servizi Sociali, sovente sovraccarichi di pratiche, con problemi di risorse umane e di competenze specifiche sulla violenza di genere, si trovano pertanto, sulla carta, ad essere gli affidatari dei bambini, cui dovrebbero essere demandate tutte le decisioni inerenti la loro vita, dalle scelte scolastiche a quelle mediche. In verità, sovente, il Servizio Sociale si limita a tentare una mediazione inducendo le parti a trovare accordi sulle decisioni che riguardino i figli ed, in difetto, a relazionare negativamente il Tribunale, con analisi spesso superficiali della situazione, con una sistematica rinuncia a distinguere le singole responsabilità dei due genitori, determinando, da un lato, il blocco rispetto alle scelte necessarie, dall’altro, a stereotipare l’andamento disfunzionale, tacciato di nuovo come conflittuale.

Al genitore vittima di violenza, spesso, rivittimizzato, sovente spaventato dagli stessi operatori da cui dovrebbe essere aiutato, che, invece, spingono verso accordi non equi o rinunce alle denunce depositate dietro la minaccia di perdere completamente i propri figli.

Non sono infrequenti i casi di relazioni di assistenti sociali che omettono parole, racconti delle vittime, che si dimostrino non super partes. E’ agevole intuire quanto sia praticamente impossibile per la parte lesa dimostrare l’inadeguatezza o la non veridicità del contenuto delle relazioni che sono contestabili solo per querela di falso, considerato anche che i colloqui e le convocazioni avvengano senza contraddittorio e senza la presenza dei difensori e non siano videoregistrati.

Rilevante è anche la norma di cui all’art. 331 c.p.p che disciplina l’ipotesi in cui i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio che, nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un reato perseguibile di ufficio, devono farne denuncia per iscritto, anche quando non sia individuata la persona alla quale il reato è attribuito. 2. La denuncia è presentata o trasmessa senza ritardo al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria. 3. Quando più persone sono obbligate alla denuncia per il medesimo fatto, esse possono anche redigere e sottoscrivere un unico atto. 4. Se, nel corso di un procedimento civile o amministrativo, emerge un fatto nel quale si può configurare un reato perseguibile di ufficio, l’autorità che procede redige e trasmette senza ritardo la denuncia al pubblico ministero. L’art. 361 c.p. prevede l’omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale. Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare all’Autorità giudiziaria, o ad un’altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue funzioni, è punito con la multa da euro 30 a euro 516. La pena è della reclusione fino ad un anno, se il colpevole è un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria, che ha avuto comunque notizia di un reato del quale doveva fare rapporto. Le disposizioni precedenti non si applicano se si tratta di delitto punibile a querela della persona offesa.”

E’ d’uopo rammentare che rientrano tra i reati procedibili d’ufficio:

ART. 572 c.p.: MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA:

Se qualcuno viene maltrattato in famiglia, da intendersi famiglia in senso lato (anche convivenze, altri familiari) e si richiedono comportamenti ripetuti nel tempo; anche la violenza psicologica rientra nel reato di maltrattamenti. Procedere con una DENUNCIA

ART. 612 c.p.: MINACCIA:

Se qualcuno viene minacciato in modo grave (p.e. di morte) o con armi. Procedere con una DENUNCIA

ART. 582 c.p.: LESIONE PERSONALE:

Lesione fisica e psichica con prognosi superiore a 20 giorni. Procedere con una DENUNCIA

ART. 583 c.p.: CIRCOSTANZE AGGRAVANTI LESIONE PERSONALE:

Lesione fisica e psichica grave o gravissima. Procedere con una DENUNCIA

ART. 583 bis c.p.: PRATICHE DI MUTILAZIONE DEGLI ORGANI GENITALI FEMMINILI:

Lesione ai genitali femminili e varie pratiche di mutilazione genitale (clitoridectomia, escissione e infibulazione). Procedere con una DENUNCIA

ART. 610 c.p.: VIOLENZA PRIVATA:

Se una persona viene costretta con violenza o minaccia a fare o omettere qualcosa, ad esempio: dover andare con qualcuno, non poter uscire ecc. Procedere con una DENUNCIA

ART. 629 c.p.: ESTORSIONE:

Se una persona viene costretta con violenza o minaccia a fare o omettere qualche cosa, procurando a sé un danno, mentre l’autore del reato procura a se stesso un ingiusto profitto, ad esempio: firmare un contratto, donare qualcosa, ecc. Procedere con una DENUNCIA

ART. 609 c.p.: VIOLENZA SESSUALE:

Chiunque con esplicito consenso o con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, compie atti sessuali con un minore fino ai 14 anni.

Chiunque commette atti di violenza sessuale di gruppo. La violenza sessuale di gruppo consiste nella partecipazione, da parte di più persone riunite, ad atti di violenza.  Procedere con una DENUNCIA

ART: 612 –bis c.p.: “STALKING” (ATTI PERSECUTORI):

Chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta un minore o una persona con disabilità in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva, ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. Procedere con una DENUNCIA

ART. 571 c.p.: abuso di mezzi di correzione o di disciplina –:

Chiunque abusa dei mezzi di correzione o di disciplina in danno di una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, ovvero per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi. Se dal fatto deriva una lesione personale, si applicano le pene stabilite negli articoli 582 e 583, ridotte a un terzo; se ne deriva la morte, si applica la reclusione da tre a otto anni (572).

Il CTU, concorrendo con il giudice a definire il caso e a dare contenuti alla sentenza, esercita sia pure indirettamente una funzione giudiziaria.

I giudici, quasi nella totalità dei casi, basano le sentenze sulle conclusioni delle CTU, senza compiere ulteriori valutazioni ed accertamenti.

INCONTRI PROTETTI-ASSISTITI

Al Servizio Sociale è anche demandata l’organizzazione degli incontri protetti ed assistiti tra genitore e figli. Bambini anche molto piccoli sono costretti a recarsi presso la sede degli uffici in cui ha sede l’Ufficio preposto, in orari compatibili con il turno di lavoro degli adulti e non del ritmo di vita dei fanciulli, per incontrare anche forzatamente il genitore magari violento o il genitore che, non avendo saputo costruire un rapporto affettivo autentico con il figlio, venga da quest’ultimo rifiutato. Inutili ed anzi pericolosi gli eventuali tentativi della madre (o più raramente del padre) di supportare il bambino che si opponga a tali incontri, durante i quali, non raramente è posto sotto pressione dagli stessi operatori (assistenti sociali, psicologi 0 educatrici che dipendono da cooperative di cui il Servizio Sociali si appoggia) affinchè sia felice e voglioso di stare insieme, amare e giocare felice con il padre, di cui magari ha invece paura, o che rappresenti un estraneo.

Si comprende con difficoltà il senso di tutto questo appiattimento che reca disagio, sofferenza e che determina una ingiustizia nella ingiustizia.

La bi-genitorialità ha un enorme ed incontestabile valore per ciascun fanciullo ma non è né deve essere un concetto astratto e vuoto in cui collocare tutte le situazioni, altrimenti vi è il rischio, che in molti tristi casi è purtroppo divenuto realtà, che diventi, mi si perdoni la metafora colorita, una sorta di pentolone dello stregone in cui ogni bambino è calato.

La volontà, le emozioni dei minori, le loro emozioni, le loro paure, i loro desideri sono assolutamente inascoltati e, se ascoltati per obbligo processuale, non sono accolti, spesso sono contrastati. I racconti dei bambini, infine, sono sovente non creduti, al pari dei racconti delle donne.     

La Commissione di Inchiesta sul femminicidio ha recentemente accertato centinaia di casi nei quali i bambini sono stati sottratti alla madre con la forza a causa di provvedimenti di decadenza della responsabilità genitoriale non perché fosse stata accertata una condotta di maltrattamenti o incuria della stessa verso la prole ma solo a causa dell’insistenza della donna a voler veder riconosciuta la violenza e ad ottenere tutela e protezione per sé e per i figli dall’abusante. Anche la Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere dal titolo ‘La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli”, approvata il 20 aprile e di prossima pubblicazione, ha accertato che  nel 96% delle cause di separazione giudiziale in cui si riscontra violenza domestica, i Tribunali ordinari non ne tengono conto per decidere sull’affido dei figli ed anche nei casi in cui la violenza sia riconosciuta i minori nel 54% sono affidati alla madre, ma con incontri per lo più liberi con il padre violento.

Uno Stato di diritto deve tenere conto delle leggi nella loro complessità e varietà, non sceglierne una preferenziale.

Uno Stato di diritto deve garantire che i Giudici non rinuncino alla loro funzione, non abdichino in favore di una casta o l’altra, si formino in modo puntuale su ogni aspetto inerente la materia affidata, non omettano di assumere prove, non agiscano secondo schemi rigidi e stereotipati.

Uno Stato di diritto deve occuparsi di sorvegliare che siano rispettati i dettami della scienza, della legalità e della Costituzione da tutti coloro che siano chiamati ad esercitare le proprie funzioni con potere giudiziario, amministrativo e sanitario, anche e soprattutto ove vi siano minori coinvolti e deve garantire adeguate e severe sanzioni per chiunque li violi.

Uno Stato di diritto deve saper salvaguardare, prima di ogni altro diritto, i diritti dei più deboli e dei più indifesi.

                                                                                                                                              Avv. Marina Marconato

 

 

 

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Sun, 1 May 2022 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/445/i-procedimenti-di-affidamento-dei-minori-nelle-ipotesi-di-violenza-domestica Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
Commissione Famiglia Ordine Avvocati di Velletri-elenco uffici assistenti sociali https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/462/commissione-famiglia-ordine-avvocati-di-velletri-elenco-uffici-assistenti-sociali

PRESENTAZIONE

Si rende disponibile l’elenco dei Servizi Sociali di ciascun Comune facente parte del circondario del Tribunale di Velletri, con tutti i dati che è stato possibile fino ad ora reperire, tenuto conto del periodo di emergenza sanitaria che sta coinvolgendo, con un carico di lavoro straordinario, le singole Amministrazioni.

Detto elenco sarà, comunque, aggiornato semestralmente.

Il presente lavoro è stato coordinato dalla Referente della Commissione Famiglia dell’Ordine degli Avvocati di Velletri, l’Avv. Anna Scifoni, compilato grazie al lavoro di ricerca effettuato da tutti i membri della Commissione e redatto dall’Avv. Tiziana Annicchiarico.

La Referente della Commissione Famiglia

Avv. Anna Scifoni

I membri della Commissione Famiglia

Avv. Tiziana Annicchiarico

Avv. Calogera Rosaria Barraco

Avv. Valentina Biaggi

Avv. Andrea Bizzarri

Avv. Daniela Caponi

Avv. Lara Caschera

Avv. Daniela Cassandra

Avv. Alessandra Castaldo

Avv. Francesco D’Alessandro

Avv. Daniela Folliero

Avv. Beatrice Guerrini

Avv. Fabrizio Lanzi

Avv. Marina Marconato

Avv. Raffaele Paolone

Avv. Roberta Petrillo

ELENCO IN ORDINE ALFABETICO DEI COMUNI

  1. Comune di Albano Laziale
  2. Comune di Anzio
  3. Comune di Ardea
  4. Comune di Ariccia
  5. Comune di Artena
  6. Comune di Carpineto Romano
  7. Comune di Castel Gandolfo
  8. Comune di Ciampino
  9. Comune di Colleferro
  10. Comune di Colonna
  11. Comune di Frascati
  12. Comune di Gavignano
  13. Comune di Genzano di Roma
  14. Comune di Gorga
  15. Comune di Grottaferrata
  16. Comune di Labico
  17. Comune di Lanuvio
  18. Comune di Lariano
  19. Comune di Marino
  20. Comune di Monte Compatri
  21. Comune di Monte Porzio Catone
  22. Comune di Montelanico
  23. Comune di Nemi
  24. Comune di Nettuno
  25. Comune di Pomezia
  26. Comune di Rocca di Papa
  27. Comune di Rocca Priora
  28. Comune di Segni
  29. Comune di Valmontone
  30. Comune di Velletri 

COMUNE DI ALBANO LAZIALE

Via S. Francesco, 10 –
Albano Laziale (RM) 00041

servizisociali@comune.albanolaziale.rm.it
servizi.sociali@pec.comune.albanolaziale.rm.it

Servizio Famiglia 06/93295428/429
Reddito di cittadinanza (Sportello PON) 06/93295435

Sportello Lavoro (Progetto “Albano Lavora”

sportellolavoro@comune.albanolaziale.rm.it 06/93295427

SEGRETARIATO SOCIALE
D.ssa Raffaella Grosso raffaella.grosso@comune.albanolaziale.rm.it 06/93295432

RESPONSABILE
Dott. Mauro Gasperini mauro.gasperini@comune.albanolaziale.rm.it 06/93295424

DIRIGENTE
D.ssa Simona Polizzano simona.polizzano@comune.albanolaziale.rm.it 06/93295436

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Valentina Alberti 06/93295440
Dott. Mauro Gasperini 06/93295424
D.ssa Raffaella Grosso 06/93295432

D.ssa Paola Capoleva 06/93273936
339/4085906

ISTRUTTORI AMM.VI
D.ssa Patrizia Ammannito 06/93295433
D.ssa Valentina Celma 06/93295423

D.ssa Alessandra Pagliaroli 06/93295434
D.ssa Letizia Ercolani (collaboratore 06/93295430
professinale)
SERVIZIO TUTELA MINORI E DONNE
06/93295438 – 439
SPORTELLO DONNA
tutelaminoriedonne@comune.albanolaziale.rm.it.
06/93295431

SPORTELLO ANTIUSURA
sportello.antiusura@comune.albanolaziale.rm.it
06/93295442
ASL RM 6
D.ssa Chiara Simonelli 06/93273180
366/6627650
DISTRETTO SOCIO SANITARIO RM
6.2 (Comuni di Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Nemi)
distrettorm6.2@comune.albanolaziale.rm.it
06/93295433- 421
Valentina Alberti (Resp. Procedimento valentina.alberti@comune.albanolaziale.rm.it
06/93295440
amm.vo)
SOVRAMBITO RM 6 (utenti e familiari affetti da Alzehimer)
D.ssa Simona Polizzano (coordinatore) servizisociali@comune.albanolaziale.rm.it

PICCOLO SOVRAMBITO RM 6.2+RM 6.5 servizisociali@comune.albanolaziale.rm.it

Distretto RM 6.2 (Comuni di Albano,
Ariccia, Castel Gandolfo, Genzano di
Roma, Lanuvio, Nemi)

Distretto RM 6.5 (Comuni di Velletri e Lariano)
Teresa Agostinelli (Velletri) Giulia Tocci (Velletri)

ufficiodipiano@comune.velletri.rm.it 06/96101203-206
06/96101201

Daniela Sinibaldi (Lariano) 06/96499244
06/96499257
PROGETTI
Dopo di Noi LIS
Centro Antiviolenza

RESPONSABILE

Via di Villa Adele, 2 – Anzio (RM) servizi.sociali@comune.anzio.roma.it
servizisociali.comuneanzio@pec.it

06/98499407-419

D.ssa Manuela Scaringella
/Servizi sociali ed istruzione)

DIRIGENTE

manuela.scaringella@comune.anzio.roma.it 06/98499407-419

interno-407

D.ssa Angela Santaniello angela.santaniello@comune.anzio.roma.it

ASSISTENTI SOCIALI
Dott. Roberto Clavari roberto.clavari@comune.anzio.roma.it
Dott. Alberto D’Orso (psicologo) alberto.dorso@comune.anzio.roma.it
D.ssa Antonella Giardino antonella.giardino@comune.anzio.roma.it interno -415
D.ssa Rosaria Pezzuti (psicologa) rosaria.pezzuti@comune.anzio.roma.it interno 412
D.ssa Ester Lecata ester.lecata@comune.anzio.roma.it interno 475

RESPONSABILE
D.ssa Diana Di Pietro (neuropsichiatra infantile)

DIRIGENTE
Dott. Raffaele Gualtieri (neuropsichiatra infantile)

Villa Albani, Padiglione Campagna

  • Via Aldobrandini – Anzio (RM)

tsmree@aslrm6.it 06/93276479 Lun.-Ven. 8,00-15,00 Mar.-Giov. Fino
alle 18,00

RESPONSABILE
Sabrina Tovalieri

DIRIGENTE
Gianluca Faraone

Via Laurentina Km
32,500 – Ardea (RM)

uff.sociali@comune.ardea.rm.it 06/87608772
06/87777054

Giov. 9,00-11,00

D.ssa Valentina Giannola

valentina.giannola@comune.ardea.rm.it

Addolorata Piro addolorata.piro@comune.ardea.rm.it

ASL DISTRETTO H4
Consultorio familiare Ardea/Tor S. Lorenzo

V.le dei Tassi, 14 – Marina di Ardea (RM) 00040

06/93276158 Mart.-Merc.-Ven.
8,30-10,30
(prenotazioni) Mart.-Merc.-Ven. 8,30-13,30
(erogazione prestazioni)

COMUNE DI ARICCIA

RESPONSABILE
Giorgio Brunori gbrunori@comunediariccia.it 06/93485236

DIRIGENTE
Claudio Fortini

Lun. 15,30-17,30 Mart.
8,30-11,00
Giov. 8,30-11,00 e
15,30-17,00

D.ssa Ilenia Chiarelli ichiarelli@comunediariccia.it 06/93485240
D.ssa Francesca Pace fpace@comunediariccia.it 06/93485267
Dott. Flavio Asselta fasselta@comunediariccia.it 06/93485318
D.ssa Elisabetta Stoppani estoppani@comunediariccia.it 06/93485241

COMUNE DI ARTENA

V.le I Maggio s.n.c. –
Artena (RM)

06/95191076
Fax. 06/9515119

Mart.-Merc.-Giov. 9,00-14,00
Ven. 9,00-12,00

Orsola Lanna servizisociali@comune.artena.rm.it 06/95191065

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Vincenza Latini

CARPINETO ROMANO    

Via Giacomo
Matteotti s.n.c.

servizisociali@carpinetoromano.it 06/97180029
Fax. 06/9710048

Lun.-Mar.-Merc. 9,00-13,00
Mar.-Merc. 14,00-16,00

RESPONSABILE
D.ssa Eleonora Romanelli

eleonoraromanelli@carpinetoromano.it 06/97180028
Fax 06/97180028

Lun.-Mart.-Merc. 9,00-14,00

D.ssa Francesca De Rosa 06/97180029
Fax 06/9710048

D.ssa Sara De Giuli (supplente)

COMUNE DI CASTEL GANDOLFO

RESPONSABILE
Giovanni Meconi giovanni.meconi@comune.castelgandolfo.rm.it 06/935918226

Virginia Cozzolino virginia.cozzolino@comune.castelgandolfo.rm.it 06/935918227

D.ssa Maria Cristina Nardini

mariacristina.nardini@comune.castelgandolfo.rm.it 06/935918204 Mart. 15,30-17,30
Merc. 9,30-11,00

DIRIGENTE
Avv. Giovanni Giaquinto giaquinto@comune.ciampino.roma.it 06/79097454

RESPONSABILE
D.ssa Maria Pisaturo

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Maria Pisaturo pisaturo@comune.ciampino.roma.it 06/79097309 Fax 06/7922356
D.ssa Federica Catallo D.ssa Eleonora Sebastiani D.ssa Francesca Gremigni D.ssa Francesca Arena D.ssa Ilaria Cembalo

 COMUNE  DI COLLEFERRO   

RESPONSABILE

P.zza Italia n. 1 –
Colleferro (RM)

06/97203201 –
06/97203224
Fax. 06/97303636

Lun.-Merc. 9,00-13,00
Giov. 15,30-17,30

Alessandra Conti conti@comune.colleferro.rm.it 06/7203202

D.ssa Alessandra Conti

D.ssa Maria Cristina Canali

06/97203225 –
06/97203202

 COMUNE DI COLONNA   

P.zza Vittorio Emanuele
II, 5 – Colonna (RM)

sociale@comune.colonna.roma.it Mart. 15,30-17,00
Giov. 9,30-11,00

RESPONSABILE
Alessandro Stocco

D.ssa Maria Chiara Vollaro

assistente.sociale@comune.colonna.roma.it 06 9473101 tasto 6
e
06 9473101 tasto 7 (da utilizzare esclusivamente per contattare l’Assistente sociale)

Mart. 15,00-17,00
Giov. 10,00-12,00

 COMUNE DI FRASCATI  

D.ssa Silvana Di Pietro

assistentesociale@comune.frascati.rm.it

D.ssa Gianna Potenza assistentesociale2@comune.frascati.rm.it

Via Enrico Fermi, 2 – Frascati (RM) 00044 (III piano)


Via Malpasso d’Acqua snc – Rocca Priora (RM) 00079 (I
piano c/o Casa della Salute)

COMUNE  DI GAVIGNANO    

Via Padre
Angelo Cerbara, 80

comunegavignano@interfreepec.it 06/9703033-333
Fax. 06/9703364

Merc. 9,00-13,00
Giov. 15,00-17,30

D.ssa Chiara Cacciotti (attualmente in maternità)

06/9703033
Fax 06/9703364

D.ssa Erika Campanello (supplente)

 COMUNE DI GENZANO DI ROMA   

servizisociali@comune.genzanodiroma.roma.it 06/93711380
DIRIGENTE
Geltrude Monti

RESPONSABILE
Sara Annesi

06/93711248-202

Dott. Sandro Scarsella D.ssa Sabrina Indiati D.ssa Laura Ramini D.ssa Anna Silvestri D.ssa Laura Cimini

COMUNE DI GORGA

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Chiara Cacciotti 06/9775101
Fax 06/9775086
D.ssa Erika Campanello (supplente)

 COMUNE DI GROTTAFERRATA 

D.ssa Sabrina Gianni uff.servizi.sociali@comune.grottaferrata.roma.it 06/945405609

D.ssa Francesca Fabris

assistente.sociale@comune.grottaferrata.roma.it

COMUNE DI LABICO

RESPONSABILE

P.zza della Libertà n. 1 –
Labico (RM) c/o PASS (Punto di accesso Salute sociale)

servizisociali@labico.com 06/97203201 –
06/97203224
Fax. 06/97303636

Lun.-Merc.-Giov.-Ven.
9,30-12,30
c/o PASS (Punto accesso salute sociale)

Vincenzo Tulli 06/95185891/71/72

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Sandra Goffi D.ssa Chiara Cacciotti D.ssa Erika Campanello

Palazzo Giuliani www.mediazionekoine.it mediazionekoine@gmail.com
D.ssa Romina Pacitto 347/81755433
D.ssa Ambra Crescenzi 349/3085324

 COMUNE DI LANUVIO   

Via Roma, 20 –
Lanuvio (RM) 00075

servizi.sociali@comune.lanuvio.rm.it

RESPONSABILE
Avv. Lara Nucciarelli 06/93789217

06/93789209-247

D.ssa Roberta Tomenzi D.ssa Marta Guerrasio
D.ssa Valentina Padula (per reddito di cittadinanza)

roberta.tomenzi@comune.lanuvio.rm.it 06/93789209 marta.guerrasio@comune.lanuvio.rm.it valentina.padula@comune.lanuvio.rm.it

COMUNE DI LARIANO

RESPONSABILE
Giovanni Meconi

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Daniela Sinibaldi 06/96499244
06/96499257

COMUNE DI MARINO

DIRIGENTE
D.ssa Ludovica Iarussi

D.ssa Simona Campi 06/93662248
D.ssa Enrica Zavarella 06/93662255
D.ssa Monica Ciccarelli 06/93662325

COMUNE DI MONTE COMPATRI    

P.zza del Mercato, 1 –
Monte Compatri (RM) 00077

06/94780305
Fax 06/9487139

Lun. 9,00-12,30
Giov. 15,30-
17,30

RESPONSABILE
Enrico Conigli e.conigli@comune.montecompatri.rm.it

D.ssa Gentilini al_gentilini@comune.roccadipapa.rm.it

COMUNE DI MONTELANICO    

P.zza Vittorio
Emanuele, 31 – Montelanico (RM)

montelanico@pianodizonarm6.it
protocollo@pec.comune.montelanico.roma.it

Tel. 06/97050003
Fax 06/97050004

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Francesca De Rosa D.ssa Erika Campanello (supplente)
D.ssa Sara De Giuli

 COMUNE DI MONTE PORZIO CATONE   

Via Roma, 5 – Monte
Porzio Catone (RM)

servizisociali@comune.monteporziocatone.rm.it 06/9428353
06/9447471

RESPONSABILE
D.ssa Patrizia Pisano 06/945405612

D.ssa Silvia Mariani 06/9428353 Mart. 15,00-17,00
Merc.-Giov. 9,00-11,00

Giovanni Meconi servizisociali@comuedinemi.rm.gov.it 06/936501207 Fax
06/9368071

Lun. 15,30-17,30
Mart. 15,30-16,30

V.le della Vittoria, 2 –
Nettuno (RM)

ufficio.servizisociali@comune.nettuno.roma.it 06/98889555 Mar.-Giov.
9,00-13,00 15,30-17,30
Ven. 9,00 –

RESPONSABILE/DIRIGENTE
D.ssa Margherita Camarda margherita.camarda@comune.nettuno.roma.it 06/98499412 Fax

13,00

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Barbara Annunziata barbara.annunziata@comune.nettuno.roma.it

06/9848392

D.ssa Federica Ciol federica.ciol@comune.nettuno.roma.it
D.ssa Annalisa Giudetti annalisa.giudetti@comune.nettuno.roma.it
D.ssa Elisabetta Palumbo (pscicologa) elisabetta.palumbo@comune.nettuno.roma.it

D.ssa Erica Radicione erica.radicione@comune.nettuno.roma.it
D.ssa Giovanna Scuotto giovanna.scuotto@comune.nettuno.roma.it

ASSOCIAZIONI
Promo Civitas (informazione mediazione familiare)

Via Romana, 47 G – Nettuno (RM)

promocivitas@gmail.com 06/9806626 Lun. 10,00-12,00

Spazio Donna Via della Vittoria, 2 – Nettuno (RM)

ufficio.servizisociali@comune.nettuno.roma.it 06/98889331 Mar. 11,30-14,00
Giov. 15,00-18,00

Pronto intervento sociale (24/24)

P.zza San Benedetto
da Norcia, 1 – Pomezia (RM) 00071

serviziallapersona@comune.pomezia.rm.it 06/91146274 – 216 – 213 – 203 Mart. 9,00-12,00

06/91602989 – 349/3013845

contabilità.sociali@comune.pomezia.rm.it amministrazione.sociali@comune.pomezia.r m.it

Violenza Donne P.zza San Benedetto da Norcia, 1 (II piano) – Pomezia (RM) 00071
P.S. Clinica S. Anna Via del Mare, 69-71 – Pomezia (RM) 00071

sportellodonnepomezia@gmail.com 388/1586901
(attivo solo in orari ricevimento)

327/9569407 (attivo solo in orari di ricevimento)

Giov. 15,30-17,30

Merc. – Ven. 18,00-21,00

Protocollo istanze protocollo@comune.pomezia.rm.it protocollo@pec.comune.pomezia.rm.it

DIRIGENTE
D.ssa Rosa Iodice rosa.iodice@comune.pomezia.rm.it

06/91146212 – 209 – 210 – 431 Mart.-Giov.
9,00-12,00
D.ssa Rossella Fiore 06/94286176
a.camilli@comune.pomezia.rm.it m.chianciano@comune.pomezia.rm.it k.matteo@comune.pomezia.rm.it p.iantaffi@comune.pomezia.rm.it

ASL

Consultorio familiare Via dei Castelli
Ardea/Pomezia Romani 2/P – Pomezia (RM) 00071 06/93275264 Lun. al Ven. 8,30- 10,30
ASL DISTRETTO H4
Tutela Salute Mentale e P.zza Aldo Moro, 4 – Riabilitazione in Età Evolutiva Pomezia (RM) 00071

RESPONSABILE
D.ssa Maria Rosa Fucci (psicologa) maria.fucci@aslroma6.it
06/93275142 – 06/9108567
DIRIGENTI SANITARI
Dott. Giovanni Carratelli (neuropsichiatra infantile) D.ssa Daniela Andropoli
(psicologa)

 COMUNE DI ROCCA DI PAPA 

servizisociali@pec-comune.roccadipapa.rm.it
Annarita Querini ar_querini@comune.roccadipapa.rm.it Silvia Risi s_risi@comune.roccadipapa.rm.it

RESPONSABILE
Annalisa Gentilini al_gentilini@comune.roccadipapa@rm.it

D.ssa Rossella Fiore r_fiore@comune.roccadipapa.rm.it rossella.fiore@virgilio.it

COMUNE DI ROCCA PRIORA

Via degli Olmi, 16 –
Rocca Priora (RM) (I piano)

servizi.sociali@comune.roccapriora.rm.it 06/940751300
06/940751301
Fax 06/940751310

Tutti i gg. 8,00-14,00 Mart.-Giov.
15,00-18,00
Orario pubblico Mart.-Giov. 9,00-
12,00 e 15,30-17,30

D.ssa Sabrina Righi 06/940751318
349/2877836
D.ssa Tiziana Giannattasio

 COMUNE DI SEGNI 

servizisociali@comune.segni.rm.it 06/97262210 Mart.-Ven. 9,00-12,00
Giov. 15,30-17,00

D.ssa Rita Gizzi 06/9766198 –
06/97262210
Fax 06/9768106

 COMUNE DI VALMONTONE    

06/95990291 Mar.-Giov. 15,00-17,00
Ven. 9,00-12,00

RESPONSABILE
D.ssa Monica Pellacchia 06/95990243

ASSISTENTI SOCIALI
D.ssa Monica Pellacchia assistentesociale@comune.valmontone.rm.gov.it 06/95990389 D.ssa Sandra Goffi
D.ssa Sara De Giuli D.ssa Erika Campanello

RESPONSABILE

Via della Neve, 3 –
Velletri (RM) 00049

ufficio.servizisociali@pec.comune.velletri.rm.it 06/96101210-218-212 Lun.-Giov. 15,30-17,00
Merc. 8,30-11,30

Maria Nanni Costa maria.nannicosta@comune.velletri.rm.it 06/96158259

D.ssa Teresa Agostinelli
D.ssa Giulia Tocci

06/96101203-206
06/96101201
(Segretariato) teresa.agostinelli@comune.velletri.rm.it 06/96101203

06/96101206

D.ssa Antonella Baggetta

antonella.baggetta@comune.velletri.rm.it 06/96101202

 

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Sat, 30 Apr 2022 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/462/commissione-famiglia-ordine-avvocati-di-velletri-elenco-uffici-assistenti-sociali Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
IO RESTO QUI. I MINORI E LA PROTEZIONE DELLA CASSAZIONE: NO ALLA ALIENAZIONE PARENTALE ED ALLA BIGENITORIALITA’ FORZOSA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/459/io-resto-qui-i-minori-e-la-protezione-della-cassazione-no-alla-alienazione-parentale-ed-alla-bigenitorialita-forzosa

Farà storia l’ordinanza n. 9691/22 emessa dalla Corte di Cassazione in data 24 marzo 2022.

Il provvedimento boccia irrimediabilmente il concetto ascientifico della c.d. alienazione parentale, teoria di stampo tipicamente forense, in forza della quale, da circa 20 anni, i giudici di merito italiani emettono provvedimenti ablativi della responsabilità genitoriale nei confronti di madri accudenti e presenti, la cui unica colpa sarebbe quella di aver alienato la figura dell’altro genitore agli occhi del minore, il quale, a causa di un presunto condizionamento psicologico, rifiuterebbe il rapporto affettivo con lui, così come delineato dal costrutto di R. Gardner, perito forense morto suicida e simpatizzante della pedofilia. In sostanza, questa teoria postula che

a) la madre è simbiotica e malevola

b)  il bambino che non ha accesso alla figura paterna è a rischio evolutivo, è malato e va curato

c) la madre va allontanata perché responsabile del rischio evolutivo del bambino e/o curata perché anch’essa malata

L’ordinanza in esame conclude positivamente la drammatica esperienza decennale di Laura Massaro e del figlio L., entrambi entrati nel tritacarne della macchina giudiziaria e liberati dalla ordinanza de qua. Tale ordinanza costituisce il RICONOSCIMENTO DELLA BIGENITORIALITA’, principio sancito dalla L.54/06, ma come diritto del minore e NON come pretesa di un genitore contro l’altro. La Corte ricolloca, infatti, il minore e la sua volontà al centro dei procedimenti che lo riguardino, invertendo la posizione adultocentrica della sentenza cassata, che disponeva l’allontanamento coatto del bambino dalla madre, con interruzione sine die dei rapporti con lei ed il suo trasferimento in casa-famiglia e successivo collocamento presso il padre, richiedente tali drammatiche misure.

L’ordinanza riconosce, insomma, i minori non oggetti ma SOGGETTI DI DIRITTO

I provvedimenti in esame, troppo spesso acriticamente aderenti alle risultanze delle perizie, redatte da psicologi e psichiatri forensi, quasi nella totalità dei casi sostenitori della menzionata teoria (per approfondimenti http://studiolegalemarinamarconato.it/alienazione-parentale-e-narcisismo-patologico-e-psicopatia-connubio-mortale/ ) dispongono, unitamente alla decadenza della responsabilità genitoriale, il prelevamento forzoso del minore dalla propria residenza ed il suo trasferimento coatto presso una casa-famiglia, con sostanziale interruzione di ogni contatto con il genitore decaduto, genitore che, solitamente, è la madre. I provvedimenti aderiscono in toto alle conclusioni delle CTU o alle relazioni degli assistenti sociali, ritenendo a rischio evolutivo bambini in realtà perfettamente sani ed inseriti socialmente.

 Il concetto di rischio evolutivo è un nonsense utilizzato molto frequentemente dai periti forensi che non chiariscono, come nel caso de quo, di quale rischio si stia parlando, né attestano quali ne siano i parametri scientifici. In realtà, gli psicologi e psichiatri lontani dal mondo forense non conoscono affatto tale teoria, esclusivamente presente nei manuali forensi scritti dai suoi stessi sostenitori, poiché non è inserita in alcun manuale e rivista scientifica né nel DSM 5 (Diagnostic and statistical manual of mental disorders) in ragione della sua evidente “ascientificità” dovuta alla mancanza di dati a sostegno». Anche il Ministero della Sanità, con il recente intervento del 29.5.2020, ha precisato che la Sindrome da Alienazione Genitoriale o da Anaffettività Genitoriale «non risulta inserita in alcuna delle classificazioni in uso come la International classification of disease (ICD 10)

Abbiamo chiesto al Dott. Paolo Cianconi, psichiatra e psicoterapeuta, phd in neuroscienze e docente senior, esperto in personalità abusanti e contesti violenti ed in vittimologia, psichiatra presso la Casa Circondariale di Regina Coeli di Roma, cosa pensasse della teoria della alienazione parentale e dei sottotitoli con cui viene denominata, ovvero sindrome della madre malevola, patto di lealtà, sindrome della madre simbiotica. Il Dott. Cianconi afferma “il concetto di alienazione parentale, ovvero la teoria secondo la quale se si sottrae un genitore (anche abusante) ad un bambino, questo bambino verrà inevitabilmente caratterizzato negativamente o, come si sente spesso dire, “avrà un rischio evolutivo“ è un falso scientifico. Secondo le teorie delle neuroscienze, la mente si adatta ai contesti, si adatta alle persone, si adatta ai caregiver, a qualsiasi tipo di caregiver.  Se un soggetto in crescita riesce a trovare la coerenza di norme salutari, affetto e ricchezza di emozioni e la possibilità di espandersi liberamente, la mente si adatta ed il corpo e la mente crescono tranquillamente bene. Pertanto, ogni bambino può crescere bene con un solo genitore, con due genitori, dentro un asilo, in un ospedale, con le cure degli zii, con le cure dei nonni; tutto va bene se la qualità è buona, basta che venga data un’educazione coerente, che il bambino si senta protetto, non si senta precario. Nessun minore va forzato nelle manifestazioni d’affetto, i bambini devono avere la libertà e il diritto di mostrare amore come e quando lo desiderano e non in cambio di giochi o della soddisfazione dell’adulto. Questo aspetto è fondamentale per permettere al minore di vedere riconosciuti il proprio mondo interno, i propri stati emotivi e i propri bisogni. Inoltre è un fattore protettivo molto importante verso le relazioni con gli altri, perché il bambino impara a rispettare sè stesso e a non usare l’affetto come merce di scambio nelle relazioni.”

L’ordinanza della Cassazione n.9691/22 recita: “l’accertamento della violazione del diritto del padre alla bigenitorialità, nonché la conseguente necessità di garantire l’attuazione del diritto, di per sé, non possono comportare automaticamente, ipso facto, la decadenza della madre dalla responsabilità genitoriale, quale misura estrema che recide ineluttabilmente ogni rapporto, giuridico, morale ed affettivo. La Corte D’Appello preso atto dell’esito infruttuoso dei vari percorsi intrapresi dai SS e dai vari CTU…omissis…ha ritenuto che tale diritto non possa essere realizzato se non attraverso la decadenza della responsabilità genitoriale della madre e l’allontanamento del minore dalla sua residenza…. E a rimuovere la figura della madre in quanto pericolosa per la salute fisio-psichica del minore. …omissis…Il Collegio osserva che tale orientamento postula il trionfo della formula astratta , nell’assoluta indifferenza in ordine alle conseguenze sulla vita del minore, privato ex abrupto dal riferimento alla figura materna con la quale ha sempre convissuto felicemente, coltivando serenamente i propri interessi di bambino…omissis…Invero la Corte di Appello come anche il Tribunale dei Minorenni, ha del tutto omesso  di considerare quali potrebbero essere le ripercussioni sull’assetto cognitivo del minore di una brusca e definitiva sottrazione dello stesso dalla relazione familiare con la madre, con la lacerazione di ogni consuetudine di vita. Al riguardo occorre evidenziare che il diritto alla bigenitorialità è anzitutto UN DIRITTO DEL MINORE prima ancora che dei genitori”.

La pronuncia in esame espone dei principi fondamentali in materia di affidamento dei minori:

–Il diritto del minore è un diritto sostanziale cioè il diritto del minorenne a che il proprio superiore interesse sia valutato e considerato preminente 

– il diritto del minore configura un principio giuridico interpretativo fondamentale: se una disposizione è aperta a più interpretazioni si dovrebbe scegliere quella più efficace al superiore interesse del minore. L’ordinanza ritiene che, per realizzare il diritto alla bigenitorialità non si può non considerare la questione della sottrazione del minore alla madre ed all’ambiente familiare in cui è cresciuto ed accudito amorevolmente e senza alcuna apparente problematica

– sussiste una contradictio in terminis laddove le CTU lamentano danni irreversibili per la privazione della figura paterna ma non valutano i traumi causati dall’allontanamento dalla figura materna

– illegittimità del richiamo alla sindrome di alienazione parentale e ad ogni suo corollario; il postulato patto di lealtà o condizionamento psicologico come riportati nelle CTU e nei provvedimenti sono tacciati dalla Cassazione come termini espressivi o suggestivi che lasciano aleggiare la teorica della sindrome dell’alienazione parentale quale forma specifica di abuso psicologico che la accomuna, ex art. 333 c.c., alle altre forme di violenza. Ma il richiamo alla sindrome d’alienazione parentale e ad ogni suo, più o meno evidente, anche inconsapevole, corollario, NON PUÒ DIRSI LEGITTIMO, costituendo il fondamento pseudoscientifico di provvedimenti gravemente incisivi sulla vita dei minori, in ordine alla decadenza dalla responsabilità genitoriale della madre (Cass., 13217/21). La Suprema Corte di Cassazione ritiene che il giudice debba verificare la correttezza applicativa della psicologia o delle scienze mediche sulla base di criteri universalmente conosciuti ed approvati.

– nullità dei provvedimenti di affidamento in caso di omesso ascolto del minore. La Corte di Cassazione afferma “in tema di affidamento dei figli minori nell’ambito del procedimento di divorzio, l’ascolto del minore infradodicenne  capace di  discernimento  costituisce   adempimento previsto  a  pena  di  nullità, atteso  che  è espressamente  destinato a raccogliere le sue opinioni e a valutare i suoi bisogni. Tale adempimento non può essere sostituito dalle risultanze di una consulenza tecnica di ufficio, la quale adempie alla diversa esigenza di fornire al giudice altri strumenti di valutazione per individuare la soluzione più confacente al suo interesse in relazione al quale incombe sul giudice che ritenga di ometterlo un obbligo di specifica motivazione anche se ritenga di delegarlo ai periti atteso che solo l’ascolto diretto del giudice dà spazio alla partecipazione attiva del minore  al procedimento che lo  riguarda  (Cass.,  n.  1474/21).

–contrarietà alle norme di uno STATO DI DIRITTO le disposizioni di esecuzione coattiva dei provvedimenti di allontanamento dei minori con l’uso di una certa forza fisica diretta a sottrarre il minore dal luogo ove risiede con la madre, per collocarlo in una casa-famiglia, a prescindere dall’età del minore

– il Sostituto Procuratore Generale osserva che gli artt. 330, 333, e.e., 68 c.p.c. siano da interpretare nel senso che l’allontanamento del minore dalla sua residenza possa avvenire solo per evitare un pericolo grave ed imminente per la sua incolumità, per il tempo strettamente necessario.

E’ doveroso ricordare che i prelevamenti dei minori vengono attuati in modo altamente traumatico e devastante, spesso con l’ausilio della forza pubblica e con lo spiegamento di mezzi e operatori (assistenti sociali, psicologi) presenti alla disumana scena della sottrazione, realizzata anche con distruzione delle porte della stanza in cui il piccolo terrorizzato si rifugi, con l’uso della forza fisica per trascinarlo via, con l’uso della forza fisica per immobilizzare la mamma. Bambini sottoposti ad un trauma irrimediabile, che gridano, pregano di essere lasciati a casa, che si fanno i bisogni addosso per lo spavento, che sono strappati alla loro vita, alla scuola, ai compagni contro la loro volontà e senza alcuna motivazione scientifica e giuridica, anzi in spregio delle risultanze della scienza e delle norme nazionali ed internazionali a protezione dell’infanzia, della salute e dei diritti civili.  Bambini che vengono quindi inghiottiti nel nulla, di cui non si hanno più notizie, spesso storditi dai farmaci somministrati per farli stare quieti, costretti, pur in assenza di patologie psicologiche accertate, a percorsi di reset tesi a cancellare la figura materna, ritenuta lesiva, al fine di riconsegnarli al padre, bambini strappati il cui numero effettivo non si conosce (ma si stimano migliaia di casi), bambini violati dallo stravolgimento del concetto di bigenitorialità che è e dovrebbe essere un diritto del minore e non del genitore, bambini-business giacchè, lo si sappia, la permanenza di ogni bambino nelle strutture ha un costo pubblico che va da Euro 200 ad Euro 400 al giorno.

La teoria della alienazione parentale e dei nomignoli via via ad essa dati era stata già condannata dalla Cassazione in varie pronunce anche recenti, tuttavia, continua ad ispirare i provvedimenti dei Tribunali e delle corti d’Appello. L’ordinanza della Cassazione n.13217/21 la definisce priva di validità, tacciandola come TATERTYP, approccio sviluppatasi nella Germania nazista. Si legge nella ordinanza che “il giudice di merito, nell’aderire alle conclusioni dell’accertamento peritale, non può, ove all’elaborato siano state mosse specifiche e precise censure, limitarsi al mero richiamo alle conclusioni del consulente, ma è tenuto – sulla base delle proprie cognizioni scientifiche, ovvero avvalendosi di idonei esperti e ricorrendo anche alla comparazione statistica per casi clinici – a verificare il fondamento, sul piano scientifico, di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale e che risulti, sullo stesso piano della validità scientifica, oggetto di plurime critiche e perplessità da parte del mondo accademico internazionale, dovendosi escludere la possibilità, in ambito giudiziario, di adottare soluzioni prive del necessario conforto scientifico e potenzialmente produttive di danni ancor più gravi di quelli che intendono scongiurare”

Eppure, la maggioranza dei CTU giunge a conclusioni kafkiane laddove, sostituendosi al Giudice nell’accertamento dei fatti, prevede modalità e sanzioni, consiglia la privazione per i bambini sani ed in buona salute psico-fisica, pur in assenza dello stato di abbandono o di maltrattamento, dell’unico genitore che abbia avuto accanto. Il ragionamento giunge all’apice allorchè si chieda che la madre ( o il padre) perdano l’affidamento e sia prospettata addirittura la perdita del collocamento, ritenendo satisfattivo dell’interesse di un bambino essere sradicato dalla propria casa, dai propri affetti, dalle proprie abitudini per trasferirsi in un luogo in cui non è mai stato, presso persone con cui non ha legami affettivi ed essere costretto, in nome di una bigenitorialità, di cui evidentemente non si è compreso il valore di fondo, a non vedere più solitamente la mamma (o il caregiver di riferimento) o a vederla sporadicamente in ambiente protetto, come fosse un soggetto pericoloso, maltrattante o disturbato.

La letteratura scientifica mondiale ed il sistema normativo, la giurisprudenza unanime sono concordi nel ritenere l’allontanamento di un bambino dal contesto familiare in cui è cresciuto, proprio per il trauma che comporta e la sofferenza che causa, una estrema ratio da utilizzare nei casi in cui l’incolumità sia a rischio o vi sia uno stato di abbandono.

FIGLI DI GENITORI VIOLENTI

In senso diametralmente opposto, va, invece, collocata la fattispecie riconducibile agli episodi di violenza domestica e violenza assistita. Per il CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) «per violenza assistita intrafamiliare si intende qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti». La Convenzione di Istanbul sottoscritta l’11.5.2011 e ratificata dall’Italia con Legge 27.6.2013 n. 77, codifica per la prima volta la violenza assistita affermando che “i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenze all’interno della famiglia”. Le conseguenze sono gravi e possono comportare l’insorgenza di disturbi, tra i quali il disturbo post traumatico da stress. I bambini cresciuti in un ambiente domestico violento sono maggiormente esposti al rischio di aggressività poiché l’abuso porta una risposta cronica di stress e può portare al mancato sviluppo di controllo degli impulsi e della regolazione emotiva. Uno dei fattori di rischio di molti disturbi tra i bambini e gli adolescenti è proprio rappresentato da fattori ambientali, ossia dal vivere in un ambiente domestico violento, stressante (per approfondimenti https://contattozero.com/2021/09/22/i-figli-della-violenza/)  Tra i disturbi più frequenti si rilevano il disturbo d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo ed il disturbo da stress post traumatico. Il Dott. Paolo Cianconi a tal proposito afferma “un bambino non cresce bene se è esposto alla violenza, alla vicinanza con persone  antisociali, agli abusi e neglet. Senza entrare troppo nello specifico della psicotraumatologia e delle sue conseguenze nell’età dello sviluppo (disturbi di personalità disturbi post traumatici complex), le teorie scientifiche sono fin troppo chiare: la salute mentale di chi viva in contesti ove siano presenti, costantemente e senza controllo, persone inadeguate, abusive e perverse ne potrebbe risentire. In questo caso esiste un vero e scientificamente provato rischio evolutivo. Il problema risiede anche in certi operatori della salute mentale che sono inadeguati ai ruoli che rivestono o che hanno una formazione scientifica basata su materiale obsoleto e non aggiornato, pur essendo chiamati a decidere del destino di bambini”.

Sorprendentemente, nei procedimenti per l’affidamento dei minori o in quelli de potestate, la violenza domestica è sistematicamente minimizzata, confusa con il conflitto di coppia, disconosciuta dagli psicologi e psichiatri forensi, i quali rifiutano di recepire le narrazioni degli episodi di violenza e che quasi sempre finiscono per insistere affinchè il rapporto figlio-genitore violento sia garantito ad ogni costo prevedendo ammonimenti all’altro genitore affinchè non ostacoli ed anzi incentivi la frequentazione, sotto velate minacce di essere accusato di alienazione parentale e di rischiare di perdere il minore.

Altro fattore grave, come giustamente rilevato dal Dott. Cianconi, è la dilagante incompetenza circa la violenza domestica dei periti incaricati dal giudice, la mancata previsione di quesiti sul tema e di appositi test. Al contrario, allorchè una delle parti, in sede di operazioni peritali, narri gli abusi subiti, il CTU solitamente chiarisce l’irrilevanza delle dichiarazioni, ai fini della valutazione delle capacità genitoriali. Si arriva al paradosso allorquando i CTU affermino “il giudice chiede una valutazione sulle capacità genitoriali e non sulla violenza, che caso mai andrebbe indagata in sede penale, non è compito del CTU valutare eventuali condotte di abuso, essendo questo il compito di un Giudice all’interno di un procedimento penale, mentre ci troviamo in un procedimento civile e i quesiti del Giudice sono molto chiari in merito. Il CTU non può rispondere su ALTRO rispetto ai quesiti posti” Pertanto, laddove sarebbe di preminente interesse valutare la sussistenza della violenza e le ripercussioni psicologiche sul minore proprio in vista della decisione sul suo affidamento, si afferma il contrario ovvero che compiere atti di violenza non sia così importante per i periti ausiliari del giudice e quindi per tribunali civili italiani. Tale ragionamento è di tale assoluta gravità e contrarietà a norme imperative, alla Costituzione italiana, alla normativa internazionale a protezione dei fanciulli da dover comportare una seria riflessione.

Alla luce, infine, dell’ordinanza in esame, ci si chiede quale debba essere in futuro il ruolo dei sostenitori e simpatizzanti della teoria della alienazione parentale, ed anzi se sia giusto che abbiano ancora un ruolo tanto importante nei procedimenti in cui si decida della vita e della salute di bambini innocenti e parimenti quale sarà il destino delle migliaia di creature strappate al genitore amato ed ancora chiuse nelle strutture o collocate a forza presso l’altro genitore.

Avv. Marina Marconato

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Sat, 5 Mar 2022 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/459/io-resto-qui-i-minori-e-la-protezione-della-cassazione-no-alla-alienazione-parentale-ed-alla-bigenitorialita-forzosa Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
VIOLENZA DI GENERE -COVID-19-COMMISSIONE SUL FEMMINICIDIO E LINEE GUIDA DEL CSM CONTRO GLI ABUSI FAMILIARI https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/446/violenza-di-genere-covid-19-commissione-sul-femminicidio-e-linee-guida-del-csm-contro-gli-abusi-familiari

L’emergenza generata dall’epidemia di coronavirus ha accresciuto il rischio di violenza sulle donne proprio perché essa avviene entro le mura domestiche e perché, inoltre, le disposizioni in materia di distanziamento sociale hanno ostacolato l’accoglienza delle vittime.

Le donne che già vivevano in una situazione di maltrattamento fisico o psicologico, essendo costrette in casa, hanno subito la situazione che si è fatta via via più difficile da gestire.

Altro problema è stata la sicurezza della donna e dei minori nella fase di separazione dall’abusante giacchè, come la cronaca rivela, questo è il momento più pericoloso, lo confermano i dati delle violenze efferate, compresi gli omicidi.

 Si è registrato (rapporto ISTAT 13 maggio 2020) un calo delle denunce alla polizia. Per molte donne era impossibile potersi trasferire per sottrarsi alla relazione con il convivente. Nel periodo di lockdown, le donne vittime di violenza non hanno potuto godere del trasferimento presso le case di accoglienza gestite dai centri antiviolenza causa del rischio del contagio. Molte donne hanno addirittura pensato che i centri antiviolenza fossero chiusi, fatto non vero poiché i centri sono rimasti attivi e si sono organizzati anche attraverso un supporto online a favore delle donne.

Durante il lockdown, sono state 5.031 le telefonate valide al 1522, il 73% in più sullo stesso periodo del 2019. Le vittime che hanno chiesto aiuto sono 2.013 (+59%) e le denunce per maltrattamenti in famiglia sono diminuite del 43,6%, quelle per omicidi di donne del 33,5%, tra le quali risultano in calo dell’83,3% le denunce per omicidi femminili da parte del partner. Il 45,3% delle vittime ha avuto paura per la propria incolumità o di morire; il 72,8% non denuncia il reato subito. Nel 93,4% dei casi la violenza si consuma tra le mura domestiche, nel 64,1% si riportano anche casi di violenza assistita ossia di minori che assistono ai maltrattamenti familiari.

La Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, nella seduta del 26 marzo 2020, ha approvato all’unanimità la “Relazione sulle misure per rispondere alle problematiche delle donne vittime di violenza dei centri antiviolenza, delle case rifugio e degli sportelli antiviolenza e antitratta nella situazione di emergenza epidemiologica da Covid-19” (Relatrice sen. Valeria VALENTE).

La suddetta Relazione è stata trasmessa al Consiglio superiore della Magistratura per le valutazioni di competenza, in considerazione anche di quanto previsto nell’articolo 83 del decreto legge  17 marzo 2020 n. 18 (Nuove misure urgenti per contrastare l’emergenza epidemiologica da COVID19 e contenerne gli effetti in materia di giustizia civile, penale, tributaria e militare).

La Commissione, ritenendo che, nella attuale situazione di emergenza epidemiologica, si aggravi ulteriormente il rischio, per le donne e per i loro figli, di una maggiore esposizione alla violenza domestica per effetto della riduzione dei contatti esterni, la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner maltrattante, con nota del 10 aprile 2020, ha richiesto al Gruppo di lavoro in oggetto di procedere al “monitoraggio della concreta applicazione delle linee guida di cui alla Risoluzione del 9/5/2018, in termini di efficienza ed effettività del servizio giustizia nel settore in esame in questo periodo d’emergenza sanitaria e del loro aggiornamento in relazione alla necessità di tutela connesse alla specifica contingenza , anche in funzione dell’emanazione il più tempestivamente possibile da parte del Consiglio di indicazioni aggiornate ed uniformi agli uffici circa le buone prassi adottabili nel settore per la miglior garanzia dei diritti delle donne maltrattate e dei loro figli minori, nonché dei diritti dei minori coinvolti nella crisi del nucleo famigliare nel contesto di procedimenti di separazione e divorzio”.

La nota della Commissione sottolinea la necessità di:

1) garantire l’applicazione rigorosa delle misure penali e civili a protezione delle donne (dell’ordine di allontanamento urgente dall’abitazione familiare della persona violenta da parte della polizia giudiziaria previsto dall’art. 384-bis c.p.p.; delle procedure atte al controllo della persona violenta mediante mezzi elettronici o strumenti tecnici come il braccialetto elettronico; dell’ordine di protezione, ex art 342-bis e 342-ter c.c. e 736-bis comma 3 c.p.c.)

2) garantire che gli incontri protetti e le visite genitoriali si svolgano in un contesto di salvaguardia della salute dei minori e di tutti i soggetti coinvolti, favorendo collegamenti da remoto con videochiamate;

3) garantire l’accesso ai numeri antiviolenza e antitratta, che potrebbe essere difficoltoso per la donna vittima di violenza costretta a rimanere a casa, in ottemperanza alle misure di contenimento, ma sotto il controllo costante del partner maltrattante, e la miglior accessibilità alle donne di informazioni chiare e dettagliate circa il cosa fare, a chi rivolgersi per sottrarsi alla violenza;

4) garantire l’accesso delle donne ai centri antiviolenza, alle case rifugio e agli sportelli antiviolenza, assicurando il rispetto delle misure di sicurezza sanitaria, e/o prevedere ulteriori misure di protezione sociale, considerato il rallentamento dei percorsi di rafforzamento delle donne a causa della sospensione della maggior parte dei servizi delle reti territoriali

5) garantire l’accoglienza e la protezione delle donne migranti, richiedenti asilo, rifugiate e vittime di tratta, in strutture o condizioni che evitino rischi di contagio.

Sono state esaminate, in relazione alle diverse fasi processuali, le linee operative e le prassi adottate negli uffici giudiziari nei procedimenti per violenza di genere e domestica (con riguardo alla acquisizione delle notizie di reato, all’applicazione delle misure cautelari personali in relazione anche alle esigenze di protezione delle vittime ed in merito alle problematiche relative gli incontri tra i minori e i genitori non collocatari prevalenti e quelli disposti con modalità protette.

E sono state individuate scelte operative del tutto straordinarie ed innovative e, tuttavia, coerenti con la

Risoluzione del CSM del 9/5/2018.

Tutti gli uffici di Procura hanno  segnalato una tendenza a non denunciare, in questo periodo di emergenza sanitaria, condotte di violenza domestica e di genere: dal sondaggio è emersa una diminuzione delle notizie di reato nella materia della violenza di genere e domestica che può valutarsi, nella media, pari al 50% circa, sebbene debba darsi atto che, in tutto il Paese (con differenze significative anche tra grandi centri), vi siano uffici che non hanno rilevato una diminuzione significativa, mentre altri hanno visto un “crollo” pressoché totale (superiore al 70%).

Peraltro, in molti uffici, a fronte di una drastica diminuzione iniziale, si è in seguito registrato un aumento dell’afflusso di notizie di reato che, riguardano principalmente il delitto di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.), con una contemporanea significativa diminuzione del delitto di “atti persecutori” (art. 612 bis c.p.), sulla quale hanno influito, verosimilmente, le disposizioni restrittive di movimento legate all’emergenza Covid. Quanto al Inoltre, il c.d. “braccialetto elettronico”, strumento di controllo efficace nei casi di adozione della misura dell’allontanamento (anche urgente) dall’abitazione familiare, o del divieto di avvicinamento, o degli arresti domiciliari, è risultato che pochi sono gli uffici di Procura che ne chiedono l’applicazione in quanto su quasi tutto il territorio nazionale non viene disposto per mancanza degli idonei apparecchi.

Tuttavia,  il dispositivo del “braccialetto elettronico” con GPS, sarebbe essenziale per assicurare la protezione della vittima nelle ipotesi di applicazione degli arresti domiciliari (art. 284 c.p.p.), del divieto di avvicinamento (art. 282 ter c.p.p.) e dell’allontanamento dall’abitazione familiare (art. 282 bis c.p.p.), con particolare attenzione agli indagati con problematiche “psichiatriche” che in diversi uffici giudiziari sono in significativo aumento quali autori di azioni abusanti.

 E’ stato, poi, giustamente ritenuto raccomandabile prediligere sempre l’allontanamento dall’abitazione familiare dell’autore della violenza e non della vittima, soprattutto in presenza di figli minori e di favorire il rientro – nel più breve tempo possibile – di quest’ultima presso l’abitazione familiare nei casi in cui la stessa sia stata costretta ad allontanarsene per sottrarsi alla violenza, trovando accoglienza in casa rifugio o in altre soluzioni alternative

VIOLENZA E COVID-19

Gli operatori dei Centri Antiviolenza, tra cui quelli di Roma, hanno segnalato una generalizzata inosservanza delle disposizioni relative all’obbligo di comunicazione alle vittime ed ai loro difensori delle revoche delle misure in atto nei confronti degli autori di delitti di violenza di genere.

Il problema comunque più urgente, generalmente denunciato, è quello della impossibilità delle “case rifugio” di accogliere donne sole o con minori, in fuga da situazioni di violenza, per le vigenti problematiche di natura sanitaria, stante la indisponibilità di strutture dove fare trascorrere il necessario periodo di “isolamento”

Indicazioni Tribunali Ordinari Civili – Tribunali e Procure Minorenni  

  Il gruppo specializzato ha esaminato le numerose criticità relative: i) alle richieste di “ordini di protezione” ed all’adozione degli stessi inaudita altera parte; ii) alla regolamentazione degli incontri genitori figli in spazio neutro; iii) alla regolamentazione degli incontri propedeutici ad affidi-adozioni o a rientri in famiglia, alle visite in case famiglia; iv) agli incontri e alle visite dei genitori non collocatari prevalenti.     

1) Riguardo alle richieste di “ordini di protezione” è emerso che i Tribunali hanno comunque trattato i procedimenti con tempestività, quando necessario inaudita altera parte e con contraddittorio differito, privilegiando spesso la trattazione cartolare; sono stati anche adottati provvedimenti di allontanamento urgente, anche con autorizzazione alla parte istante ad avvalersi della forza pubblica per la notifica e l’esecuzione del provvedimento, a garanzia della parte richiedente.   Anche in sede civile sono state confermate le difficoltà evidenziate in sede penale in relazione alla messa in sicurezza di madri-figli in contesti di emergenza, in ragione della sostanziale “chiusura” delle case famiglia nelle quali non sono consentiti nuovi ingressi. In alcuni casi i Servizi sociali hanno reperito soluzioni alternative provvisorie.   

2) Riguardo ai provvedimenti assunti dal Tribunale per i minorenni ai sensi dell’art 336 c.c., è emersa una drastica riduzione delle segnalazioni dei Servizi Sociali a causa dall’interruzione delle principali attività. In alcuni casi le comunicazioni relative a minori sono pervenute direttamente dal Pronto Soccorso, (ipotesi di maltrattamenti in famiglia, di violenza sessuale, di grave trascuratezza in ambito familiare).

 3) Assai problematica è risultata la regolamentazione degli incontri propedeutici ad affidi-adozioni o a rientri in famiglia e alle visite in case famiglia: dall’inizio delle restrizioni conseguenti alla diffusione del contagio, molte comunità sul territorio hanno sospeso gli incontri; si sono registrate, in generale, forti resistenze a consentire i contatti in presenza tra genitori e figli tanto che i provvedimenti adottati sono stati di sospensione dei rientri a casa dei minori collocati in comunità o in affidamento e di facilitazione dei rapporti in videoconferenza (dove consentiti).

Inoltre, in sede di conversione del DL 18 dell’8 marzo 2020, è stato aggiunto all’art. 83 il comma 7 bis, che recita: «Salvo che il giudice disponga diversamente, per il periodo compreso tra il 16 aprile e il 31 maggio 2020, gli incontri tra genitori e figli in spazio neutro, ovvero alla presenza di operatori del servizio socioassistenziale, disposti con provvedimento giudiziale, sono stati sostituiti con collegamenti da remoto che permettessero la comunicazione audio e video tra il genitore, i figli e l’operatore specializzato. Nel caso in cui non sia possibile assicurare il collegamento da remoto gli incontri sono stati sospesi.

E’ stato raccomandata la tempestiva trattazione delle istanze relative al contenzioso di famiglia, alla adozione di ordini di protezione, ovvero di provvedimenti sulla responsabilità genitoriale, anche inaudita altera parte, autorizzando, ove necessario, la parte istante ad avvalersi per l’esecuzione dell’ausilio della forza pubblica, e prevedendo l’instaurazione del contraddittorio nella fase successiva all’esecuzione dei provvedimenti, nel processo civile anche attraverso il ricorso alle modalità cartolari consentite dall’art. 83 c. 7 lett. h del decreto 18/2020 . Circa la gestione degli incontri dei minori con il genitore non collocatario prevalente, è stata ribadita la necessità, di privilegiare soluzioni che garantiscano la sicurezza sanitaria dei nuclei familiari e dei minori in particolare nei casi più problematici – ad esempio per spostamenti tra luoghi di residenza  lontani -attraverso  modalità anche temporanee di rimodulazione degli incontri (ed eventualmente già prevedendo in tali provvedimenti il ritorno al regime ordinario alla cessazione dell’emergenza) con accorpamento dei periodi di permanenza presso ciascuno dei genitori o la temporanea sostituzione degli incontri con videochiamate, tenuto conto anche dell’età dei minori”.

LINEE GUIDA CSM contro la violenza di genere

Forte è l’esigenza di un coordinamento anche tra magistratura civile e penale.

Costituisce un’ipotesi frequente che vi siano parallelamente due procedimenti in ambito civile e penale relativamente ai reati di maltrattamenti, atti persecutori, ovvero abusi sessuali, ed al procedimento civile di separazione o divorzio. Spesso gli atti relativi al processo penale sono sconosciuti ai giudici civili e tale difetto di conoscenza può verificarsi persino nei casi in cui, in sede penale, siano state adottate misure cautelari a carico del coniuge violento anche a tutela dei figli, con la conseguenza che il giudice civile può pervenire ad assumere provvedimenti di affido condiviso del minore, in tal modo incolpevolmente vanificando le cautele adottate in sede penale. Ancora, può accadere che, in sede civile, siano disposte CT che richiedono incontri tra le parti in costanza di misure cautelari protettive dei soggetti più deboli della relazione familiare, che i consulenti incaricati di verificare le “capacità e idoneità genitoriali” ignorino la realtà familiare che emerge dalle indagini disposte in sede penale, con effetti sia di vittimizzazione “processuale” sul coniuge o sui minori vittime, in contrasto con precise indicazioni contenute nelle citate Convenzioni  a tutela delle donne e minori sia di adozione, in ambito civile e penale, di provvedimenti inconciliabili tra loro riguardanti le medesime persone. Sebbene costituisca una buona prassi quella di sollecitare la collaborazione dei difensori delle persone offese stimolando il deposito di atti e memorie contenenti le informazioni necessarie, tuttavia, questa non può considerarsi risolutiva essendo doveroso ed urgente che sussista un rapido coordinamento di tutte le autorità giudiziarie competenti. Allo scopo di evitare che, per il difetto di comunicazione, nelle concomitanti procedure penali, civili e minorili relative agli stessi nuclei familiari, i magistrati possano reciprocamente ignorare utili elementi di conoscenza

La Commissione chiede e sollecita  il perseguimento dei seguenti obiettivi:

– condividere il rispettivo patrimonio informativo, disciplinando lo scambio in tempi reali delle informazioni e degli atti di reciproco interesse;

– operare nel senso di concentrare l’acquisizione dei contributi dichiarativi delle vittime, condividendo modalità, tempi ed eventualmente prevedendo la partecipazione congiunta dei magistrati ad alcune attività istruttorie.

Questa forma di cooperazione fra l’altro presenta l’ulteriore vantaggio di favorire una più adeguata valutazione di eventuali denunce strumentali.

E’ ritenuta buona prassi assegnare nelle materie della famiglia e della volontaria giurisdizione a magistrati inseriti nel gruppo specializzato dei reati contro la violenza di genere e domestica, con l’attribuzione del coordinamento al medesimo procuratore aggiunto. Attraverso il deposito di richieste, memorie, atti delle indagini preliminari ritenuti utili ai fini della decisione del giudice civile della separazione o del divorzio, risulta valorizzato il ruolo assegnato al pubblico ministero nel processo civile, il cui intervento, peraltro, nelle cause matrimoniali, comprese quelle di separazione personale dei coniugi, è previsto, a pena di nullità, dall’art. 70 c.p.c.

Buone prassi nei rapporti con i servizi sociali.

Merita di essere segnalata la buona prassi, in uso presso alcune Procure della Repubblica, di prevedere, in base a protocolli di collaborazione con i Comuni, l’apertura presso di esse di un ufficio dei servizi sociali. Nelle esperienze rilevate, tale ufficio presta la propria assistenza al gruppo specializzato competente per i reati contro le “fasce deboli” con riferimento agli affari sia civili sia penali.

Tale soluzione organizzativa può consentire anche in materia penale una più stretta cooperazione tra magistratura requirente, polizia giudiziaria e servizi sociali, favorendo tanto l’attività d’indagine quanto quella di protezione delle vittime. Gli assistenti sociali assegnati all’ufficio operano su delega del sostituto  offrendo la propria collaborazione ad esempio supportando l’attività di polizia giudiziaria nei casi in cui si ravvisi la necessità di un parallelo intervento sociale (visite domiciliari, affiancamento nell’assunzione di sommarie informazioni, ecc.). Tale supporto è utile anche per raccogliere informazioni sui programmi terapeutici e sulle disponibilità di strutture idonee quando sia necessario predisporre richieste di misure di sicurezza provvisorie. Nella prassi questa funzione di raccordo viene valutata positivamente dagli uffici giudiziari che l’hanno sperimentata in quanto consente di individuare con rapidità i servizi sociali o sanitari competenti e di ottenere in breve tempo le risposte necessarie, concorrendo complessivamente alla tempestività dell’azione giurisdizionale.

Ottima la soluzione di adozione di protocolli di collaborazione con le istituzioni locali prevedano l’apertura, presso la Procura, di uno sportello informativo e di ascolto rivolto alle vittime (nei quali possono eventualmente operare anche professionalità ulteriori, come psicologi indicati dagli ordini provinciali) e destinato a offrire un supporto fisiologico e di pronta disponibilità alla magistratura requirente e alla polizia giudiziaria. In alcune realtà, il funzionamento dello “sportello” si concentra solo sugli aspetti di ascolto e di accoglienza, anche grazie alla predisposizione di spazi idonei all’interno di locali messi a disposizione dalla Procura; in questi casi, all’interno di tale sportello possono operare ulteriori soggetti, come avvocati indicati dall’Ordine, i quali, unitamente ad assistenti sociali e a psicologi possono fornire alla vittima informazioni utili ad orientarla nelle scelte legali e nei contatti con gli altri servizi territoriali, deputati alla loro presa in carico, a livello sanitario e psicologico.

 

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Tue, 11 Aug 2020 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/446/violenza-di-genere-covid-19-commissione-sul-femminicidio-e-linee-guida-del-csm-contro-gli-abusi-familiari Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
AL PADRE CHE OMETTE PER MESI IL VERSAMENTO DEL MANTENIMENTO AI FIGLI NON È RICONOSCIUTA L’ESCLUSIONE DELLA PUNIBILITÀ PER TENUITÀ DEL FATTO https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/458/al-padre-che-omette-per-mesi-il-versamento-del-mantenimento-ai-figli-non-&200-riconosciuta-l-esclusione-della-punibilit&192-per-tenuit&192-del-fatto

Non si applica l’esclusione della punibilità per la particolare tenuità del fatto ex art. 131 bis cp nei confronti del padre che per mesi omette di versare in tutto o in parte il mantenimento in favore dei figli. Con la sentenza n. 22523/20, la Cassazione afferma il principio secondo cui l’esclusione della punibilità per tenuità del fatto è incompatibile con la condotta abituale del padre che per mesi non versa il mantenimento ai figli. Nel caso di specie, il padre aveva omesso il pagamento per 4 mesi, il pagamento parziale dell’assegno per due mensilità e il rimborso solo parziale delle spese straordinarie per tutto il periodo in cui gli è stata contestata questa condotta. Tale comportamento reiterato nel tempo e nelle azioni non possono secondo la Corte essere ritenuti episodi isolati od occasionali in grado quindi di giustificare l’applicazione dell’art. 131 bis. c.p. Nella motivazione la Cassazione evidenzia che il secondo comma dell’art 131 bis c.p., che esclude la punibilità per particolare tenuità del fatto, nell’illustrare i parametri necessari a valutare la tenuità dell’offesa, valuti le condotte abituali, che ricorrono nei seguenti casi:

– l’autore è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza;

-ha commesso più reati della stessa indole, anche se ciascun fatto, isolatamente considerato, è di particolare tenuità;

-ha commesso reati che hanno ad oggetto condotte plurime, abituali e reiterate.

Nel caso de quo la Corte ha ritenuto la condotta dell’imputato non isolata od occasionale. Essa si è piuttosto concretizzata nella reiterata violazione dell’obbligo di mantenimento per un arco di tempo significativo, andando così a integrare quell’abitualità prevista dall’art. 131 bis c.p.

Avv. Marina Marconato

 

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Wed, 5 Aug 2020 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/458/al-padre-che-omette-per-mesi-il-versamento-del-mantenimento-ai-figli-non-&200-riconosciuta-l-esclusione-della-punibilit&192-per-tenuit&192-del-fatto Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
CONDOTTA DEL GENITORE E RISARCIMENTO DANNI DA ILLECITO ENDOFAMILIARE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/461/condotta-del-genitore-e-risarcimento-danni-da-illecito-endofamiliare

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 11097/2020, chiarisce alcuni punti, con riferimento alla prescrizione, in ordine alla decorrenza temporale dell’illecito endofamiliare, agito da un padre ai danni di un figlio e fonte del diritto al risarcimento dei danni.

Il danno da illecito endofamiliare legittima un’azione tesa al risarcimento da illecito civile, ai sensi dell’art. 2059 c.c., esterno al diritto tipicamente di famiglia, per il ristoro dei danni non patrimoniali sia in relazione al rapporto di coniugio che di relazione genitoriale. Esso può essere un illecito istantaneo con prescrizione quinquennale oppure permanente ed il dies a quo può, nel caso di danno agito contro un figlio, essere individuato nel momento in cui egli ha la percezione del danno patito (correlato anche al grado di maturazione ed equilibrio del soggetto danneggiato dalle violazioni dei diritti scaturienti dallo status di figlio). Pertanto, se sino alla maggiore età l’azione spetta alla madre, successivamente, entro il termine di seguito individuato, spetta al figlio.

Importante è anche il riconoscimento che la Suprema Corte dà, al valore dei mezzi istruttori da assumere parallelamente ad eventuale CTU onde pervenire all’accertamento del danno e del relativo e fondamentale collegamento con la condotta adottata.

L’ordinanza apre scenari percorribili in ordine alla sanzionabilità delle condotte in cui vi è privazione di una figura genitoriale o in cui sussiste la violazione dei diritti derivanti dal rapporto di coniugio

Un figlio, oramai adulto, cita in giudizio il padre al fine di ottenere il ristoro per i danni, anche morali/esistenziali, conseguenti alla violazione, da parte del genitore, dei doveri di cura e assistenza. Oltre allo stato di abbandono e privazione della figura genitoriale e della connessa grave sofferenza, il ricorrente Iamenta la perdita della possibilità di vita, con riferimento al diritto di studio, derivate dal mancato versamento del mantenimento. I giudici di primo e secondo grado rigettano le domande. La Corte di Cassazione, investita del caso, esamina ed accoglie le argomentazioni sollevate dal soccombente.

LE ARGOMENTAZIONI SOLLEVATE

–  Si lamenta la mancata ammissione di prove testimoniali che avrebbero consentito di accertare come il disinteresse morale e materiale del padre abbia impedito al ricorrente la possibilità di proseguire gli studi e le sofferenze patite per l’assenza della figura genitoriale.

– Si lamenta l’erronea qualificazione, operata dai giudici di primo e secondo grado, del danno endofamiliare come illecito istantaneo a effetti permanenti sull’assunto che l’omissione rispetto ai doveri genitoriali andasse, al contrario, qualificata quale unica omissione durata per decenni.

– Si lamenta il rigetto dei danni extrapatrimoniali stante la mancata analisi dei doveri genitoriali dedotti specificamente nell’appello.

– Si contesta che Corte d’Appello avesse ritenuto valida la consulenza psichiatrica eseguita da un medico legale, senza tenere conto delle contestazioni sollevate alla perizia a causa della carente competenza dello specialista.

– Si lamenta come il riconoscimento del danno morale sia stato valutato in correlazione ad un illecito istantaneo a effetti permanenti.

LA CASSAZIONE ACCOGLIE IL RICORSO

La Corte di Cassazione attesta, dopo una lunga disamina, che, nel caso di specie, l’illecito commesso ha natura permanente e non istantanea e tale configurazione è rilevante ai fini della prescrizione del diritto fatto valere del figlio. Sul punto, la Corte, dopo aver ribadito il diritto di ogni figlio ad essere mantenuto, educato, istruito ed amato dai propri genitori, chiarisce che il danno endofamiliare non può sempre qualificarsi come causato da un fatto istantaneo. La prescrizione quindi non decorre dalla nascita o dal verificarsi del fatto, ma da quando si verificano le condizioni necessarie come il ritrovamento del genitore a cui chiedere i danni o dalla maturazione anche psicologica raggiunta.

Si legge nella ordinanza che “in tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno da fatto illecito, nel caso di illecito istantaneo, caratterizzato da un’azione che si esaurisce in un lasso di tempo definito, lasciando permanere i suoi effetti, la prescrizione incomincia a decorrere con la prima manifestazione del danno, mentre, nel caso di illecito permanente, protraendosi la verificazione dell’evento in ogni momento della durata del danno e della condotta che lo produce, la prescrizione ricomincia a decorrere ogni giorno successivo a quello in cui il danno si è manifestato per la prima volta, fino alla cessazione della predetta condotta dannosa”.

Il riconoscimento del danno morale era stato negato in forza della asserita prescrizione poiché i fatti erano avvenuti durante l’adolescenza e, anche se proseguiti in età adulta, le sofferenze patite dal ricorrente sarebbero scaturite da fatti istantanei e, quindi, prescritti ai sensi dell’art. 2935 e 2947 c.c..

Nei primi gradi di giudizio, le violazioni genitoriali sarebbero state inquadrate quali illeciti istantanei ad effetti permanenti.

La Suprema Corte, al contrario, attesta che il genus danno endofamiliare è di due distinte species:

1) danno relativo al rapporto di coniugio

2) danno relativo al rapporto genitoriale.

Altra fondamentale distinzione operata dalla Corte di legittimità è

1) danno da condotta permanente

2) danno da condotta istantanea

Secondo una precedente sentenza della Cassazione, richiamata nel caso de quo, “la violazione dei doveri di mantenimento, istruzione ed educazione dei genitori non trova sanzione solo nelle misure tipiche del diritto di famiglia potendo integrare illecito civile ove cagioni la lesione di diritti costituzionalmente protetti; questa, pertanto, può dar luogo ad un’autonoma azione volta al risarcimento dei danni non patrimoniali ai sensi dell’art. 2059 c.c.” ( Cass. n. 5652/12).

Altra sentenza richiamata statuisce che “il disinteresse mostrato da un genitore nei confronti di una figlia integra la violazione dei doveri di mantenimento, istruzione ed educazione e determina la lesione di diritti nascenti da un rapporto di filiazione che trovano negli articoli 2 e 30 della Costituzione- oltre che nelle norme di natura internazionale- un elevato grado di riconoscimento e tutela, sicchè tale condotta è suscettibile di integrare gli estremi dell’illecito civile e legittima l’esercizio, attraverso l’azione ai sensi dell’art. 2059 c.c.,  volta al risarcimento dei danni non patrimoniali sofferti dalla prole.” (Cass. 3079/15)

La Corte di Cassazione aveva già ritenuto che una condotta omissiva del genitore che ha determinato una grave sofferenza psicologica derivante dalla privazione ingiustificata della figura genitoriale determina una lesione di carattere irreversibile con riferimento ad entrambe le sfere del diritto di natura costituzionale riconosciuto e protetto dagli artt. 2 e 30 della Costituzione, così come rafforzato dall’art. 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea ed alle convenzioni di New York. Il diritto al risarcimento del danno sorge dal vuoto emotivo, relazionale e sociale.

L’ordinanza qui esaminata attesta che un esempio di un illecito endofamiliare istantaneo può individuarsi ad esempio, nel mancato versamento del mantenimento che perdura come illecito sino all’adempimento, ossia quando è agita una singolare e specifica condotta omissiva; mentre, la privazione di un genitore configura un illecito permanente.

 Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, nella sentenza n. 577/2008, avevano già individuato che il dies a quo (exordium praescriptionis) (da cui decorre il decorso quinquennale della prescrizione del diritto al risarcimento) era non il momento in cui si verificava il fatto ma il momento in cui la vittima ne aveva percezione. L’ordinanza n 11097/20, recependo tale assunto, rileva che l’assenza del genitore determina una lesione della personalità del figlio e quindi incida sulla capacità di percepire correttamente ed agire conseguentemente.

MANCATA AMMISSIONE MEZZI ISTRUTTORI E CRITICHE ALLA CTU

 La Cassazione sposa, infine, anche le motivazioni sollevate dal ricorrente in ordine all’incompetenza della CTU incaricata in primo grado, tanto che essa aveva inquadrato la patologia nel cluster A (personalità schizoide, paranoide ecc) e non nel cluster B, rilevando che tali disturbi non erano unicamente ricollegabili allo stato di abbandono ed assenza. Ebbene, accogliendo la tesi del ricorrente, la Cassazione ritiene che tale lacuna poteva essere colmata attraverso le prove testimoniali che avrebbero consentito il collegamento tra disagio psicologico e condotta paterna.

Il danno da illecito endofamiliare legittima un’azione tesa al risarcimento da illecito civile, ai sensi dell’art. 2059 c.c., esterno al diritto tipicamente di famiglia, per il ristoro dei danni non patrimoniali sia in relazione al rapporto di coniugio che di relazione genitoriale.

Avv. Marina Marconato   

 

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Wed, 24 Jun 2020 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/461/condotta-del-genitore-e-risarcimento-danni-da-illecito-endofamiliare Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
SEPARAZIONE E PROVVEDIMENTI PROVVISORI: LE SPESE PROCESSUALI SOLO ALL’ESITO DEL GIUDIZIO https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/463/separazione-e-provvedimenti-provvisori-le-spese-processuali-solo-all-esito-del-giudizio

La Corte di Cassazione, con la innovativa sentenza n. 8432, depositata il 30 aprile 2020, ha stabilito la revoca del provvedimento della Corte di Appello di Brescia che, in sede di reclamo avverso i provvedimenti provvisori ed urgenti presidenziali emessi in fase di separazione, aveva condannato alle spese processuali la parte soccombente.

Ha, difatti, ritenuto la Cassazione che la questione andasse decisa all’esito finale del giudizio.

Premesso che il provvedimento della Corte d’Appello, chiamata a decidere sul reclamo dell’ordinanza emessa ai sensi dell’art. 708, 3° comma cpc, non sia impugnabile in Cassazione ai sensi dell’art. 111 Cost. giacché relativo a disposizioni rivestite del carattere della transitorietà, seppure incida su diritti soggettivi quali il mantenimento della prole e del coniuge o il collocamento dei minori, ben potendo le stesse essere revocate dal Presidente o dal Giudice Istruttore in corso di giudizio (v. ex multis Cass. 20.06.2014 n. 14141, Cass. 15.5.2018 n. 11788 su divorzio), la Suprema Corte ha ritenuto comunque ammissibile l’impugnazione della decisione del giudice di secondo grado nella parte che regolamenta le spese processuali, in quanto ritenute influenti su posizioni giuridiche di debito e credito e come tali definitive e suscettibili di acquistare autorità di giudicato.

Tale orientamento mette fine ad una questione rilevante che poneva chi avesse interesse a reclamare i provvedimenti provvisori nella condizione di possibile condanna alla refusione delle spese ancorché l’esito del giudizio fosse ancora incerto.

Gli orientamenti in merito alla natura del reclamo erano divisi tra coloro i quali lo identificavano quale procedimento endoprocessuale destinato ad essere ribaltato o, di contro, assorbito nel provvedimento definitivo e tra coloro che lo riconducevano ad un mezzo di impugnazione dinanzi ad un giudice superiore che definiva il procedimento stesso.

La Corte di legittimità, nella sentenza in esame, muovendosi dal presupposto che il reclamo ex art. 708, 3° comma, debba prevedere il rinvio della condanna alle spese alla sentenza definitiva, ritiene che la valutazione non possa, ai sensi dell’art. 91 e 739 cpc, essere anticipata ad un esito intermedio, che potrebbe essere ribaltato in fase decisoria definitiva.

Referente Commissione                               Autrice

Avv. Anna Scifoni                                    Avv. Marina Marconato        

 

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Wed, 27 May 2020 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/463/separazione-e-provvedimenti-provvisori-le-spese-processuali-solo-all-esito-del-giudizio Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
COVID-19 E LA VIOLENZA DOMESTICA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/467/covid-19-e-la-violenza-domestica

L’emergenza sanitaria, generata dalla pandemia COVID-19, ha comportato serie misure restrittive in ordine alla sospensione delle attività lavorative, alla chiusura delle scuole ed alla limitazione drastica della libertà di spostamento.

Il monito è RESTIAMO A CASA.

La casa è intesa come luogo di protezione in cui rifugiarsi per sfuggire al rischio di contagio dal coronavirus, nel tentativo di arginare il numero dei malati e dei decessi e di non determinare il collasso delle strutture sanitarie e dei reparti.

E’ certamente difficile per ciascuno di noi elaborare una improvvisa chiusura ed adattarci ad un mutamento delle relazioni interpersonali. Abbracciarsi, baciarsi, stringersi la mano, incontrarsi, uscire per il momento è precluso.

Il Dott. Paolo Cianconi, medico psichiatra e terapeuta ed antropologo, nel libroLe chiavi dell’Orizzonte, precisa che “le zOne sono condizioni e dimensioni di contesto e relazioni opposte a ciò che offrono le colonie umane. Quindi dove una colonia umana è organizzazione con leggi antropiche, equilibrio delle forze di campo, prevedibilità, sicurezza e basso indice di esposizione alle leggi di selezione naturale, le zOne sono l’opposto. 

Le zOne sono il contrario. Nelle zOne si innalzano il caos, le leggi stocastiche e del caso, cadono prevedibilitá, sicurezza, e siamo tutti esposti alle leggi di sopravvivenza.

Chi era super adattato alle colonie potrebbe essere spazzato via dall’ emergere delle nuove norme della zOna. Che sono leggi impersonali. Non fanno preferenze. Le leggi in realtà diventano altre e impongono il proprio riassetto agli uomini.” Continua il Dott. Cianconi, commentando la situazione che stiamo attraversando attualmente “siamo in una epidemia. L’ epidemia è un tipo di zOna. I governi possono decidere cosa fare.

Ma non decidono loro. 

Ora le leggi le fa la zOna e noi ci difendiamo.

La selezione la fa la zOna e noi speriamo.

I tempi li decide la zOna e noi cerchiamo di adattarci al flusso dei contagi.

Quando ricostruiremo il nostro equilibrio non è affatto ancora chiaro. 

Non c’è sicurezza su cosa diventerà l’epidemia. 

Dopo le zOne non c’è una restituzione della colonia umana come era prima.

Le leggi della zOna non riguardano solo la ridistribuzione delle sorti, la zOna trasforma il territorio e i superstiti. 

Dopo non saremo più come prima. Questo non significa meglio o peggio”. (Le chiavi dell’orizzonte, circolare 2015 edizione privata ISBN 978-88-940454-0-6 parte terza cap. 1 paga 148 -162)

Cosa sta accadendo e cosa sta per accadere a quelle persone, specialmente donne, bambini ed anziani, per i quali le mura domestiche non rappresentano un posto sicuro ma anzi in esse si celano i comportamenti abusanti del familiare violento? 

 L’ultimo report diffuso dalla Polizia di Stato, Questo non è amore, con i dati aggiornati al 2019, parlava di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. Le vittime sono italiane in altissima percentuale, si parla dell’80,2% dei casi, con colpevoli italiani nel 74% dei casi. L’affermazione che per alcuni reati come i maltrattamenti, le percosse o la violenza sessuale il genere assuma un ruolo preponderante, è dimostrata dai dati: nel periodo gennaio 2016-agosto 2019, le vittime di sesso femminile sono aumentate, passando dal 68% del 2016 al 71% del 2019.

Si stima, inoltre, che, oltre il 90% delle donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate che sono arrivate in Italia dalla Libia e dal Mediterraneo abbiano subito violenza: stupri, rapimenti, segregazione, lavoro forzato, torture. Molte di loro hanno assisto all’uccisione di altre donne e uomini, alla morte dei loro figli, dei mariti, di fratelli e sorelle, di amiche.

Molte di loro sono vittime di tratta e sono state costrette alla prostituzione, lungo il percorso e in Italia.

In Italia, secondo gli ultimi dati diffusi da Save The Children sulla violenza “assistita”, si stima che 427 mila minori, in soli cinque anni, abbiano vissuto la violenza tra le mura di casa nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano dell’uomo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud, mentre in più di 1 caso su 10 (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri.

Per quanto riguarda gli autori delle violenze, i dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia evidenziano che nella quasi totalità dei casi (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già.

Sussiste il rischio che la violenza, sia psicologica che fisica, subisca una crescita dovuta alla forzata permanenza di vittime ed aggressore entro lo stesso ambiente 24 ore al giorno. E’ probabile che il soggetto violento possa avere un aumento dell’aggressività, scatenata da vari fattori: dalla frustrazione, dalla difficoltà a reperire sostanze stupefacenti (nel caso di violenti dipendenti da droghe) o al, contrario, dall’uso maggiore delle stesse, dall’ acuirsi dei disturbi psicopatologici a seguito delle restrizioni e dalla sospensione o diminuzione delle sedute di psicoterapia e dei  percorsi di supporto, dalla intensificazione delle occasioni di conflitto e litigi. D’altra parte, le vittime non hanno possibilità di allontanarsi da casa per proteggersi durante gli attacchi, i minori sono costretti ancora più di prima ad assistere alla violenza giacché sempre presenti data anche la chiusura delle scuole.

Certamente, si potrebbe obiettare che le vittime possano rivolgersi alle forze dell’ordine e che un allontanamento dalla casa familiare sia tuttora attuabile. Ma questo ragionamento non tiene conto degli aspetti peculiari delle dinamiche relative alla violenza di genere.

Difatti, le vittime di violenza, a differenza delle vittime degli altri reati, hanno una forte difficoltà ad agire, ad interrompere la relazione tossica, a denunciare. Paura, isolamento economico, attualmente aggravato dalla emergenza sanitaria, timore di perdere i propri figli, disturbi post traumatici da stress, attaccamento all’abusante, essere cresciuti all’interno di contesti intrisi della mentalità patriarcale, determinano una innata lentezza nelle decisioni.

Questo scenario ritengo venga dalla pandemia.

In Cina sembra vi sia stato un aumento esponenziale delle richieste di divorzio nelle aree colpite dal COVID-19 e tale dato fornisce un supporto alla ipotesi che il coronavirus, come fenomeno, e le conseguenze che esso porta, costituiscano fattori di possibile innalzamento della violenza.

Gli operatori del settore sanno che si sta assistendo anche all’acuirsi delle problematiche relative alla gestione dei figli di genitori separati (vedi il mio articolo http://studiolegalemarinamarconato.it/genitori-separati-allepoca-del-covid-19/ ) le quali divengono insostenibili soprattutto nelle situazioni in cui è agita la violenza ed in cui, conseguentemente, risulta assai improbabile che si adottino modalità condivise ed adeguate alla nuova emergenza anche a parziale modifica delle disposizioni contenute nelle sentenze.

L’auspicio è che lo Stato appronti con celerità, anche in questo ambito, misure straordinarie di contenimento e protezione, così come sta avvenendo per gli altri settori ed ambiti sociali.

Le vittime stiano particolarmente in allerta e non tardino a chiedere aiuto alle Istituzioni o alle associazioni che lottano contro la violenza di genere laddove percepiscano l’insorgere di comportamenti aggressivi.

Nei periodi di grande cambiamento e durante le calamità, la forza, la velocità di adattamento, la capacità di intercettare i primissimi segnali di pericolo, il non rimanere isolati anche con l’aiuto dei social e dei mezzi di comunicazione a distanza sono, a mio modesto parere, fattori imprescindibili per la sopravvivenza fisica e mentale.   

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL SITO E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.
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Mon, 16 Mar 2020 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/467/covid-19-e-la-violenza-domestica Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
GENITORI SEPARATI ALL’EPOCA DEL COVID-19 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/465/genitori-separati-all-epoca-del-covid-19

L’emergenza COVID-19 sta ridisegnando i confini entro i quali, almeno in via transitoria, è necessario e possibile muoversi.

La velocità di diffusione del contagio e la gravità dei sintomi delle persone contagiate stanno comportando l’adozione di provvedimenti stringenti e straordinari, commisurati alla emergenza che diviene di ora in ora più drammatica. Per tali ragioni, è stato emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020 che ha statuito variazioni e integrazioni al decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, ora applicabili sull’intero territorio nazionale. Il Decreto del Presidente del Consiglio dell’8.3.2020 aveva già disposto che si dovesse:

a) evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonche’ all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessita’ ovvero spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.

Il 9 marzo 2020 il nuovo decreto ha esteso a tutto il territorio nazionale le misure di contenimento.

Tali misure si applicano ai figli minori di genitori separati? Direi di si.

In Italia, tale quesito interessa migliaia di bambini e ragazzi e, nel vuoto normativo ed in assenza di coordinamento tra genitori, i contrasti rischiano di moltiplicarsi.

Auspicabile sarebbe che il genitore non collocatario si accordasse con l’altro nei casi in cui tra i due luoghi di residenza vi fosse una certa distanza o che uno di essi fosse addirittura in una delle zone più a rischio, così come auspicabile sarebbe che, preposto a tenere i bambini sino al termine del periodo di emergenza, fosse il genitore che lavorasse da casa o svolgesse la professione con i minori contatti interpersonali. Sarebbe, insomma, necessario che si potesse compiere una valutazione del rischio a tutela del superiore interesse del minore.

Tuttavia, nella realtà, soprattutto nelle situazioni in cui uno dei genitori è un soggetto abusante, violento o animato da acredine, non si riesce a raggiungere un accordo.

A mio parere, tuttavia, in ottemperanza all’art.1 del decreto del 9 marzo 2020, dell’art. 1 del decreto dell’8 marzo 2020, dell’art. 32 della Costituzione, della normativa regionale e della normativa nazionale ed internazionale a protezione dell’Infanzia, deve essere sospeso il diritto di visita del genitore non collocatario che abbia residenza in un Comune distante oltre 30 Km da quello di residenza del minore, del genitore che svolga una professione a rischio o che si sia recato nelle zone maggiormente colpite dal COVID-19 o abbia avuto contatti sociali con chi in quelle zone dimori o lavori.

Ritengo, altresì, che debbano essere sospese le CTU in materia Famiglia e le mediazioni in corso poiché gli stessi professionisti, nell’esercizio delle proprie funzioni si recano o si sono recati in vari Tribunali del territorio nazionale e sono, quindi, venuti a contatto con una ampia e non precisabile quantità di persone tale da non potersi escludere il contatto con persone contagiate o provenienti dalle zone rosse o che siano venuti in contatto con chi in tali zone risieda o lavori, tenuto, peraltro, conto che anche i positivi non sintomatici sono capaci di diffondere il contagio.

La ratio sottesa alle misure adottate dallo Stato e dalle Istituzioni è limitare ai soli casi di assoluta necessità gli spostamenti ed i contatti sociali ed in ogni contesto, ancorchè ancora non specificamente regolamentato, ma soprattutto quello che riguardi minori ed anziani, dovrebbe attenersi a questo principio ed al più rigoroso buon senso.

In tale momento, è altresì auspicabile che siano adottate linee guida comuni a salvaguardia delle categorie più deboli e di tutta la collettività, ponendo in posizione subordinata il soddisfacimento degli interessi dei singoli.

Nella attuale condizione di allerta e pericolo, cui nessuno era preparato, lo sforzo degli avvocati, pur nel dovere di difendere le istanze dei propri clienti, deve tradursi in un’unica voce che reclama e proclama la difesa del diritto alla vita ed alla salute sopra e prima di ogni altro diritto ed interesse.

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Tue, 10 Mar 2020 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/465/genitori-separati-all-epoca-del-covid-19 Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
SEMINARIO SULLE RELAZIONI VIOLENTE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/468/seminario-sulle-relazioni-violente

SEMINARIO SULLA VIOLENZA RELAZIONALE -23 novembre-ROMA
Il Dott Paolo Cianconi è uno psichiatra psicoterapeuta ed antropologo che opera a Roma. Da anni si occupa del recupero delle vittime di violenza relazionale ed è un esperto del disturbo narcisistico di personalità e della psicopatia . Relatore e docente in numerosi master e corsi di formazione dedicati a psicologi sul tema della vittimologia
L’Avv. Marina Marconato è un avvocato civilista Cassazionista che esercita la professione nell’ambito del diritto di Famiglia. E’ riservata particolare attenzione ai casi di violenza psicologica e fisica nella coppia ed alla violenza sui minori. Esperta nella trattazione dei casi di violenza relazionale anche riconducibili a disturbi psicopatologici quali la psicopatia ed il narcisismo patologico

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Mon, 21 Oct 2019 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/468/seminario-sulle-relazioni-violente Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
ALIENAZIONE PARENTALE NARCISISMO PATOLOGICO E PSICOPATIA: CONNUBIO MORTALE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/469/alienazione-parentale-narcisismo-patologico-e-psicopatia-connubio-mortale

Lo psicopatico, il narcisista patologico ed, in generale, il soggetto disturbato, violento e distruttivo, per l’innata esigenza di dominare e  distruggere anche le persone di famiglia, commette assai frequentemente reati ed illeciti dai quali ci si trova costretti a difendersi. Tali personalità sono pressoché anaffettive, prive di empatia, invidiose delle qualità altrui e delle relazioni che gli altri sanno costruire. Per tali ragioni e per un profondo desiderio malvagio di vendicarsi giungono a compiere atti terribili, maltrattano, vessano, picchiano o ledono la stabilità e serenità di chiunque abbia osato allontanarli o sfidarli o smascherarli. L’obiettivo è dominare o distruggere e per soddisfare questo intento non si fermano davanti a nulla, nulla li spaventa, né il rischio del carcere né la possibilità di fare del male addirittura ai propri figli.

Queste personalità fortemente danneggiate molto frequentemente si scagliano contro l’ex partner e, se vi sono figli in comune, essi diventano lo strumento di tortura utilizzato per colpirlo.

La violenza domestica è assai diffusa, il numero di donne abusate è elevato; l’arma preferita dal narcisista maligno o psicopatico, una volta chiusa la relazione, dopo il coltello, la pistola, le mani che serrano la gola, è ingaggiare una guerra al fine di togliere i figli alla madre.

Tale strategia fra l’altro ha un triplice vantaggio: distrugge la vita del partner, lo riduce a brandelli, lo rovina economicamente, socialmente, sentimentalmente e costituisce anche un risparmio economico, giacché se i figli sono collocati stabilmente presso di lui, viene meno l’obbligo al loro mantenimento, e, dulcis in fundo, tutto questo avviene per ordine di un Giudice, dietro la valutazione di un CTU ( perito psicologo o psichiatra nominato dal giudice), quindi sussiste un riconoscimento sociale e pubblico e formale alla situazione di allontanamento che rende il narcisista o lo psicopatico oltremodo tronfio, essendo alla base del disturbo anche la necessità di vincere. Poco importa se i bambini siano letteralmente strappati dalle braccia di una madre sana, la cui unica colpa sia aver denunciato o difeso e protetto il bambino, poco importa che il bambino subirà un trauma talmente profondo da essere difficilmente superabile, poco importa se si sentirà perduto, solo, terrorizzato. E’ bene rilevare che molti bambini sottratti alle madri avevano serie difficoltà ad interagire con il padre ( sovente già denunciato per violenza o abusi) e pur tuttavia non sono ascoltati, capiti, creduti e supportati; anzi, in spregio delle leggi internazionali ( la Convenzione di Istanbul ad esempio) o nazionali ed anzi costituzionali, sono trasferiti di forza in una casa famiglia per essere resettati dalla presenza materna e poi a volte consegnati al padre. Va da sé che difficilmente un genitore amorevole farebbe tutto questo al proprio figlio, giammai il papà di un bambino di 18 mesi o 8 anni vorrebbe che suo figlio fosse prelevato di nascosto da scuola o da casa, portato via mentre grida disperato, condotto in un luogo sconosciuto tra persone sconosciute a meno che questo non fosse assolutamente a protezione della sua incolumità fisica, perché maltrattato, torturato, violentato o fatto vivere nel degrado più nero.

Ma no, non sta accadendo questo oggi in Italia.

Oggi in Italia succede che in nome di un concetto che non esiste nel mondo scientifico nazionale ed internazionale, molti padri assenti, maltrattanti, vendicativi, malvagi, apparentemente normali, teneri, affidabili stanno cavalcando questo mostro denominato alienzazione parentale ( o ex PAS).

L’incontro tra narcisismo perverso e psicopatia, tra il violento e l’alienazione parentale sa di un connubio diabolico in cui questi due sposi burattinai si servono di marionette, cioè di tutti coloro i quali, a causa di interessi meramente economici ( un bambino in casa famiglia frutta da Euro 100 e 400 al giorno), di incompetenza professionale, ottusità, di proprie frustrazioni o perché manipolati a dovere, per portare a compimento un gesto orribile: togliere un bambino ai propri affetti senza che ve ne sia una valida e reale ragione.

O meglio, la ragione esiste: distruggere, dominare, vincere.

Quante possibilità hai dato al soggetto che hai accanto? Quante volte le tue speranze sono state tradite e la violenza psicologica è, anzi, aumentata? Se sei stata ripetutamente tradita, lasciata pressoché sola in gravidanza, se le svalutazioni ed i silenzi hanno costituito gran parte della relazione, se si è sottratto ad ogni responsabilità verso la sofferenza che ti procurava, verso gli impegni assunti, qualora tu rimanga a disposizione per i figli, stai sbagliando. Cosa, infatti, ti fa credere che saprà assumersi la più grande delle responsabilità nella vita di un essere umano, cioè quella di essere genitore? Se lo psicopatico o narcisista maligno ha abusato di te, abuserà, almeno psicologicamente, anche dei tuoi figli, che vanno protetti. Lo psicopatico ed il narcisista maligno hanno rapporti fondati solo sul possesso ed il controllo, la manipolazione e la rabbia, il ricatto ( “se non fai ciò che dico ti abbandono e smetto di “amarti”) e stai pur certa che queste modalità verranno poste in essere anche verso i figli.

Ma chi è lo psicopatico? Come più dettagliatamente descritto nel mio blog contattozero, narcisismo e psicopatia, lo psicopatico è un soggetto affetto da un disturbo deviante dello sviluppo, caratterizzato da una condizione di aggressività e dall’incapacità di provare emozioni.

Molti studiosi e ricercatori, avendo accertato che i soggetti che hanno tratti psicopatici presentano differenze cerebrali e modalità relazionali atipiche, avanzano l’ipotesi che essi rappresentino predatori intraspecie, presenti tra gli esseri umani “non psicopatici”, e sono di stringere una relazione basata sulla reciprocità e sulla corrispondenza delle comuni emozioni.

Lo psicopatico utilizza menzogna ed inganno costantemente con tutti e se viene scoperto, cambia abilmente versione dei fatti. Nonostante possa aver fatto promesse ed assunto impegni con qualcuno, sistematicamente violati, può farne ancora, dando “la sua parola d’onore”.

Non prova alcun senso di colpa per i suoi gesti ma se gli occorre può fingere estremo rammarico e pentimento per manipolare l’interlocutore.
Allo psicopatico ed al narcisista perverso interessa soltanto avere ciò che vuole nel momento in cui lo vuole e per il tempo in cui lo vuole. E ciò che soprattutto gli preme è il potere, il sentire che tutto proceda come ha stabilito debba procedere. Egli, al fine di realizzare ciò, costruisce però un fantoccio che lo raffigura e lo fa muovere, parlare, vestire, mangiare come meglio si conviene a seconda del contesto e della persona che ha davanti in modo da sembrare esattamente come gli altri.
Mentire e respirare, per questa creatura sub-umana, son azioni che vanno all’unisono. In fondo, il suo meccanismo mentale è semplice, fisso e privo di guizzi.
Se gli esseri che lo circondano, gli umani, vedessero o sentissero cosa c’è dietro al fantoccio, se subito egli mostrasse loro il vuoto che c’è dietro le ossa e la carne che lo compongono, scapperebbero, lo rinchiuderebbero. Ma tutto questo non si vede, anzi, egli appare affascinante, lucido, buono e vittima della situazione.

Ad esempio, la vittima può essere convinta di avere una storia d’amore  con una persona difficile, con un passato doloroso, con un carattere schivo e freddo o burbero, o fragile e bisognoso; ella aveva ritenuto che la propria dedizione e cura, la pazienza e l’assecondare ogni sua volontà, avrebbe portato il grande cambiamento esattamente così come lui l’aveva persuasa a credere.

Tuttavia, un giorno, come un fulmine che incenerisce all’istante, succede qualcosa di assolutamente inconciliabile con le false credenze della vittima. In ogni relazione può accadere di scoprire o subire un tradimento o un gesto brutto ma nel caso in cui il partner sia uno psicopatico o narcisista maligno la questione è diversa, profondamente e sostanzialmente diversa, anche se la vittima ancora non lo comprende.

La vittima, attraverso la scoperta della menzogna, riesce ad intravedere il vero volto del suo predatore, il suo vuoto, la sua malvagità. Vede, per un attimo, il ghigno che era celato dietro il fantoccio montato ad arte. Ma la vittima non sarà creduta da nessuno, non le crederanno amici, colleghi, avvocati, giudici, periti.

Lo psicopatico ed il narcisista perverso non dicono bugie, sono una bugia che respira.

Alcuni di loro si atteggiano a poveri esseri a cui la vita ha riservato dolori e difficoltà, altri sostengono di aver paura ad amare creandosi un alibi perfetto alla mancanza di affettività ed empatia che sta alla base del disturbo di personalità di cui sono irreparabilmente affetti, altri ancora giustificano gli insulti, i silenzi, i rimproveri,  le persecuzioni, i pedinamenti, le percosse, sostenendo di amare così tanto da impazzire di gelosia, altri ancora si elevano a vostra guida suprema, ritenendosi migliori di voi che siete, a parer loro, incapaci di gestire la vostra esistenza, la vostra genitorialità, la vostra sessualità, la vostra professionalità . Alcuni, infatti, vi faranno credere e faranno credere alle istituzioni che siate stupidi/e, malati/e, instabili, noiosi/e, brutti/e e che il fatto di tenervi ancora sia un miracoloso gesto di grandezza che, tuttavia, dovrete pagare subendo la dominazione, la critica, le punizioni.

Lo psicopatico ed il narcisista perverso fingono di essere una brava persona, onesta e fedele, affidabile; finge che ti sosterrà, aiuterà, consolerà ed invece ti sta tradendo, colpendo, uccidendo giorno dopo giorno.

L’assenza di rimorso e l’empatia al grado zero-negativo tipiche del disturbo gli consentono, se scoperti, di mantenere una estrema lucidità che vi farà dubitare di aver visto ciò che avete visto, udito, saputo.

Nella strategia del manipolatore narcisista l’altro non deve essere distrutto subito ma deve essere sottomesso pian piano attraverso una lenta ma inesorabile deprogrammazione della sua identità affinché sia reso immobile e possa venir esercitato su di lui il controllo ed il potere Il narcisista indossa la sua maschera di fascino e carisma ed è capace di creare nell’altro adrenalina. Lo psicopatico ed il narcisista maligno sono attori perfetti, non appaiono esagerati o affettati, non si notano nei primi momenti stonature particolari, così come sostiene Hervey Cleckley, uno dei massimi studiosi di psicopatia, nel celebre libro “the Mask of Sanity”.

Cleckley ritiene che la loro loquacità, il fascino superficiale, così come la loro straordinaria capacità di mentire, li rendano lupi travestiti da pecore, “il più delle volte lo psicopatico sembrerà gradevole e farà un impressione positiva già dal primo incontro. Aperto ed accogliente, è facile parlare con lui. Né, d’altra parte, sembra porsi in modo artificioso, come se nascondesse qualcosa o come qualcuno che sta cercando di ottenere simpatia per uno scopo nascosto”.

Il narcisista perverso è affabile, ottimo conversatore, manifesta un interesse grande sia per l’aspetto esteriore che per quello interiore della preda e la pone apparentemente al centro della propria vita. Il perverso narcisista impone il proprio carisma per trattenere l’altro, per intrappolarlo nel labirinto di una relazione malata in cui il partner è trasformato in un oggetto, è cosificato e reso dipendente. In seguito, pur dilaniato da crescenti dubbi, si troverà al centro del labirinto e non troverà via d’uscita.

L’incontro tra questi pericolosi soggetti ed i sostenitori della PAS-Alienazione Parentale è devastazione allo stato puro

I professionisti sostenitori della PAS ideata da Gardner, oggi, trasformata nel nome ma non nella sostanza, nel concetto di Alienazione Parentale, si alleano sostenendo nelle aule di Tribunale che il maltrattante sia sano e capace ( per individuare la psicopatia serve un test specifico, mai utilizzato nelle CTU), buon padre magari e che l’altro genitore, solitamente la madre, sia esagerata, vendicativa, fuori di testa. Manipolazioni adottate dal narcisista maligno si sommano a manipolazioni, travisamenti, omissioni dei periti o assistenti sociali intenti a decretare che l’altro genitore alieni la figura del manipolatore e per questo il figlio ne vada allontanato.

La teoria della Pas venne sviluppata da Gardner nel 1985, che si basò sulle proprie osservazioni personali, e sull’attività di perito, spesso a favore di padri accusati di molestie nei confronti dei figli e non su studi scientifici. La teoria di Gardner non ha fondamento scientifico e prende, invece, le mosse da una personale visione delle donne e dei bambini e della pedofilia. La PAS rappresenta un pericolo serio per i minori abusati o per il coniuge maltrattato. Quest’ultimo per timore di vedersi affibbiare un’accusa di alienazione parentale e conseguentemente perdere i propri figli, che correrebbero il rischio di essere tradotti in casa famiglia o collocati proprio presso il genitore maltrattante, potrebbe essere indotto a tacere le violenze subite e a rinunciare a chieder giustizia.

La Pas, altrimenti detta sindrome di alienazione parentale, non è mai entrata nel Dsm e la Cassazione in una sentenza del 2013 ne ha recepito la infondatezza e lo stesso è avvenuto da parte del Ministero della Sanità. Tuttavia, la PAS o alienazione parentale da alcuni anni è entrata nelle aule dei Tribunali italiani nei procedimenti di separazione ed affidamento dei minori, determinando in questi casi un collasso della giustizia.

Il DDL Pillon è tra le proposte di legge che vorrebbe codificare tale sindrome e ciò comporterebbe una condanna certa dei bambini a vantaggio di genitori anaffettivi ed abusanti.
 

Se avete incontrato un manipolatore relazionale o un violento, se avete figli in comune, interrompete la relazione affidando la gestione della separazione o affidamento dei figli con estrema cautela e, a partire dalle prime fasi, affidatevi SEMPRE a professionisti esperti o vi troverete in un inferno peggiore di quello in cui sinora avete vissuto

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Tue, 23 Jul 2019 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/469/alienazione-parentale-narcisismo-patologico-e-psicopatia-connubio-mortale Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
CODICE ROSSO E VIOLENZA DI GENERE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/470/codice-rosso-e-violenza-di-genere

Approvata la normativa conosciuta come codice rosso, salutata come incisiva per la tutela delle vittime di violenza di genere. E’ davvero così?

In italia, oggi, che situazione abbiamo?

la percentuale più alta mai registrata in Italia.

Secondo la stima pubblicata a giugno 2019 dalla Banca Dati EURES sugli Omicidi Dolosi in Italia, progettata per poter realizzare approfondimenti specifici su singoli aspetti e/o caratteristiche del fenomeno omicidiario (analisi vittimologiche, analisi del movente, indici di rischio, assi relazionali tra vittima e autore, incidenza del fenomeno di disagio e degrado sociale), mentre diminuiscono gli omicidi in generale, sono in costante aumento quelli in ambito domestico.

Le donne uccise nel nostro Paese muoiono quasi esclusivamente per mano di un famigliare o partner o ex partner, stiamo parlando dell’83,4% delle vittime femminili.

In Italia nel 2018 un omicidio su due (49,5%) è commesso in famiglia. Fenomeno in crescita nei primi 5 mesi del 2019 (+10,3%). Nel 2018 il 49,5% delle vittime degli omicidi volontari commessi in Italia è stato ucciso all’interno della sfera familiare o affettiva:

Anche la relazione genitore/figlio si caratterizza per una crescente problematicità, con un forte richiamo al tema dei figlicidi.

Da segnalare anche il fenomeno dell’arma usata:4 vittime su 10 in famiglia uccise nel 2018 con armi da fuoco (legalmente detenute nel 65% dei casi)

In almeno il 64,6% dei casi in cui le vittime sono state uccise con armi da fuoco, l’assassino risultava in possesso di un regolare porto d’armi (in diversi casi per motivi di lavoro), confermando quindi la necessità di controlli più accurati, soprattutto in presenza di situazioni stressanti o comunque “a rischio” (ad esempio una separazione o la grave malattia di un familiare stretto).

Lo Stato come sta affrontando quella che è una emergenza nazionale? Lo Stato come si sta impegnando per ridurre omicidi, violenze, vessazioni verso le donne ed i minori? Quali misure si stanno approntando per gestire una situazione che, aspetto poco considerato ma assai rilevante, non esplica i propri nefasti effetti solo nell’immediato e in modo circoscritto alle persone singolarmente coinvolte, ma, per la drammaticità sociale e psicologica, ha effetti su tutta la collettività, anche futura?

Il Senato ha approvato definitivamente il «Codice rosso», legge che interviene innovando e modificando la normativa penale della violenza domestica, aspetto cui i riflettori mediatici e politici danno attenzione è la previsione che

1) per reati quali maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale, la polizia giudiziaria informi immediatamente il PM che, entro 3 giorni, deve assumere informazioni dalla persona offesa

2) Pene inasprite per gli autori dei suddetti reati e previsione del reato di identità in caso di sfregio al volto e del revenge porn, ossia la diffusione illecita di materiale inerente la sfera sessuale.

Il testo, seppure presenti spunti interessanti, appare più di effetto che di utilità nella lotta alla violenza di genere. In Italia sembra si continui a legiferare su un tema allarmante con poca cognizione della materia e delle dinamiche psicologiche e culturali sottese alla stessa.

Una vittima di violenza domestica è destabilizzata, traumatizzata e spaventata per se stessa e per i propri figli. La presa di coscienza che conduce alla denuncia è lenta, colma di passi avanti ed indietro e, soprattutto, si realizza proporzionalmente a quanto lo Stato riesca a garantire concreta protezione e stabilità. Tre giorni per essere sentiti dal PM appare da un lato una utopia, tenuto conto dell’intasamento degli uffici e, dall’altro, una forzatura poco idonea a tutelare le vittime.

Il codice rosso non solo non è idoneo ad arginare la violenza domestica ma rischia di compromettere ancor di più la sicurezza della vittima.

Chi subisce abusi in famiglia o da ex partner ha bisogno di immediatezza nel ricevere protezione e mantenere la dignità, invece, spesso si finisce per rivittimizzare le persone abusate esponendole ad abusi ulteriori. Il violento non cesserà di essere tale se rischia uno o due anni in più, non legge gli articoli del codice prima di stuprare, picchiare e, ammettendo che lo faccia, francamente se ne frega. Il violento aderisce a due codici alternativi: quello culturale che gli impone di punire il partner che si sia ribellato a soprusi e relazione abusante perché lo ritiene soggetto non idoneo ad autodeterminarsi (cultura machista e patriarcale che plasma, in modo magari poco manifestato anche l’Italia) o il disturbato psichico e/o dedito all’uso di droghe ed alcool.

Per entrambe le categorie, vessare, umiliare, picchiare, distruggere, uccidere ben vale il carcere. Ne sono esempi i molteplici casi di cronaca di omicidio-suicidio (se arrivano ad uccidersi quanto possono essere frenati dal rischio di un anno di galera in più?) o dalle scene di omicidi in cui l’autore si consegna spontaneamente ribadendo, con una certa arrogante soddisfazione, al magistrato “ non sono pentito”.

La violenza di genere si ferma facendo formazione: chi si imbatte in una vittima (poliziotto, medico, docente di scuola, assistemte sociale) deve saper riconoscere i segni di pericolo, deve smettere di minimizzare, deve smettere di ritenere che un soggetto violento sia un buon genitore.

La violenza di genere si argina dando credibilità alle vittime ed ai figli, dando strumenti concreti per garantire l’incolumità: ma i braccialetti elettronici doppi, mi chiedo, dove stanno? Lo Stato deve esser in grado di darli alle vittime se proprio non può assicurare al carcere il violento e far trasferire le vittime ed i figli, ed i figli, in altro luogo, in altra casa.

Un lavoro, una abitazione, un braccialetto, assoluto rispetto, minimizzazione 0 ed affidamento dei minori : queste le alternative al carcere per l’abusante. Servono carceri? Costruitele. Servono braccialetti elettronici? Costruiteli (e pagateli il giusto).

Mi si consenta una riflessione: nelle cause delle separazioni è divenuto un dovere civico e costituzionale sbarrare la strada al concetto ascientifico della ex PAS oggi alienzione parentale, che costituisce l’unico artificioso strumento di strategia processuale che gli aggressori possano usare per vendicarsi e difendersi dalle denunce presentate dalle donne.

I giudici si assumano la responsabilità di decidere senza appoggiarsi alle CTU pasiste che stanno consentendo aberrazioni inumane aprendo la porta alle sottrazioni dei bambini alle madri per condurli o dal violento o nelle case famiglia.

Un minore frutta al gestore delle case famiglia dai 100 ai 400 Euro al giorno, soldi che paga lo Stato, soldi che paghiamo noi, Orbene diamo questa somma, anzi diamone anche solo la metà, alle madri (o padri) che subiscono violenza.

Gli assistenti sociali facciano il loro dovere : assistano. Assistano fanciulli e vittime, invece di sentenziare dall’alto di un trono di onnipotenza che “ signora lei non è collaborativa” (eccerto se mi costringi a consegnare per ore un bambino ad un soggetto violento contro la evidente volontà del piccolo, io madre mi oppongo, sì ), “ signora comunque è il padre, se non lo frequenta il bambino diventerà disturbato “ , ma quando mai? Ma che si fanno diagnosi future? Alle madri vengono tolti bambini felici, curati, inseriti. I minori sono costretti ad estenuanti incontri in luoghi sconosciuti, osservati da un vetro, sezionati nella loro emotività, stressati, inascoltati, offesi nella dignità di esseri umani che dovrebbero poter scegliere.

Ma no, genitore violento = genitore con diritti di avere il figlio- oggetto. Complimenti.

Sapete cosa dicono i violenti quando non arrivano ad uccidere o non vogliono sporcarsi le mani di sangue? “ Mi lasci? Mi denunci? Ti farò passare per pazza/o, non ti do un soldo, ti toglierò i figli.” Deumanizzazione ed oggetti: questo sono i figli per i violenti, questo sono i partners per i violenti. Lo Stato oggi e molti Tribunali, e mi duole affermarlo, stanno aiutando e consentendo questo fenomeno.

Davanti a tali problematiche, la previsione del codice rosso, la previsione della formazione circa la violenza genere senza altre misure, senza risorse economiche, per realizzare queste disposizioni a me sembra fare poco, a parte rivestire questo argomento e questa estate di un bel po’ di pailletes, che vanno anche di moda, ma vorrei solo su un top di una donna protetta e rispettata.

 

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Sun, 21 Jul 2019 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/470/codice-rosso-e-violenza-di-genere Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
PAS- SINDROME DA ALIENAZIONE PARENTALE- LE FOLLI PAROLE SU DONNE E BAMBINI DEL SUO IDEATORE RICHARD GARDNER https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/471/pas-sindrome-da-alienazione-parentale-le-folli-parole-su-donne-e-bambini-del-suo-ideatore-richard-gardner

La PAS o sindrome da Alienazione Parentale venne ideata nel 1985 da uno psichiatra, Richard Gardner, medico volontario presso la College of Physicians and Surgeons nella Columbia University. Il suo guadagno derivava dalla professione di esperto forense, expert witness, un perito insomma.

In seguito alla pubblicazione di un articolo sulla PAS, Gardner venne espulso a vita dall’università con la motivazione che era «ignorante nella disciplina di psichiatria e incapace di ragionare secondo il metodo scientifico»

La teoria elaborata da Gardner è posta al centro del DDL Pillon e similari proposte di legge che intenderebbero riformare in Italia l’attuale diritto di famiglia.

L’esistenza della PAS, che sarebbe un disturbo psicopatologico che colpirebbe il bambino a causa della manipolazione di un genitore che lo porrebbe contro l’altro, suscitando in lui una avversione verso quest’ultimo, è negata dal mondo scientifico e non compare in alcun manuale diagnostico.

Si legga piuttosto ciò che il suo ideatore Richard Gardner scriveva a proposito dei bambini e delle donne.

“La pedofilia intrafamiliare (cioè l’incesto) è molto diffusa ed … è probabilmente un’antica tradizione”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: SALEM WITCH TRIALS REVISITED. CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 119 (1991).

“Il bambino deve riuscire a provare pietà per il padre per la sventura (nella nostrasocietà) di avere tendenze tendenze pedofile. In altri luoghi e in altri tempi, ciò verrebbe considerato normale”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 592 (1992).

“Egli [il pedofilo] è anche stato sfortunato per quanto riguarda il luogo e il periodo temporale in cui è nato per l’atteggiamento sociale nei confronti della pedofilia. Comunque, questi non sono motivi per condannare se stesso”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 593 (1992).

“Penso che tutti possediamo in noi un poco di pedofilia”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 26 (1991).

“Ogni volta che gli accusatori imputano un’accusa, si pongono nella situazione diformarsi un’immagine visuale inconscia dell’incontro sessuale. E ogni volta che in loro si ripete questa scena, gli accusatori gratificano il desiderio di essere coinvolti nelle attività di cui sono accusati i perpetratori nell’immagine visuale. Ogni volta che ci compare l’immagine del bambino abusato sessualmente, gratifichiamo indirettamente i nostri impulsi pedofili”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 25 (1991).

“[Il pedofilo] deve essere aiutato a rendersi conto che la pedofilia è stata considerata normale da un enorme numero di individui, nella storia del mondo. Deve essere aiutato a rendersi conto che, perfino oggi, è una pratica diffusa e accettata da letteralmente miliardi di persone”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 593 (1992).

Gli impulsi pedofili dei giudici:

“Non c’è dubbio sul fatto che i casi di abuso sono motivo di grande eccitazione per la vasta varietà di individui ivi coinvolti, gli accusatori, gli avvocati dell’accusa, i giudici, i periti, gli psicologi, i giornalisti, i lettori dei giornali e tutti quelli che vi partecipano – a eccezione della persona accusata falsamente e della vittima innocente… Tutti si divertono, tranne le due figure centrali, che non solo provano poca se non nulla eccitazione sessuale, da tutta questa faccenda, ma le cui vite stanno per essere devastate nell’arco del processo”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 31 (1991).

“I giudici non sono scevri da meccanismi psicopatologici… Anch’essi possono avereimpulsi pedofili repressi nei confronti dei quali c’è soppressione, repressione e senso di colpa. Le indagini e gli approfondimenti dei dettagli del caso provocano gratificazioni voyeuristichee indirette… Incarcerare gli accusati può essere utile a livello psicologico per nascondere gli impulsi pedofili dello stesso giudice”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 107 (1991).

Gli abusi sessuali come fantasie materne:

Nel presentare accuse di abuso sessuale, “le fantasie sessuali soppresse e repressedella stessa madre vengono proiettate sul figlio e sul padre. Visualizzando il padre mentre compie un’esperienza sessuale con il figlio, la madre soddisfa indirettamente i suoi propri desideri di essere la protagonista di tali aperture e attività”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME, 126 (1992).

Sull’incoraggiamento di abusi da parte della Madre:“In alcuni casi l’abuso è stato effettivamente incoraggiato (apertamente o in modosubdolo) dalla madre per usare il bambino come oggetto sostitutivo alla gratificazione sessuale per il padre. Tali madri trovano odiosi gli atti sessuali e il bambino viene utilizzato come conveniente rimpiazzo – proteggendo così la madre evitandole di esporsi all’atto nocivo”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 122 (1987).

“Talvolta, le madri che hanno subito abusi sessuali da bambine possono avere creato una situazione che aumenta la possibilità che il padre abusi del figlio. Possono farlo come modo per dominare il trauma del loro stesso abuso. Possono segretamente e/o inconsciamente sperare che la resistenza del bambino o il successo dell’azione permetteranno loro indirettamente di fare la stessa cosa per se stesse. O possono avere ceduto all’abuso per frigidità o indifferenza sessuale utilizzando il bambino come fonte sostitutiva di soddisfazione per i loro mariti”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 130 (1987).

“L’abuso sessuale di alcune ragazze da parte dei loro padri viene a volte permessoconsciamente e inconsciamente dalle loro madri”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 194 (1987).

“Talvolta l’abuso subito dalle madri è risultato in problemi di inibizione sessuale, conil risultato nel suo vedere il sesso come disgustoso. Possono dunque promuovere(consciamente o inconsciamente) l’utilizzo dei loro figli come sostituti sessuali per proteggere loro stesse dall’essere coinvolte in atti sessuali”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 185 (1992).

“[Una] madre sessualmente inibita può vedere con ripugnanza gli atti sessuali.Consciamente o inconsciamente spinge il padre a dirottare verso la figlia le sue attenzioni sessuali al fine di toglierselo di dosso. In questa maniera, lei evita di rimanere coinvolta in quelle attività ‘disgustose’ e allo stesso tempo autorizza la ‘bestia’ a gratificare i suoi istinti primitivi, mantenendolo ‘domo’ e neutralizzandolo.”

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 36 (1991).

“Sebbene le madri in queste situazioni possano avere una varietà di motivazioni per programmare i figli contro i loro padri, la più comune riguarda il vecchio motto ‘L’inferno non racchiude altrettanta furia di una donna schernita’”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 86 (1987).

I desideri infantili riguardanti il sesso:

Gardner scrive che la descrizione fatta dai bambini sulle attività sessuali è un modo per affrontare i loro desideri. È il modo del bambino per dire “Non sono io che voglio che lui mi violenti, è lui che vuole violentarmi”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE 129, (1992).

“Per mezzo del processo della formazione reattiva si possono trasformare [le fantasie sessuali del bambino] in sgradevoli e con ciò attenuare il senso di colpa che si verificherebbe se la bambina dovesse accettare il fatto che quello che lei desidera sono attività sessuali. Invece di dire “Vorrei avere un coinvolgimento sessuale con mio padre”, lei può dire “Detesto avere una relazione sessuale con mio padre”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 129 (1992).

“[Il] bambino normale mostra un’ampia varietà di fantasie e comportamenti sessuali,molti dei quali, se esibiti da un adulto, verrebbero etichettati come ‘malati’ o ‘perversi’… Ogni bambino è propenso ad avere un elenco delle attività sessuali ‘preferite’ che donano interesse e godimento (o piacere)”.

RICHARD A. GARDNER, SEX ABUSE HYSTERIA: THE SALEM WITCH TRIALS REVISITED, 12 (1991).

L’incorporazione di fantasie che Gardner considera “ridicole, grottesche o inutili” come l’accusa che l’abusante ha inserito il pene nella bocca del bambino o della bambina e non l’ha mosso.

RICHARD A. GARDNER, PROTOCOLS FOR SEX-ABUSE EVALUATION, 61 (1995).

“Nell’alienazione a volte operano fattori edipici. Una bambina con una relazione seduttiva e romanticizzata con suo padre (a volte favorita dallo stesso padre) può trovare particolarmente doloroso il suo coinvolgimento con un’altra donna. Mentre le visite si possono essere svolte in modo lineare e fluido prima della nuova relazione del padre, dopo questo coinvolgimento si può verificare un rapido deterioramento nella relazione della bambina con il padre. Una bambina di questo tipo può dire, al padre: “Devi scegliere tra me e lei”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 91 (1987).

“Il bambino che ha patito abusi in buona fede può benissimo avere goduto dell’esperienza e spesso soffrirà di sensi di colpa per questo piacere perché il bambino, in seguito, apprenderà che l’atto è inaccettabile, peccaminoso o addirittura criminoso”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 114 (1987).

“[I bambini abusati sessualmente] si possono considerati fortunati per avere avuto un genitore che ha donato loro una tale gratificazione”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 145 (1987).

“Solo perché una bambina piccola presenta la fantasia del padre coinvoltosessualmente con lei, non vuol dire che il padre lo abbia fatto. Si può semplicemente trattare della verbalizzazione di un desiderio”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 157 (1987).

Il bambino come iniziatore:

“Al momento attuale, il bambino sessualmente abusato viene generalmenteconsiderato essere la vittima. Io penso che esistano situazioni in cui il bambino abusato sessualmente sia stato l’iniziatore… Diverse persone pensano che i bambini piccoli non abbiano forti urgenze e che, per questa ragione, sia altamente improbabile che possano essere gli iniziatori in qualunque genere di incontro sessuale con un adulto. Questa ipotesi non è necessariamente valida. Ho visto diversi bambini che avrei considerato completamentenormali che avevano sviluppato forti urgenze sessuali durante il primo anno di vita”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 165 (1987).

Sulla malvagità dei bambini:

Definisce i bambini “malvagi” e scrive che “la cosa che colpisce è il livello di sadismoche molti di questi bambini possono mostrare. In parecchi casi sono rimasto impressionato da quella che considero la crudeltà innata di questi bambini”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ALLEGATIONS OF CHILD SEX ABUSE, 119-20 (1992).

“Casi ben pubblicizzati di abuso sessuale spesso coinvolgono bambini che dannotestimonianze in cui forniscono dettagli di abusi sessuali da loro subiti. Queste testimonianze possono essere viste alla televisione da altri bambini – e generare una certa dose di invidia per l’attenzione di vaste proporzioni e la notorietà di cui godono questi bambini”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 101-102 (1987)

“Parecchi [bambini che inventano] ottengono una gratificazione morbosadall’attenzione di cui godono, attenzione che possono non avere mai ricevuto. Alcuni di questi bambini sono invidiosi dei bambini le cui testimonianze sono state mostrate in televisione”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 109-110 (1987).

“Ci può essere una gratificazione morbosa o sadica nel racconto della storia”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 113 (1987).

On Therapy with Children Who are Sexually Abused

“Bisogna avere una particolare cura nel non alienare il bambino dal genitoreabusante. Mandare via di casa un genitore pedofilo “deve essere preso seriamente in considerazione dopo che tutti i tentativi possibili di trattamento della pedofilia ericonciliazione con la famiglia si sono dimostrati vani”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 537 (1992).

“Al bambino bisogna dire che non esiste il genitore perfetto. Lo sfruttamento sessuale deve essere messo in un elenco negativo, ma bisogna apprezzare anche le doti positive”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 572 (1992).

“I bambini più grandi devono essere aiutati a rendersi conto che gli incontri sessualitra un adulto e un bambino non vengono considerati universalmente atti riprovevoli. Al bambino può essere spiegato delle altre società in cui questo comportamento veniva considerato normale. Il bambino può essere aiutato ad apprezzare la saggezza dell’Amleto di Shakespeare, che disse: “Nulla è buono o cattivo, è il pensiero che lo fa diventare tale”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 59 (1992).

“In tali discussioni, il bambino deve essere aiutato ad apprezzare che noi abbiamo,nella nostra società, un atteggiamento esageratamente punitivo e moralistico, riguardo agli incontri sessuali adulto-bambino”.

RICHARD A. GARDNER, TRUE AND FALSE ACCUSATIONS OF CHILD SEX ABUSE .CRESSKILL, NJ: CREATIVE THERAPEUTICS, 572 (1992).

Sui terapisti

“Le madri con la Sindrome di Abuso Genitoriale hanno un modo di trovare i terapisti,per lo più donne, che di riflesso si uniscono a loro nella loro campagna di denigrazionepaterna… [che] in alcuni casi addirittura si uniscono al sistema delirante paranoide della madre… alcune di queste terapiste sono anch’esse paranoiche. In altre alberga una tale e profonda ostilità nei confronti degli uomini che cercheranno ogni possibilità di scaricare la loro rabbia su di essi.”

RICHARD A. GARDNER, QUALIFICATIONS OF RICHARD A. GARDNER, M.D. FOR PROVIDING COURT TESTIMONY, 149 (1992), REPRINTED IN, KATHLEEN COULBORN FALLER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME: WHAT IS IT AND WHAT DATA SUPPORT IT?, 3 CHILD MALTREATMENT, 100, 102 (1998).

“Credo che la riluttanza di chi lavora nel settore degli abusi sessuali di riconoscere eaccettare la frequenza in aumento di accuse false di abusi sessuali si debba riportare a certi fattori psicologici operativi al momento della scelta della loro carriera… Io credo che le persone che sono state sessualmente abusate nell’infanzia siano più propense a entrare in questo settore più di altre che non hanno provato simili esperienze infantili”.

RICHARD A. GARDNER, THE PARENTAL ALIENATION SYNDROME AND THE DIFFERENTIATION BETWEEN FABRICATED AND GENUINE CHILD SEX ABUSE, 104 (1987).

La teoria della Pas venne sviluppata da Gardner nel 1985, che si basò sulle proprie osservazioni personali, e sull’attività di perito, spesso a favore di padri accusati di molestie nei confronti dei figli e non su studi scientifici. La teoria di Gardner non ha fondamento scientifico e prende, invece, le mosse da una personale visione delle donne e dei bambini e della pedofilia. La PAS rappresenta un pericolo serio per i minori abusati o per il coniuge maltrattato. Quest’ultimo per timore di vedersi affibbiare un’accusa di alienazione parentale e conseguentemente perdere i propri figli, che correrebbero il rischio di essere tradotti in casa famiglia o collocati proprio presso il genitore maltrattante, potrebbe essere indotto a tacere le violenze subite e a rinunciare a chieder giustizia.

La Pas, altrimenti detta sindrome di alienazione parentale, non è mai entrata nel Dsm e la Cassazione in una sentenza del 2013 ne ha recepito la infondatezza e lo stesso è avvenuto da parte del Ministero della Sanità. Tuttavia, la PAS da alcuni anni è entrata nelle aule dei Tribunali italiani nei procedimenti di separazione ed affidamento dei minori, determinando in questi casi un collasso della giustizia.

L’Italia ha un atteggiamento ambivalente giacché da un lato sta recependo le linee guida della Convenzione di Istanbul e dei Trattati a favore dell’Infanzia, dall’altro, nella prassi forense, troppo frequentemente, periti nominati dal Giudice e periti di parte, ritengono di individuare la PAS e di trovare la soluzione nella separazione forzata dei bambini dal genitore ( quasi sempre la mamma) ritenuto alienante.

Il DDL Pillon è tra le proposte di legge che vorrebbe codificare tale sindrome e ciò comporterebbe una condanna certa dei bambini a vantaggio di genitori anaffettivi ed abusanti.

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I brani tradotti nel presente articolo sono tratti da articoli dello psichiatra Andrea Mazzeo
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Fri, 26 Apr 2019 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/471/pas-sindrome-da-alienazione-parentale-le-folli-parole-su-donne-e-bambini-del-suo-ideatore-richard-gardner Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
LE VITTIME DI VIOLENZA:COSA NON VA? https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/472/le-vittime-di-violenzacosa-non-va

LA VITTIMA E LE SOLUZIONI 
Mi chiedo e mi continuerò a chiedere, la ragione per la quale una donna ,ed eventualmente i suoi figli ,vittime di violenza domestica , debbano chiudersi nelle case rifugio perdendo i propri spazi, le proprie abitudini, la propria identità (tanto importanti per ciascuno di noi ma in particolare fondamentali per il benessere – già compromesso dalle violenze subite- dei minori).
Ben vengano le case rifugio per pochissimi giorni ma poi:
1) perché non si allontana l’abusante invece degli abusati?
2) perché non si dà un lavoro alla vittima che ne fosse priva? 
3) perché non si trasferisce, al limite , la vittima in una casa (CASA) garantita dallo Stato in zona sconosciuta? 

Insomma, perché le vittime si devono trovare a pagare più del reo ?
Quante donne denuncerebbero e si salverebbero se fossero certe di avere un nido, i figli con sè ed una opportunità lavorativa?
Costerebbe?  Meno di quanto costi questa strage quotidiana.

Mi imbatto quotidianamente in donne che debbono proteggere se stesse ed i propri figli da ex partner violenti e manipolativi.
Queste madri non devono solo sopravvivere ma devono anche cercare di gestire la prepotenza di chi pretende il controllo assoluto anche dopo la separazione, dettando giorni ed orari, non versando il denaro che le sentenze dispongono sia corrisposto. 
Queste donne, in uno sforzo sfibrante (e perdente) cercano di rabbonire l’orco di turno (un orco che vessa psicologicamente, non è detto che le belve siano solo quelle che picchiano) concedendo, trattando, sopportando insulti e svilimenti pur di non far peggiorare la situazione. 
Perché? Perché temono di non essere comprese e tutelate dalle istituzioni. Perché lo spauracchio della alienazione parentale-ex PAS, di cui possono incredibilmente essere accusate, le induce a tenere un profilo basso che però costa sudore e sangue.
Un gioco al massacro in cui i massacrati sono loro, le vittime ed i figli, strappati alla serenità e alla verità ed i massacranti sono questi miseri esseri umani travestiti da imperatori che, e mi duole affermarlo, nessuno si preoccupa di fermare.
Salvo eccezioni , competenze miracolose di avvocati, giudici, psichiatri ed assistenti sociali.
Trasformiamo queste eccezioni in regole. 
Non per dire banalità, ma è la legge che ce lo impone. Il ricorso a mediazione familiare o colloqui imposti con assistenti sociali sono assolutamente inutili ed anzi dannosissimi in caso uno dei due partner sia un manipolatore relazionale che agisce violenza psicologica.
Anche volendo accantonare il problema degli interessi personali degli operatori, un manipolatore saprà apparire attento ai bisogni dei figli, manterrà la calma, sorriderà e assisterà tronfio agli umanissimi attacchi di isteria dell’altro partner abusato che verrà tacciato di essere ostile e conflittuale.

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Sun, 3 Mar 2019 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/472/le-vittime-di-violenzacosa-non-va Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
AFFIDAMENTO DEI FIGLI: LA PROPOSTA DI LEGGE DICE STOP ALL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO E ALLA CASA FAMILIARE https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/473/affidamento-dei-figli-la-proposta-di-legge-dice-stop-all-assegno-di-mantenimento-e-alla-casa-familiare

Arriva in piena estate, quasi a sperare che potesse passare inosservata, la proposta di legge sull’affidamento dei minori del leghista Pillon. Tale Disegno di Legge rappresenta un arretramento grave in merito alla tutela di fanciulli e dei coniugi più deboli e, nella pratica, sarà disastrosa anche per il coniuge più forte.

Queste le novità della proposta:

a) mediazione obbligatoria: la legge imporrebbe l’obbligo, per chi volesse separarsi, di rivolgersi prima ad un mediatore per tentare un accordo. Tale procedura sarebbe a pagamento sia in ordine al compenso dovuto all’organismo di mediazione prescelto sia in relazione al compenso dovuto agli avvocati. Ovviamente, laddove tale accordo non si raggiungesse, bisognerebbe rivolgersi in Tribunale, con nuovi costi a carico delle parti. Doppia spesa dunque ed aumento del tempo necessario per avere delle disposizioni economiche e relative all’affidamento dei minori.

Quest’ultimo aspetto è forse poco visibile ma, nella pratica, il periodo che intercorre tra la decisione di chiudere il rapporto ed il momento in cui un Giudice stabilisca regole certe, rappresenta una terra di mezzo priva di norme. Essendo fisiologica una tensione tra le parti che, solitamente, è alta proprio nel primissimo periodo, va da sé che tale allungamento dei tempi comporterebbe un’esacerbazione del conflitto e difficoltà economiche e di gestione dei minori.

Sto parlando, ad esempio, del mantenimento di coniuge e figli, la cui misura può, in tale fase, essere lasciata alla libera determinazione del coniuge più forte; sto parlando dei possibili conflitti in ordine ai tempi e modalità di visita, dei periodi delle vacanze ecc.

b) eliminazione dell’assegno di mantenimento

Il DDL prevede l’eliminazione, salvo rari casi, dell’assegno di mantenimento a favore della prole dato che vi sarebbe il mantenimento diretto, ossia ciascun genitore provvederebbe a mantenere il figlio durante la permanenza presso di lui.

E tutte quelle donne che abbiano perso il lavoro o lo abbiano lasciato, di comune accordo con il partner, per dedicarsi alla cura dei figli, quelle donne che magari decidano di separarsi o vengano lasciate dal coniuge alla soglia dei 45-50 anni, in un Paese in cui è grave il livello di difficoltà di inserimento e reinserimento lavorativo, come faranno ad andare avanti e dove abiteranno? Si troveranno sulla soglia della povertà. Ed è a questo punto che il progetto di legge dà il meglio della sua inidoneità sociale:

c) l’art. 11 del progetto di legge prevede che chi non ha la possibilità di ospitare il figlio in spazi adeguati non ha il diritto di tenerlo con sé secondo tempi “paritetici”.

il genitore più povero rischia di perdere anche la possibilità di vedere il figlio.

d) affidamento congiunto con tempi paritetici o al massimo con una soglia di 12 giorni obbligatori di permanenza presso l’altro genitore

Tale articolo non tiene conto di un principio base del diritto di famiglia: l’interesse preminente del minore.

Un bambino ha bisogno di entrambi i genitori ed il concetto della bigenitorialità, lo si vuole ribadire, è sacro ed inviolabile ma la figura materna e quella paterna non sono identiche ma complementari, sono diverse sia a livello psicologico sia a livello biologico. La figura principale di attaccamento è quella materna, soprattutto sino alla pubertà, rivestendo il padre un ruolo parimenti fondamentale ma differente. Costringere un bambino, peraltro destabilizzato dalla frantumazione del nucleo familiare, a stare per settimane con il papà senza la mamma, può causare sofferenza e traumi, soprattutto in quei casi in cui il padre, per propria attitudine caratteriale, era più dedito al lavoro e poco attratto dal ruolo di accudimento.

Detto questo, l’altro aspetto aberrante è che si costringeranno i minori a vivere spostandosi in continuazione, modalità stancante che, francamente, anche un adulto sopporterebbe a fatica.

Atteso che la prole dovrà avere due residenze, due case, insomma, e che le dovrà frequentare per metà mese, se passasse questa legge avremo il seguente drammatico quadro: bambini, anche piccoli, costretti a vivere improvvisamente in due ambienti diversi, con grandezze diverse, spazi diversi, ritmi familiari diversi, alimentazione diversa, sistemi di vita diversi ( quando la norma base sinora era quello di garantire ai figli di vivere nella medesima casa in cui erano cresciuti al fine di mantenere, a fronte della disgregazione familiare, almeno un punto fermo).

d) NO alla assegnazione della casa familiare

Come accennato, se attualmente la casa familiare è assegnata al genitore presso cui sono prevalentemente collocati i minori, qualora fosse approvato il progetto di legge, tale principio non esisterebbe più ed anzi, in caso di assegnazione al soggetto non proprietario dell’immobile, questi dovrebbe corrispondere all’ex coniuge una indennità di occupazione.

e) lotta alla alienazione parentale

La c.d. PAS ( sindrome da alienazione parentale) è un concetto utilizzato troppo frequentemente dai Tribunali e reca in taluni casi ai minori danni gravissimi. Infatti, di fronte al diniego dei bambini a frequentare uno dei genitori, non si ascolta il bambino e non si svolgono accurate ricerche ed indagini ma, mediante perizie che velocemente attestano una PAS, viene scaricata quasi automaticamente la responsabilità del diniego su presunte manipolazioni dell’altro genitore, accusato di aver distrutto, agli occhi dei figli, l’altra figura genitoriale. A ben vedere, nella maggioranza dei casi, i figli si oppongono alla frequentazione poiché sono stati per anni testimoni di violenza assistita o diretta ( cioè esercitata da un genitore ai danni dell’altro o subita da loro stessi) oppure sono stati vittima dell’indifferenza emotiva e materiale di quel genitore che, in sede di separazione, improvvisamente vuole imporsi come figura di riferimento pur non avendo mai costruito un rapporto vero con la prole.

Le risultanze di sbrigative CTU portano a volte a casi drammatici di minori sottratti al genitore accusato di PAS e consegnati proprio al genitore assente o violento.

In un Paese in cui la violenza domestica ed i femminicidi sono all’ordine del giorno, in un Paese in cui le misure normative atte a fronteggiare questi fenomeni sono scarse ed inefficienti, in un Paese in cui gli abusi sui minori portano numeri allarmanti (nel 2014 circa 50% degli 11-17enni è stato vittima di episodi offensivi, non rispettosi e/o violenti e 5.080 minori sono stati vittime di abusi e violenze sul suolo italiano nel 2015), questa riforma sembra andare in direzione opposta alla soluzione del problema, anzi avrà il risultato di consegnare i soggetti più deboli economicamente, emotivamente o per età e le vittime di abusi a sofferenza sicura.

Il  magistrato Fabio Roia, presidente di Sezione del Tribunale di Milano e autore, tra l’altro di un recente saggio intitolato Crimini contro le donne, politiche, leggi e buone pratiche, ha definito la PAS «una sorta di moda che va fermata». “Di fronte al rifiuto di un bambino di incontrare un genitore, di solito il padre, molti giudici tendono a dire che la madre ne manipola in qualche modo l’emotività. Ma questo rifiuto del figlio normalmente accade quando è stato spettatore di una violenza assistita che gli ha ovviamente procurato dei traumi e delle sofferenze. La sua è una naturale richiesta di tutela”.

Violenza in famiglia e riforma

Se alla fotografia delle coppie sane che decidono di separarsi, andassimo anche ad affiancare quella delle famiglie in cui vi è un soggetto violento e maltrattante, allora il quadro delineato da questa proposta diviene assolutamente da incubo. Vero che, sulla carta, i casi di violenza verrebbero trattati in modo differente, tuttavia, mi permetto di nutrire seri dubbi in merito alla capacità dei Tribunali privi di sezioni specializzate e di Giudici, periti, avvocati, operatori appositamente formati, di accertare e riconoscere i segni di maltrattamenti psicologici o fisici magari in assenza di certificati di Pronto Soccorso o di denunce ( si ricordi che spesso le vittime di violenza non hanno sempre la forza di denunciare).

Questa ultima precisazione andava fatta poiché, in Italia, ogni due giorni una donna viene uccisa dopo che aveva subito violenza psicologica e fisica dal suo futuro assassino. I dati sulla violenza di genere sono allarmanti e rappresentano la punta di un iceberg gigantesco, posto che gli abusi sessuali, i maltrattamenti, le percosse ai danni di mogli, compagne e figli vengono tenuti nascosti entro le mura domestiche e che, solo in minima parte, grazie ad un lento lavoro di presa di coscienza e forza, le vittime rompono il silenzio e decidono di interrompere la relazione. Di certo, esse hanno assoluto bisogno di tutela e sostegno sociale ed economico e di misure snelle, efficaci, veloci e possibilmente a basso costo, giacché la mancanza di mezzi economici è un deterrente all’interruzione della relazione malata e della denuncia al soggetto violento, spesso unico in famiglia ad avere un lavoro stabile e sufficientemente retribuito.

Insomma, questa proposta rappresenta un arretramento rispetto alle norme ed ai principi internazionali che hanno legiferato in favore della tutela dei fanciulli e dei soggetti in difficoltà e per il potenziale danno sociale che contiene essa va bocciata.

Impariamo a dire NO ad alta voce ed a farlo sentire bene anche ai politici prima che sia troppo tardi.

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Wed, 29 Aug 2018 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/473/affidamento-dei-figli-la-proposta-di-legge-dice-stop-all-assegno-di-mantenimento-e-alla-casa-familiare Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)
VIOLENZA DI GENERE E VIOLENZA ASSISTITA: DUE FACCE NELLA STESSA CASA https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/475/violenza-di-genere-e-violenza-assistita-due-facce-nella-stessa-casa

Il fenomeno della violenza contro le donne rappresenta un dato estremamente allarmante sia a livello sociale che economico. In Italia, secondo i dati ISTAT pubblicati nel 2017, oltre 8 milioni di donne tra i 16 ed i 70 anni, avrebbero subito almeno una volta nella vita una forma di abuso psicologico, sessuale, fisico. Viene uccisa una donna ogni due giorni e migliaia di loro, nel silenzio di una vita solo apparentemente normale, parti di una familgia apparentemente normale, subiscono soprusi. La violenza viene agita, infatti, soprattutto all’interno delle mura domestiche ad opera di un marito, ex partner o genitore delle vittime.

Lo scenario allarmante della violenza di genere ha quale intollerabile sfondo la violenza assistita che subiscono i figli delle donne maltrattate.

Il CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) rende noto che “per violenza assistita intrafamiliare si intende qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente(quando il minore è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti” .

La CONVENZIONE DI ISTANBUL contro la violenza di genere, ratificata in Italia con la L. 77/2013, attesta che “i bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenze all’interno della famiglia” .

Un genitore che stia subendo abusi psicologici, quali svalutazione, denigrazione, condotta prepotente, isolamento e controllo economico, gelosia ossessiva, tradimento seriale, indifferenza e freddezza emotiva, o violenza fisica o sessuale, è un genitore vittima di violenza di genere e tale situazione minerà in modo profondo la sua serenità, stabilità e capacità. Lo stato di prostrazione e trauma non può non riversarsi sui minori che, in modo diretto, in quanto testimoni presenti alle modalità su descritte, o in modo indiretto, cioè intuite dal bambino che vede la madre triste, spaventata, preoccupata, assente, o che nota lividi, suppellettili o oggetti rotti, è un bambino che sta subendo violenza assistita.

Le conseguenze psichiche della violenza assistita sono drammatiche e possono comportare l’insorgere del disturbo post-traumatico da stress. Il minore può diventare oltremodo ansioso, ipervigile, svogliato, peggiorare il proprio rendimento scolastico, sviluppare disturbi del sonno, mostrare una maggiore aggressività o malinconia, ammalarsi più frequentemente. Tali ripercussioni, se non immediatamente contenute attraverso la interruzione della violenza assistita e, nei casi più seri, una terapia psicologica, avrà gravi conseguenze anche in età adolescenziale o adulta, tendendo ad adottare una coazione a ripetere ad imitazione o della figura maltrattante (divenendo essi stessi responsabili di atti di bullismo o di maltrattamento su partner e figli futuri) o del genitore-vittima, accettando di subire maltrattamenti da partner, amici, colleghi.

PAS contro la vittima

Il genitore vittima di violenza rischia, inoltre, di subire ulteriori danni causati dalla PAS, la c.d. Sindrome da alienazione parentale. Il genitore maltrattante, al fine di giustificarsi agli occhi dei minori in ordine agli abusi perpretati ai danni dell’altro genitore, lo descrive come incapace, malato, immaturo. A mero titolo esemplificativo, il minore potrebbe udire queste frasi “ tua madre è una stupida, pazza incapace! Mi tormenta con richieste inutili e intanto guarda… nemmeno una cena sa preparare!” e potrebbe pertanto credere alla figura distorta del genitore-vittima, che perderà, agli occhi del bambino, l’autorevolezza e la identità positiva.

PAS: i Tribunali accusano le vittime

Inoltre, il problema della PAS rileva anche sotto un ulteriore profilo: è, difatti, molto frequente che, qualora la vittima inizi a ribellarsi e cerchi tutela nelle istituzioni, sporga querele, chieda la separazione con addebito, insista per ottenere l’affidamento esclusivo dei figli, il partner abusante, solitamente malato di controllo e potere, si erga a vittima, anche ricorrendo a manipolazione ed inversione della realtà e dei ruoli, tenti di recitare la parte della persona ingiustamente accusata, contro cui l’altro genitore si muove al fine di farlo apparire malvagio o cattivo padre o madre e, in un sorprendente ribaltamento delle posizioni, si dichiara vittima di alienazione parentale.

Purtroppo, nei casi di violenza psicologica, per sua natura invisibile, o qualora la vittima di violenza fisica o sessuale non abbia prontamente denunciato negli anni gli abusi, accade che si corra il rischio di essere non creduti o addirittura considerati responsabili di attuare la PAS tanto che i Giudici potrebbero valutare provvedimenti sanzionatori o restrittivi ai danni della vera vittima.

La tendenza alla minimizzazione, una cultura ancora troppo diffusa anche tra le stesse donne, secondo cui la figura paterna sia ineliminabile e vada garantita a qualsiasi costo, la falsa credenza che anima Giudici, operatori sociali, medici psichiatri, avvocati, in virtù della quale una persona possa maltrattare il partner o perseguitarlo e tuttavia rimanere un buon genitore, determinano realtà familiari disfunzionali per i minori, prima costretti a subire la violenza assistita e poi a dover continuare a vedere il genitore maltrattante in regime di affido condiviso.

La violenza coniugale è degna di nota, quando si parla di tutela dell’infanzia, non soltanto in quanto è evidente che chi abusa di un adulto abbia una personalità tale da far temere che possa abusare direttamente di un bambino, anzi, come attesta l’APA nel documento “Violence and the family” “quei padri che hanno usato violenza sulle compagne adottino anche con i propri figli il medesimo comportamento abusante e le stesse tecniche di controllo psicologico”, ma anche perché anche solo essere testimoni di violenza su uno degli adulti di riferimento può avere sulla loro salute e sulla qualità della loro vita da adulti effetti devastanti.

E’ stato dimostrato che anche il solo assistere alla violenza cronica ( anche psicologica) fra genitori può generare in un bambino un disturbo post traumatico da stress; nello studio Child-Witnessed Domestic Violence and its Adverse Effects on Brain Development: a Call for Societal Self-Examination and Awareness, viene rilevato che l’esposizione alla violenza domestica può arrivare a causare nei bambini vere e proprie alterazioni nella struttura dell’encefalo.

Come difendere i bambini vittime di violenza assistita?

CONSAPEVOLEZZA della vittima

La vittima di violenza morale o fisica ha bisogno di raggiungere quel grado di consapevolezza che la renda capace di vedere non soltanto gli abusi che sta subendo, ma la necessità che interrompa la relazione, denunciando, ove sia opportuno, il carnefice.

La vittima ha, inoltre, bisogno di sottrarsi alla cultura della famiglia unita a tutti i costi per il bene dei figli ed a quella altrettanto pericolsa del con me è un mostro ma ai figli viuole bene, è sempre il padre, comprendendo che i figli hanno diritto e necessità di vivere in un contesto sano, armonioso e non lesivo del loro sviluppo psico-emotivo.

CONSAPEVOLEZZA delle istituzioni

Il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 convertito in legge 15 ottobre 2013, n. 119, comunemente detto “Legge sul femminicidio”, ha introdotto l’aggravante dell’art 61, n. 11 quinquies c.p. per tutti i delitti non colposi contro la vita e la incolumità individuale, contro la libertà personale (connotati cioè da violenza fisica), oltre che per il delitto di maltrattamenti in famiglia, commessi in danno o in presenza di minori. Purtroppo, non esiste un reato di violenza assistita a sé stante, ma l’ordinamento giuridico italiano ha previsto soltanto che essa sia ritenuta l’aggravante di altri reati. Tuttavia, in sede di affidamento dei figli oppure in via autonoma attraverso un procedimento dinanzi il Tribunale dei Minorenni, il genitore abusato potrà promuovere una istanza al fine di ottenere provvedimenti sanzionatori ex art. 330 c.c. o 333 c.c. , ossia provedimenti che vanno, nei casi più gravi, alla decadenza della patria potestà, alla sopsensione della stessa, al monitoraggio da parte degli assistenti sociali sull’andamento dei rapporti tra genitore maltrattante-figli, alla frequentazione protetta in presenza di operatori sociali, alla concessione dell’affidamento esclusivo in luogo di quello condiviso che oggi opera automaticamente; a norma dell’ art. 337-ter introdotto dal d.lgs 154/13 (ex art. 155, terzo comma, c.c.), costituisce eccezione la soluzione dell’affidamento esclusivo rappresenta una eccezione: all’affidamento condiviso può infatti derogarsi solo allorché risulti “contrario all’interesse del minore…”. Il quadro probatorio, costituito da testimonianze, registrazioni, documenti, relazioni degli assistenti sociali ecc., che attesti l’ inidoneità genitoriale nei confronti del padre ( o della madre) legittimerà un affidamento esclusivo del minore alla madre. In particolare, la violenza assistita così come il disinteresse mostrato dal genitore per i bisogni e le necessità emotive, materiali, psicologiche dei figli costituiscono elementi idonei a giustificare che sia disposto l’affidamento esclusivo al genitore non abusante con la decadenza dalla potestà.

TERAPIA PSICOLOGICA

Un bambino che abbia vissuto all’interno di un nucleo familiare disfunzionale e che abbia assistito alla violenza necessita molto spesso di seguire un percorso terapeutico mirato al fine di elaborare il trauma e limitare i danni riportati alla sua delicata psiche in crescita.

DIFESA E PROTEZIONE ALL’INFANZIA

La sentenza n. 460/16 emessa dal Tribunale di Roma sembra distante dall’aver percepito le direttive europee e mondiali, nonché quelle nazionali, sul tema laddove, tristemente attesta “così, per esempio, l’uomo che abbia posto atteggiamenti violenti e aggressivi contro la ex moglie, ed a cui sia stata addebitata la separazione, non perde l’affidamento dei figli. Lo perderebbe se le condotte lesive fossero state poste anche nei riguardi dei bambini”. Continua il Tribunale di Roma neanche un clima di forte tensione fra i coniugi, per quanto caratterizzato da liti e grida o da comportamenti violenti, non preclude l’affido condiviso, sempre che i figli mostrino di riconoscere entrambi i genitori come figura di riferimento e abbiano un buon legame affettivo con ciascuno di loro.

Solo precise controindicazioni nell’interesse dei bambini possono portare a escludere il regime ordinario di affidamento condiviso.”

La giurisprudenza maggioritaria, tuttavia, ha riconosciuto che l’affidamento esclusivo deve essere disposto:

  1. se il minore manifesti difficoltà di relazione con uno dei due genitori

  2. nel caso in cui uno dei genitori manifesti una incapacità di controllo dell’impulsività dell’agire, anche se tale impulsività non rientri in una ipotesi di psicopatologia;

  3. in ragione dell’inidoneità di uno dei genitori che, con le sue cure eccessive, sottopone il bimbo ad uno stress continuo, non consentendogli una vita armonica e serena;

  4. qualora un genitore, dotato di “personalità manipolativa”, condizioni ed allontani il figlio dall’altro genitore (PAS) ;

  5. qualora uno dei genitori violi in modo grave e continuato i propri doveri

  6. qualora il padre si renda totalmente inadempiente per anni all’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento in favore del figlio ed eserciti in modo discontinuo il diritto di visita;

  7. in caso di totale disinteressamento, da parte di uno dei genitori, verso il minore

  8. se uno dei genitori ha usato violenza nei confronti dell’altro alla presenza dei figli;

  9. qualora un genitore risulti di assai cattiva condotta morale e civile, sia stato condannato per omicidio e per altri non lievi reati, presentì un carattere collerico e violento, sia affetto da etilismo cronico

  10. in caso di perduranti problematiche di aggressività di uno dei genitoriIl genitore che vive una relazione abusante deve reagire anche per i propri figli e non incorrere nell’errore di credere che siano troppo piccoli per capire o che, addirittura, sia giusto non privarli del proprio padre (o madre) ancorché prevaricatori, manipolatori, violenti.

Il genitore che tace condanna se stesso ed i bambini o ragazzi ad una seria compromissione delle facoltà di sviluppo sano di tutti i membri coinvolti.

I Tribunali, gli avvocati, gli operatori, come instancabilmente mi trovo a ripetere, non commettano l’errore di minimizzare i racconti di violenza dell’adulto di riferimento e si attivino, ciascuno nel proprio ruolo professionale, in relazione all’adozione di misure veloci, severe ed idonee a preservare l’incolumità fisica e psichica dei soggetti più indifesi della società.

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Mon, 21 May 2018 00:00:00 +0000 https://www.studiolegalemarinamarconato.it/post/475/violenza-di-genere-e-violenza-assistita-due-facce-nella-stessa-casa Marconato@studiolegalemarinamarconato.it (Marina Avv Marconato)